Il viaggio di Elena Mir²
Carnet de voyage è il nome della collezione Elena Mirò dove il simbolo del viaggio è rappresentato da una porta girevole attraverso cui passano le modelle. Un’ambientazione simbolica per una collezione che mira a sottolineare una femminilità sana, gioiosa e positiva, dalla bellezza naturale e sorridente, per la quale sono bandidi i complessi per qualche chilo in più.
Il linguaggio comunicativo delle sfilate non è sempre chiaro e non è di facile interpretazione se si ricorre ai soli elementi rappresentativi. Una porta girevole ci parla sicuramente di un passaggio, ma non arriva a rappresentare un viaggio; questo significato lo apprendiamo solo dalla cartella stampa.
Il viaggio, nella visione idealistica che gli si è voluta dare, sottolineacomunque un aspetto della femminilità: la mutevolezza -caratteristica a volte negativa della personalità femminile- ma che racchiude, nel versante positivo una grande ricchezza. Si tratta della capacità assolutamente femminile di rinnovarsi continuamente, creando e ricreandosi, riproponendosi e riproponendo il passato -il vecchio- in modo nuovo, riutilizzando il medesimo oggetto (il medesimo abito) in modo nuovo e personalissimo. Dieci donne diverse porteranno lo stesso abito in 10 modi diversi. La creatività femminile sta anche in questo, nel personalizzare (e quindi rendere unico) in assoluta libertà gli oggetti e le situazioni. Ad ogni cambio c’è evidentemente una nuova visione di sè che la donna tende a riversare all’esterno al suo intorno. La prima espressione di quesdto è evidentemente un cambio nel modo di vestire.
Nel caso in questione, la taglia più della donna Elena Mirò, il modo di vestire dovrà essere adatto alla struttura fisica, perchè mantenendo il clichè di una eleganza seducente, la visione di sè non può prescindere da questo dato. E’ per questo che pur apprezzando il lavoro fatto per costruire una collezione moderna e fashion, non condividiamo del tutto le scelte stilistiche che evidenziano -invece di dissimulare- le forme eccessivamente mediterranee delle stesse modelle, alte e statuarie, ma disabituate anche loro a modellare meglio il propio corpo con qualche piccolo accorgimento sull’intimo.
Parlando delle scelte stilistiche ci riferiamo alle arricciature e alle pieghe delle gonne che propongono un palloncino, alle arricciature delle giacche e alle maniche gonfie; alla cintura che sottolinea il punto vita, ma anche in alcuni capi, quelli più accostati al corpo, lo alza leggermente evidenzianto troppo la curva del bacino. La lunghezza delle gonne sarebbe stata più opportuna sotto il ginocchio ed avremmo anche evitato le giacche corte (quasi bolero) di pelliccia.
I pantaloni di foggia orientale sono sembrati eccessivi. Anche i tessuti avrebbero meritato una riflessione più oggetiva per evitare i matelasse e i plissè stropicciati. Per i coloriqualche riserva sul bianco, specialmente sul total white che non sempre è adatto a forme del corpo piene; bene i beige per le gonne anche arricchiti di ricami, belli i grigi e positivi i neri e i blu.
Gli capi migliori ci sono sembrati i capispalla: trench in raso pesante, le cappe , cappotti a collo alto e le giacche eleganti. Poi un soprabito grigio tricot; gli abiti neri da sera dalle belle scollature sulla schiena anche arricchiti da pailletes e Swarovski. Di tendenza l’uso del pizzo anche per gonne accompagnate da giacche di tessuto corposo.