Sognando con le gemme
Vorrei raccontare qualcosa di curioso sulle pietre preziose, le quali non di rado sono protagoniste di avvenimenti bizzarri, tali da spiazzare anche gli “addetti ai lavori”. Le pietre, in effetti, da sempre sono espressione di fascino, di bellezza, di valore, di mistero, perfino di magia. Per esemplificare tutto ciò, desidero quindi toccare tre temi diversi, sperando di interessare e divertire i lettori.
In occasione della serata degli Oscar cogliamo l’occasione per celebrare il mito dei preziosi nel cinema, eseguendo una rapida ma esauriente carrellata sulle più note pellicole ispirate alla malìa delle gemme.
Iniziamo dal mordace scambio di battute fra la divina Marilyn e lo spasimante miliardario in “Gli uomini preferiscono le bionde” – “E’ giusta la grandezza dei diamanti?”, “Oh, non sono mai troppo piccoli!” – per poi passare attraverso i gialli di Hitchcock, che in “Complotto di famiglia” fa occultare le preziose pietre tra le foglie di cristallo di un lampadario, ed il classico dello spionaggio “Una cascata di diamanti” per la serie 007, dove James Bond affronta il ritornello: “Diamonds are forever”, dichiarazione destinata a diventare, grazie anche alla suggestiva voce di Shirley Bassey, il logo della De Beers, la potenza diamantifera alla quale anche i cineasti si sono rivolti spesso per reperire le straordinarie pietre che compaiono nelle loro fiction.
Oltre a questi film capolavoro, vogliamo citare anche qualche gustoso aneddoto, poco noto, sul rapporto gemme-attori. Emblematico l’episodio de “L’oro di Napoli” in cui Sofia Loren, anticipando quanto poi le successe anche nella realtà per un furto, perse nella pasta della pizza un enorme smeraldo, pegno d’amore, descritto grande “like mozzarella”, per usare le sue precise parole.
Chi non ricorda poi la deliziosa e sbarazzina Audrey Hepburn mentre sogna davanti alle lussuose vetrine newyorkesi di Tiffany? Impossibile non citare, a degna conclusione di questo cenno alle pietre preziose nel cinema, l’arguta frase pronunciata dall’attrice Zsa Zsa Gabor, nota anche per i suoi numerosi mariti: “Non ho mai odiato abbastanza un uomo da restituirgli i suoi gioielli”.
Passiamo ora ad un altro argomento non meno interessante: lo strepitoso successo che i gioielli storici continuano a riscuotere nelle aste. La maison Christie’s, pochi anni fa, ha posto in vendita a Ginevra quella che i collezionisti di gioielli hanno definito “la più bella collana di perle mai esistita”. Si tratta di un gioiello di eccezionale valore storico, oltre che venale, appartenuta alla regina di Francia Maria Antonietta, parte della dote materna (l’imperatrice austriaca Maria Teresa le donò nel 1770 cinque giri di perle grandi come nocciole), e sfuggita alla confisca da parte dei rivoluzionari prima che la ghigliottina giustiziasse la giovane sovrana.
Il girocollo, composto da un filo di 41 meravigliose perle naturali perfettamente rotonde, dalle piccole che misurano poco più di 8 millimetri di diametro alle grandi che ne misurano 16, è chiuso da un fermaglio realizzato con un’altra perla contornata da 8 diamanti di taglio circolare. Stimato pari alla cifra record di 1 milione e 800 mila franchi svizzeri (equivalenti ad oltre 1 milione e mezzo di euro), il prezioso monile rappresenta per gli storici un cimelio unico fra i pochi oggetti superstiti del tesoro privato dei reali francesi disperso durante il periodo del Terrore. Dal 1933 questa collana di perle rarissime era entrata nella collezione dell’eccentrica miliardaria americana Barbara Hutton, il cui padre l’aveva acquistata in omaggio alle sue nozze pagandola l’astronomica cifra di un milione di dollari. Appassionata di gioielli sfarzosi, la Hutton considerò sempre quel collier il suo preferito e come Maria Antonietta se ne adornò non solo il collo, ma anche l’acconciatura in numerose occasioni mondane. Massimo riserbo, naturalmente, sul nome della nuova “regina” alla quale la favolosa collana è andata ad illuminare il volto.
Da ultimo, un accenno a “New Age” e metodi di cura cosiddetti naturali, che mescolano principi scientifici e credenze prive invece di fondamento logico. Tra le cure alternative più in auge da qualche tempo trova posto la cristalloterapia, le cui origini si fondono con quelle della stessa umanità. Se ne può ritrovare una traccia nella Bibbia, il libro dei libri, dove nel capitolo 28 dell’Esodo si parla della veste del Gran sacerdote Aronne, trapuntata di rubini, topazi, smeraldi, diamanti, scelti ed ordinati direttamente da Dio. Secondo la “medicina dell’anima”, il potere risanante delle gemme deriva dall’affinità tra la struttura della materia costituente il nostro corpo e quella della pietra. Si è anzi scoperto che perfino le Piramidi d’Egitto avrebbero dovuto essere sormontate da un colossale cristallo al fine di captare e convogliarvi l’energia guaritrice irraggiata dall’Universo. Ed oggi come allora ciò che si chiede alle gemme è di aiutarci a guarire dolcemente, sollevando innanzitutto il nostro spirito. Sia purificandoci il sangue nel caso dell’ametista, sia favorendo il nostro sonno nel caso dell’opale, sia rafforzandoci il sistema nervoso nel caso del turchese, sia potenziando la nostra vista nel caso dello zaffiro, solo per citare qualche illuminante esempio (o consiglio d’uso per chi vuole cominciare a mettere in pratica la teoria).
Spero di aver “incuriosito” a dovere i lettori con questi racconti di gemme e, magari, di avere anche strappato un benigno sorriso.