Capucci. Una evoluzione creativa ancora in cammino
Mario Dice con la collezione A/I 2017-18 presentata a MMD di febbraio u.s, è alla sua seconda prova alla guida creativa del brand che porta il nome di Capucci. Una sfida non facile la sua: mantenere riconoscibile la singolarità e l’eccellenza del Maestro Roberto Capucci, ma esprimerla in modo personale e attuale, in un “semplice” pret a-porter anche se di alta gamma, non è impresa da poco. Certamente ci vuole tempo perché il designer possa assimilare la ricchezza del patrimonio storico della maison, farla propria e poi lavorare in autonomia. Capucci non lo si definisce facilmente in uno o più particolari, ad esempio come Chanel che rimane riconoscibile nel famoso tailleur, il sandalo, le collane; neppure in una tecnica come il drappeggio di Madame Vionnett; o come Balenciaga che è ricordato per la sua capacità di creare volumi e forme. Roberto Capucci ha sperimentato ripetutamente linee, volumi, forme, tecniche, materiali; è inimitabile nell’impiego del plissè, nell’uso del colore, nella costruzione dell’abito, e principalmente nell’eleganza “regale”-“La Ricerca della Regalità” era in titolo di una mostra di suoi abiti a Torino-, di ogni abito da lui pensato e realizzato.
Qui sta la difficoltà per Mario Dice: il risultato è ancora incerto e dicotomico. La collezione di fatto ha come due anime.
Da un lato le creazioni più aderenti all’heritage di Capucci -con gli effetti tridimensionali e le lavorazioni a lamine eccessivamente presenti-, sono sembrati forzati proprio per il desiderio di far emergere con chiarezza il proprium di Roberto Capucci. Apprezzabile comunque l’interpretazione della tridimensionalità in alcuni capi: la gonna nera con il sopra di un bel blu carico e cintura gioiello; l’abito rosso longhette spalline e cintura nera annodata a cappio; l’abito nero monospalla – da mezza sera (come si diceva un tempo)- con il volume sviluppato sulla spalla destra, sofisticato ed elegante come l’altro con le pieghe sul corpino che nascondono il colore. Oltre misura il lavoro sulle maniche dei trench; forse il mood sportivo del capo contrastava eccessivamente con una lavorazione così raffinata e complessa; lo stesso si può dire per la “tuta nera” dall’aria estremamente quotidiana arricchita da una costruzione a strati sulla spalla destra.
Più sinceri sono parsi i capi distanti dall’eredità Capucci, come l’abitino blu lavorato sul davanti a cordoncino incrociato portato con il trench di un colore che abbiamo definito ottone dorato; i pantaloni larghi con pieghe in denim o in altri tessuti fermati alla caviglia con un cinturino; elegante l’outfit composto da soprabito, orli tagliati al vivo e colore ottone dorato, doppiato in nero, pantalone in tweed con profonda piega – una profondissima pince ripresa sull’orlo- e camicia con una rouche piatta. La bella struttura del soprabito è ripetuta in nero e glicine, pantaloni azzurri, vivacissima camicia a grossi pois fil coupé colorati: linea verticale, ma morbida. La lavorazione tridimensionale a lamine smussate o meno è risultata più interessante negli abiti lunghi che sui corti. Da segnalare l’interpretazione delle maniche alla magiara riprese al polso, ampie con pannelli di colore : anche per questo particolare segnaliamo che utilizzate nei capi corti sbilanciavano le proporzioni dell’abito. Infine gli accostamenti cromatici, il vero must di Roberto Capucci, ci sono sembrati raffinati. Ben riusciti i due abiti lunghi da sera che oltre ai drappeggi trovano la loro espressione migliore proprio nelle combinazioni dei colori.
In definitiva una collezione interessante, pur se il lavoro di assimilazione personale dell’eredità Capucci da parte di Mario Dice non è completa. Una assimilazione che non può essere una semplice utilizzazione di “segni distintivi particolari” della maison, anzi ci sembra necessario un suo lavoro più distanziato da memorie ed archivi; anche se questi dovranno essere le fonti di ispirazione da cui far partire una evoluzione creativa più marcata e personale.
Con la consapevolezza che si tratta di un lavoro non facile, auguriamo a Mario Dice pieno successo in questo suo impegno.