Giambattista Valli, una parabola di successi nella Ville Lumière
E’ uno dei pochi couturier non francesi – parliamo di Giambattista Valli-, a cui è stata concessa l’adesione a la Chambre Syndicale de la Haute Couture Parisienne, romano doc, classe 66, cresce al rione Parione -che porta nel suo stemma un Grifo simbolo di fierezza e nobiltà-, dietro Piazza Navona, respirando quel certo non so ché di miseria e nobiltà radicato nei luoghi della Roma antica. E’ un’infanzia un po’ speciale la sua, trascorsa tra studi nei migliori istituti, viaggi, incursioni nei vicoli del centro e l’odore dei tessuti di famiglia. Poi il liceo, l’Istituto Europeo di Design, e un corso di illustrazione alla Central Saint Martin di Londra. Innamorato di Parigi, li dove la moda è sostanza e il logo un accessorio volgare, attinge con forza a tutte le sue risorse interiori e lavora sodo per onorare il suo sogno.
La prima esperienza è nell’atelier di Roberto Capucci, tra i più grandi couturier del XX secolo, alla quale seguirà un periodo da Fendi nel ruolo di Senior design della linea giovane, e a seguire Milano, dove assume lo stesso ruolo da Krizia.
Parigi intanto solletica, brama, incombe, chiama; la Ville Lumière, le luci calde e intese dei lampioni della notte, le strade incrostate di bellezza, l’odore d’arte intriso in ogni dove, lo stile Haussman, lo charme delle jeune filles en fleur e quello delle loro mamme, o amiche, o nonne.
A Parigi porta con se il suo bagaglio: Londra; l’incontro e l’amicizia con Yves Saint Laurent; Milano con l’esperienza da Krizia; porta con se la sua infanzia e l’odore delle stoffe di famiglia così come la Roma d’autore, quella di Federico Fellini, la Roma aristocratica, la Roma ricca e corposa che gli ha dato i natali.” Roma è la città dove in passato non c’era spazio per la borghesia, c’era il popolo e l’aristocrazia” ha raccontato ….“A Roma potresti camminare lungo la strada e vedere una parte di un tempio romano, andare alla messa in una Chiesa e vedere un Caravaggio. Tutto è così accessibile che non ne siamo facilmente impressionati“.
Con questo bagaglio viene assunto come direttore creativo della linea prêt-à-porter di Ungaro dove resterà sino al 2001. Nel corso della sua carriera sarà direttore creativo anche di Monclear Gamme Rouge. Tuttavia, la sua grande ambizione è da sempre quella di rendersi indipendente da dinamiche aziendali altrui e impegnarsi a fondare la propria casa di moda.
E’ nell’anno 2005 che Giambattista presenterà nella città della couture per eccellenza la sua prima collezione prêt-à-porter, ed è li che raccoglierà un successo straordinario e, soli sei anni dopo, nel 2011, presenterà la sua prima collezione Haute Couture.
Le linee dei sui capi sono estremamente pulite, fortemente estetiche, dall’eleganza senza tempo, e connotate da una perizia stilistica straordinaria. Oggi sfila quattro volte l’anno nella Ville Lumière, sua città d’adozione, tant’è che il suo diminutivo è Giambà, nome scelto anche per la sua collezione di prêt-à-porter; portano la sua firma per intero, invece, le sue creazioni di Haute Couture. Il suo marchio ha più di 245 punti vendita in 41 paesi in tutto il mondo.
La sua è vera couture, e la sua casa di moda, una vera maison parigina così come nei suoi desideri.
Le sue clienti? Una nicchia fatta di celebrità e aristocrazia internazionale, tra le altre, sua maestà Rania di Giordania, la principessa Clotilde Courau, Penelope Cruz, Sarah Jessica Parker, Jessica Biel , Natalie Portman, Diane Kruger, Victoria Beckham, Halle Berry, Zoe Saldana, Julianne Moore, Brooke Shields.
In un’intervista ha dichiarato: “Non vestirò qualcuno che non mi piace“…”La mia lista di no è più lunga della mia lista di sì“. E ancora: “Faccio il 50 per cento del lavoro; l’altra metà è l’interpretazione della mia creazione da parte della donna giusta. Perché alla fine, cos’ è un abito senza una donna? Una casa vuota“.
Il suo templio è in Rue Boissy d’Anglas all’interno di uno storico palazzo in cui visse il musicista barocco e compositore di corte di Luigi XIV, Jean Baptiste Lully: si tratta di un grande spazio disposto su due piani, con esposta la sua collezione prêt-à-porter, i suoi accessori e suoi gioielli.
A Giambattista Rizzoli Usa ha dedicato un libro di 400 pagine di parole e immagini con contributi, tra gli altri, di Hamish Bowles (Vogue America), Pamela Golbin (curatrice del Muséè de la Mode di Parigi) Angelo Flaccavento, dell’attrice Diane Kruger e di Lee Radziwill.
Ma la vera novità è che da appena qualche mese, la famiglia Pinault ha acquistato mediante la holding Artémis, una partecipazione di minoranza della Maison Giambattista Valli.«Artémis e la Maison Valli -ha dichiarato il couturier- condividono la stessa passione per l’arte, la libertà di espressione e la creatività. Con questa alleanza, si sposano l’eccellenza di due maison con visioni parallele e sono molto onorato di poter contare sulle competenze di Artémis per continuare, a fianco della famiglia Pinault, la storia della maison Valli”. “Con questa alleanza, la maison Valli disporrà del sostegno di un azionista professionale per percorrere una nuova tappa e rivelarne il suo pieno potenziale», ha dichiarato Patricia Barbizet, AD di Artémis.
E così sia.