Addio a Laura Biagiotti, icona di cultura dello stile
Addio alla “regina del cachemire”, come l’aveva soprannominata il New York Times negli anni ’80, per la sua straordinaria capacità di sublimare il prezioso filato in pelliccia di Mongolia.
Laura Biagiotti si è spenta prematuramente il 26 Maggio scorso nella sua amata Roma, dove un subdolo infarto l’aveva colpita pochi giorni prima.
La stilista italiana, che fu la prima a presentare una collezione in Cina (era il lontano 1988) e pure la prima a sfilare in Russia (1995), ha contribuito in modo sostanziale al prestigio della moda tricolore nel mondo, anche in virtù del ruolo che ricoprì di Presidente del Comitato Leonardo, nato per iniziativa di un gruppo di imprenditori e uomini di cultura col fine di promuovere la “Qualità Italia” a livello internazionale: una posizione nella quale dimostrò di essere una donna di forte temperamento capace di affermare – con dolcezza e sensibilità intellettuale – una propria visione delle cose, alta, colta, lungimirante e indirizzata al bene comune.
Una nuvola candida, soffice e piena di tepore: è questa la sensazione immediata che evoca il microcosmo fashion di Laura Biagiotti. In effetti, la sua è una moda personalissima, fedele all’ispirazione originaria, ma sempre innovativa nella forma e nella sostanza. Ed è una moda che nasce dal cuore, dal desiderio di stare bene con se stessi e con gli altri. Il rosso, ma soprattutto il bianco, il colore da lei più scelto e declinato in infiniti toni, così come la maglia, i filati più pregiati e raffinati (non si dimentichi il lino assieme al cachemire), sono gli ingredienti genuini del suo stile, che trae da un’eleganza senza tempo l’appeal per il vasto pubblico degli estimatori.
La Biagiotti, dopo aver mosso i primi passi nell’atelier haut couture della madre, realizzò la sua prima collezione di prêt-à-porter nel 1966: niente meno che per Schuberth. Fu poi la volta di collaborazioni con Roberto Capucci e Rocco Barocco, prima che venisse spiccato il grande volo nell’universo dello stile in piena autonomia. Al 1972, dopo la fondazione dell’omonima casa di moda, risale la presentazione a Firenze della sua prima collezione, che subito attirò l’attenzione della stampa e dei buyer internazionali.
Presente con numerose boutiques in tutto il pianeta (fu tra i primi couturier a credere nelle potenzialità dei mercati orientali), Laura Biagiotti è stata una profonda conoscitrice ed interprete dei trend socio-economico-culturali del nostro tempo, oltre ad essere una genuina appassionata d’arte (lei stessa aveva studiato archeologia cristiana all’Università prima di iniziare a lavorare nella sartoria della madre) ed una generosa mecenate che finanziò importanti progetti culturali (assieme al marito Gianni Cigna fece restaurare, tra l’altro, il Castello di Marco Simone a Guidonia).
Affiancata sempre più spesso dalla figlia Lavinia negli ultimi anni, Laura Biagiotti sapeva trasmettere a tutti il buon gusto, il senso della misura, la passione per la ricerca dei materiali che metteva in ogni creazione, al pari dell’amore per la qualità delle lavorazioni: il suo era un costante tributo alla femminilità autentica, sempre accompagnato da un sorriso aperto, luminoso, sincero.
In oltre 50 anni di carriera, la stilista-imprenditrice ha dato vita ad un solido Gruppo molto diversificato, che propone più di 70 collezioni di abbigliamento e accessori (tra cui profumi, borse e pelletteria, occhiali da sole e da vista, foulard, ombrelli, calze e calzature uomo, donna e bambino, cravatte, cosmesi, biancheria per la casa, maioliche artistiche).
Pluripremiata ovunque nel mondo, era stata nel 2001 la prima stilista a ricevere il Prix Femmes D’Europe per aver contribuito a promuovere la partecipazione delle donne allo sviluppo dell’unificazione europea e nel 2004 il Sindaco di Roma le aveva conferito la Lupa Capitolina indicendo un “Biagiotti Day”.
Con lei scompare un’altra icona di quel Made in Italy che impose il fashion system del Bel Paese nel mondo. Ci restano le sue parole, che sono un ammonimento ma anche un incoraggiamento ad andare avanti con fiducia e buona volontà: “La moda è un asset importantissimo del nostro Paese, che andrebbe difeso e promosso. […] Credo che bisogna “fare Italia”, bisogna fare molto Italia”.