Couture-à-Porter: l’ossimoro vincente di Ettore Billotta
Dalle passerelle di AltaRoma, alle passerelle di Milano Moda Donna A/I 2017-18 di febbraio u.s., non con una collezione prêt-à-porter, ma una collezione “Couture-à-Porter” come ha voluto definirla Ettore Billotta. L’intento è quello di andare per gradi, dall’Alta Moda verso un impegno più semplice? No. Il couturier, assurto a notorietà mediatica dopo aver firmato le divise rosse e verdi delle hostess di Alitalia, pensa a una sua personale rilettura del prêt-à-porter.
Couture-à-Porter? Come dire Altamoda commerciale. Suona ad ossimoro: un accostamento di termini in antitesi che compongono una locuzione che non può avere riscontro nella realtà. O forse si tratta di un prêt-à-porter di alta gamma dove lo stilista può mettere a frutto la sua esperienza nell’ altamoda? Pensiamo che l’intento sia di questo genere.
La piccola collezione, 21 outfit in tutto, presentati al Mudec -il Museo delle Culture di Via Tortona- conferma questa impressione. Esempio tra tutti il tailleur pantalone grigio ferro e la giacca in pelle nera: la giacca segue perfettamente la linea del busto sottolineato dai innumerevoli tagli e cuciture. Come non pensare agli abiti confezionati dalle sorelle Fontana per Ava Gardner che venivano costruiti, o meglio cuciti -come testimoniava Micol- sul corpo della star? Un risultato che può ottenersi solo con il “fatto a mano”. L’eccellenza quindi del “ben fatto” sartoriale, trasferita sul prêt-à-porter: l’obiettivo è più che buono, e il risultato di questo debutto è positivo.
Segnaliamo i principali elementi di stile della collezione. Punto vita sottolineato che accentua la femminilità della silhouette ad anfora delle gonne, particolarmente marcata nelle minigonne gonfie dove profonde pince disegnano un inizio di linea a palloncino. Nel resto degli outfit la linea è slanciata e questo si vede nei pantaloni anni ’70 dall’alto risvolto; in alcuni capospalla, come il lungo cappotto-vestaglia chiaro dall’ampio scollo nera e cintura nera.
Richiamano l’attenzione le gonne di stoffa damascata dall’orlo molto stretta alla caviglia. Come non pensare a Paul Poiret alla sua gonna enclave, (stretta alle caviglie) che imprigionava nuovamente la donna appena liberata dal corsetto, per volontà del Maestro, e poi costretta dallo stesso ad una faticosa andatura di piccoli passi? Poiret sembra ritornare nel pensiero creativo di Billotta con l’immagine di una femme fatale; basta soffermarsi sull’ abito bianco lungo dalla linea a stelo, che si apre completamente sul davanti per mostrare i pantaloni neri, la modella poi porta un cappello, che le nasconde completamente il volto, degno di una donna della Belle Époque
Una collezione femminile, elegante, dalla sensualità accennata quel tanto che basta per descrivere una donna dallo stile indiscutibilmente personale ma misurato, che talvolta si concede qualche piccola trasgressione.