HERNO: l’inarrestabile corsa di un marchio davvero vincente
Dietro una grande azienda c’è sempre un grande personaggio.
Questo crediamo si possa dire di Claudio Marenzi, positiva e seria figura professionale a capo di Herno -nonché numero uno di SMI (Sistema Moda Italia) e Presidente di “Confindustria Moda” (partirà all’inizio del Gennaio 2018), di Pitti Immagine e di EMI (Ente Moda Italia)-, una realtà nel campo dell’abbigliamento di lusso che non conosce stop e che trova costantemente consensi di mercato ovunque.
Appartiene all’acqua, Herno. E non dimentica mai questo elemento primordiale che fa da fil rouge in ogni sua situazione e in ogni suo evento.
Fondata infatti nel 1948 accanto al fiume Erno, sulle rive del Lago Maggiore, l’azienda porta con sé la caratteristica limpida e fresca di un corso saltellante e vivace, di un percorso limpido e generativo.
Le radici del luogo d’origine compaiono in ogni store, in ogni allestimento, in ogni momento d’incontro. Pur in modo diversificato e rispettando ogni volta lo spirito del luogo, le pietre, i colori naturali, il calore di un camino, la sensazione di intimità come quella di un salotto di casa, i libri sparsi tra i piumini e i cappotti, le foto d’antan, il verde delle piante, i ritratti di chi vi lavora e/o molto altro sono il segno distintivo di punti come quello di Milano (al centro del quadrilatero della moda), quello di New York (inaugurato da poco con chiaro successo), quello di San Pietroburgo (aperto in partnership con Cashmere e Silk, azienda specializzata nella distribuzione di marchi di lusso nel mercato russo), quello di Tokyo (amatissimo).
Ultimo gioiello del brand, accogliente come uno scrigno, il nuovo spazio/showroom milanese all’ombra dei Navigli rivelato in occasione della presentazione della collezione per la P/E 2018 durante la MFW dello scorso Settembre; fedele allo stile della “casa”, il “gancio” gentile -esclusivo segno di riconoscimento della stessa, atto a sostenere in modo disinvolto i vari capi e aperto alle interpretazioni personali di ognuno- attrae e “aggancia”, piano per piano, chi si trovi al suo cospetto invitando ad ammirare, pezzo dopo pezzo, tutto ciò che la creatività sottesa pone in evidenza.Già! La Creatività!
Quella “magia” che, secondo quanto affermava Albert Einstein, “…non è altro che un’intelligenza che si diverte”.
La curiosità, la passione, l’amore nel “mettere insieme”, l’instancabile ricerca di dettagli che modifichino senza urlare le basi sicure di un uno stile sicuro: dentro ogni “creatura” messa al mondo dal brand sembra proprio coesistere tutto ciò.
Ed ecco allora che il Fashion abbraccia il Design, che la tradizione -nel cuore di Marenzi sempre- dialoga con la tecnologia più avanzata (abbiamo visto negli ultimi anni allestimenti scenografici capaci di stupire e commuovere al contempo), che la leggerezza, intesa soprattutto come levità, si fa ispirare dall’arte, che l’innato gusto (“…puro incrocio di verità e bellezza, di conoscenza e di sapere”, come leggiamo nel piccolo ma profondo saggio di Giorgio Agamben intitolato per l’appunto “Gusto”) per il mondo dei tessuti si fa incantare da quello per il cibo.
Una complicità continua e un desiderio spiccato di stare a contatto con il bello, un prudente rispetto per tutto ciò che ancora non si conosce e si ha in mente di scoprire, una vocazione per le relazioni concrete e non solo apparenti.
Facile trovare Marenzi legato a progetti edificanti come la realizzazione della mostra “Di queste luci si servirà la notte” di Adrian Paci -una tra le figure più note del panorama artistico internazionali, grande scrutatore dell’animo umano- in corso da Novembre 2017 fino a Febbraio 2018 al Museo del Novecento di Firenze e in altre sedi limitrofe. Come non notare affinità con un artista che vede “L’acqua come metafora di movimento, flusso, ma anche possibilità di azione e reazione”? Come non cogliere quella coincidenza tra Erno, il fiume della terra di appartenza, e Arno, il fiume di Firenze, città elettiva di chi ama incondizionatamente il Made in Italy e parte da esso per evocare il resto?
Ha un viso rassicurante che invita a dargli fiducia, Claudio Marenzi. Risulta dunque semplice credere a quel che fa e a quel che promette.
Una funzionalità pragmatica che convince e accontenta -e soprattutto non stanca mai-, il messaggio veicolato…..ma anche una voglia di “giocare” con i contrasti e di sfidare il rischio della prevedibilità.
Per la stagione in corso, in questo Autunno-Inverno 2017/18 che fa un po’ fatica a partorire il freddo, i capi Herno ci stimolano con il sapore della maestria artigianale, della regola del disegno, del famoso e einstaniano “superfluo necessario”; l’unicità e la riconoscibilità del prodotto -rigorosamente senza logo ma inconfondibilmente posto- tendono reti ammalianti a cui non si può resistere; la sofisticata armonia delle forme e l’uso di spalmature luccicanti -moltissima la voglia di luce in questa collezione- su tessuti naturali e/o tecnici mettono in “serio pericolo” l’idea di sottrarsi al loro appello……
Così, mentre -avvolte in cappe voluttuose dal collo a cratere o in cappotti di piuma dalle maniche a tre quarti chiusi da macro zip- “gustiamo” un contraddittorio gelato caldo da passeggio…..già “pregustiamo” per il tempo a venire quel che pochi mesi fa abbiamo visto nello spazio milanese di Via Solari per la prossima Primavera-Estate 2018.….
“Un ennesimo gioco di piacere” pronto a soddisfare gli occhi e il palato ci ha fatto capire come non ci sia limite alla fantasia e all’originalità.
Per ogni “tema” un menù declinato ad hoc, per ogni capo Herno un piatto adeguato ad esso di “Da Vittorio” (uno dei ristoranti trestellati d’assoluta eccellenza sulla scena italiana); per ogni colore una corrispondenza cromatica gourmet.
Gli arancioni, i gialli, i verdi delle stoffe…..insieme a quelli delle spezie, delle zucche, dei germogli da assaporare con gesti delicati. Un matrimonio fecondo tra moda e gastronomia esaltante e destinato per forza a durare…”Entrambe punta di diamante del Made in Italy. Entrambe alla ricerca della bellezza, spesso attraverso la semplicità, oggi il vero nuovo livello di ricercatezza”.
Colori mescolati -proprio come nelle ricette d’autore- e trame intrecciate -proprio come nei piatti più sfiziosi-.
I panna e i vaniglia dei piccoli giubbini ultralight ci hanno accompagnato insieme a morbide meringhe mentre il color carbone di certi trench di cotone anti-goccia ci ha rimandato alle stringhe di succulenta liquirizia.
Gli ocra tenui dei double in prezioso cashmere hanno esaltato il profumo dello zafferano che già si percepiva nell’aria mentre i timidi salvia dei piumini bon-ton ha solleticato il desiderio di salutari centrifughe.
Un’apoteosi vorticosa ma molto realistica su cui, con garbata imponenza…..lo scorrere e lo scrosciare dell’acqua.
Sì, l’acqua, punto centrale da cui partire e a cui tornare, per non perdere il senso delle cose, per raggiungere sempre la sua profonda essenza.
L’acqua….”matrice, madre e mezzo….senza cui non esiste vita”…..