Rani Zakhem, Dalila e Bianca Jagger: una notte allo “Studio 54”
Cinquantaquattresima strada ovest a Manhattan – Studio 54– siamo sul finire degli anni 70 e le lancette segnano poco più della una di notte. Anche questa notte, come ogni notte è “la festa più grande del mondo”.
Ogni notte, alla stessa ora, allo Studio 54, i riflettori si accendono, e una moltitudine multicolore di luci stroboscopiche e neon roteanti, accendono i propri raggi sulla pista da ballo, sulla consolle posta nel luogo del palco dell’ex teatro, sulle balconate trasformate in festosi salottini e sul bancone del bar sottostante. Ogni notte, una pluralità di persone comuni e personalità di spicco provenienti del mondo dell’arte o dello spettacolo, dimena la propria anima, o assiste al dimenarsi di quella altrui. Stregati tutti dagli eccessi, rapiti dalla musica assordante e dalle luci intermittenti.
Ogni notte è un tripudio di stelle: taluna cadente e tal’altra, emergente. C’e Andy Warhol, e poi John Travolta, ci sono Truman Capote, e Paloma Picasso.
E poi, eccole! ci sono Bianca Jagger e Dalida. Dalida! Indiscussa icona di un tempo che fu.
Sul nostalgico ricordo di quel tempo di eccessi, di divertissement sfrenati, di serate spensierate, di stravaganze ed eccentricità, Rany Zackem ritma la propria sinfonia di abiti e lo fa pensando proprio a Dalida, ammaliato dall’allure di questa donna e dai suoi abiti di scena.
Sfila, sulla passerella di AltaRoma gennaio 2017, una varietà considerevole di proposte -abiti da cocktail cedono il passo ad abiti da sera che a loro volta si dissolvono in toilette da gran soirée-, una per ogni sera e per tante sere diverse, ognuna con un proprio fascino e ognuna, differente dall’altra.
Ai mono spalla a sirena, si susseguono gli abiti lunghi ed ampi con gonne dotate di spacchi vertiginosi confezionati in impalpabili quanto preziosi voile di seta, alcuni con scollo all’americana e privi di ricami, altri con corpetto interamente ricamato a mano.
Tutti hanno in comune la più alta maestranza artigianale. Così l’abito con tanto di ramo di pietre e cristalli intarsiati sul corpetto, quasi ad abbracciare il busto; l’abito lungo tutto “d’oro” con ampia baschina e due fasce a coprire i seni e a cingere il collo. Tripudio di plissé nell’ abito in seta rosso carminio. Straordinari gli abiti verde menta, giallo e lilla con intarsi da mille e una notte sul corpetto e ampie e leggere gonne; e anche le morbide ed avvolgenti tute.
Cala il sipario sulla notte; un nuovo giorno sta nascendo, con se recherà ancora un’altra notte piena di eccessi, nuovi ardori e altre passioni distratte.