Tutto si ricompone nella collezione A/I 2017-18 di Atsushi Nakashima
Ci aveva già stupito la scorsa stagione quando, nella sua sfilata per la P/E 2017, aveva “combinato” e “scombinato” tutti i vari pezzi come in un caleidoscopico show destinato a far girare piacevolmente la testa -e non solo in senso figurato-.
Atsushi Nakashima, questo giovane stilista giapponese già assistente di Gautier e direttore creativo di Jil Sander per alcuni anni, ama dar traccia di sé attraverso segni ben precisi -magnifica e di grande impatto emotivo l’uscita finale della scorsa “performance” settembrina con due indossatrici “calate” in un unico abito il cui fronte rappresentava la bandiera nipponica e il cui retro mostrava quella italiana!-.
Avevamo sentito da lui che…..”Due oggetti diventano uno solo e si completano” -meravigliosi riferimenti classici e sempre attualissimi!- e che…..”Ho creato due capi differenti esprimendo la silhouette che appare tra le due, come per rivelarne la trasformazione” -riferimenti che ci fanno correre con la mente alla affascinante Teoria della Gestalt!-…..
Ora sempre da lui apprendiamo che per il prossimo A/I 2017-18 e per la collezione presentata a Milano Moda Donna di febbraio 2017…..”La scomposizione cambia di scena in scena, mentre si sovrappone, si scompone, ricostruisce, e cambia impressione allo stesso tempo” -un carosello dinamico come in una gioiosa commedia dell’arte!- e che la sua collaborazione per la musica di fondo con Tsuyoshi Domoto “partorisce” un effetto in cui….”Abbiamo immaginato la scena in cui cellule e particelle di struttura si fondono per diventare UNA, abbracciandosi mutualmente, mentre una influenza l’altra e ricorda quell’ UNO al quale l’essere umano non ha mai saputo rispondere nel lungo corso della nostra storia” -un desiderio infinito di armonia dove la poesia la fa da padrona!-…….
Un tratto dunque decisamente generoso il suo, volto alla ricerca di quei “fondamentali” che appagano i fruitori della sua creatività in modo intimo e diverso.
Ogni pezzo rimanda a qualcosa d’altro, ogni dettaglio rassicura e convince.
Una camicia esce di scena per ricomparire sotto forma di abito.
Un trench scompare dietro le quinte per mostrarsi nuovamente nella sagoma di una giacca corta.
Una gonna quasi svolazzante diventa un abito addirittura rigoroso.
I jersey tecnici si fondono con l’ecopelliccia e dialogano con tessuti più “tradizionali” come le sete e i cotoni pesanti.
I kimono -fortissimo il legame dello stilista con la sua Terra!- si mescolano ai bomber -la foggia più (ri)vista in queste sfilate milanesi!- e ai lunghissimi cappotti che sfiorano il suolo.
I colori quasi mediterranei -aranci e viola in primis, verdi e blu a seguire- si fondono con i pacati grigi e i rossi tipici del Sol Levante.
La stampa in 3D usata per le scarpe e le tecnologie d’avanguardia applicate ovunque danno l’idea di un punto di vista dal forte carattere dove il sogno di “dissolversi” -questo il nome dato alla collezione- trova immediatamente rintracciabile la scoperta e la gioia del “ritrovarsi”……