Intervista a Lisa Borgiani: la “stilista” delle molle
Le sue installazioni, quelle di Lisa Borgiani, hanno un richiamo profondo, un che di ancestrale, misterioso e inafferrabile, come il cordone ombelicale che lega la madre al figlio dall’inizio della gestazione; un cordone mistico libero e fluttuante, capace di fondersi in una armonia perfetta con lo spazio dedicato. Ed eccoci a osservare le molle di Lisa alla mostra permanente all’Ospedale san Raffaele di Milano; le sue molle alla Marmi Due Ci di Rivoli, dove proprio in questi giorni ha predisposto una nuova installazione fatta di uno spettacolare gioco di reti; e ancora, la macchina mobile del suono (di) molle, la macchina mobile dell’ingegno (di) molle, l’istallazione (di) molle fucsia a Montegrotto e si potrebbe ben continuare.
Ma possiamo fare di meglio: Lisa, classe 79, faccino arguto e talento innato è con noi di Imore a dirci di lei e la sua arte un po’ speciale.
Le molle sono il tuo elemento distintivo, ciò che ti caratterizza. Perché questa preferenza, da dove viene?
La scelta delle molle è stata casuale; erano rimaste in uno scatolone del mio studio per diversi mesi, quando un giorno, ho iniziato a guardarle in forma diversa e a fotografarle nel modo in cui faccio con i ritratti, trattandole come fossero persone. Da quel momento ho capito che stavo dando una certa personalità ad ognuna di loro e a farle mie, che potevano prendere varie forme e assumere nuovi significati, ma non sapevo bene ancora quali. Successivamente ho elaborato questi “ritratti” al computer trasformandoli, giocando con la loro sagoma e sovrapponendoli a linee architettoniche che richiamassero la forma circolare ( Guggenheim e Pompidou, per citarne alcuni), per poi attribuire caratteristiche e significati simbolici legati alla spirale e al cerchio (elevazione, sospensione, circolarità, infinito …). Il passo successivo è stato quello di creare molle da far interagire con uno spazio fisico vero. Le ho realizzate di grandi dimensioni, fino a 14 metri di altezza.
Quando pensi alle tue molle, immagini qualcosa che svetta verso l’alto o che scende al centro della terra?
Nonostante abbia cercato di vedere le mie molle da diverse prospettive, quella che trovo sempre più affascinante è quando tendono verso l’alto, perché la loro forma circolare richiama l’ascesa, l’elevazione spirituale, una tensione verso l’infinito, ciò che è al di sopra di noi e che cerchiamo di raggiungere. E’ un’energia presa e poi rilasciata che ci porta verso nuove dimensioni e nuovi mondi, da quello terreno a quello spirituale. Come diceva Yves Bonnefoy : “non è più il vero luogo a convertire lo sguardo, è lo sguardo che converte i luoghi del mondo in veri luoghi”.
Quale, tra le istallazioni che hai realizzato ti è più cara e perché?
Sicuramente “Onde di luce”, la mia ultima istallazione permanente inaugurata lo scorso ottobre all’Ospedale San Raffaele, perché sono riuscita ad inserire 9 spirali giganti in uno spazio architettonico perfetto, (una piazza), visibile da vari livelli (4 piani). Una grande gioia.
Ami fondere nello stesso quadro elementi architettonici e monumentali di vari posti del mondo e dare l’impressione che si tratti di un’unica città, raccontaci …
Le fusioni architettoniche sono state per molti anni alla base del mio lavoro, anche quando, inizialmente, lavoravo solo con la fotografia. Viaggiando, spesso nella mia testa si sovrapponevano architetture già viste e fotografate in altre città con quelle nuove e immaginavo una città ideale, una fusione tra antico e moderno. Quando poi ho iniziato ad approfondire “il mondo molla” l’obiettivo si è spostato e focalizzato sulla forma circolare della spirale e l’architettura è passata ad un secondo livello, dandomi la base su cui lavorare e assumendo così un altro significato.
Siamo oggi più che mai, con l’avvento delle tecnologie, nel mondo della contaminazione internazionale, delle influenze e dei flussi culturali interconnessi. Come vivi questa possibilità nel tuo lavoro?
Credo che quando alla base del lavoro c’è un’ idea e una visione interessante e nuova, l’influenza tecnologica ha un’importanza e un impatto relativo sull’esito finale. Mi spiego meglio, penso sia fondamentale non perder mai di vista il progetto e l’idea su cui si lavora, ciò che vogliamo comunicare, che naturalmente può variare durante il percorso; credo però che la tecnologia e il web non debbano mai prendere il sopravvento su tutto questo e governare la nostra volontà. E’ un po’ come rimettere l’uomo al centro, sfruttando l’unica cosa (per ora) che lo contraddistingue dalle macchine ( e anche dal pensiero comune): il sentimento e l’intelligenza. In ogni caso credo che grazie alle connessioni veloci si possano generare molte e varie opportunità.
Sta a noi scegliere come e quali.
Quale ruolo ha, o dovrebbe avere, l’arte del nostro paese nel mondo d’oggi?
Non capisco bene che direzione stia prendendo sinceramente, a volte ho la sensazione che spesso sia tutto un enorme baccano e caos senza lasciare poi una vera traccia. Credo che il pittore Ugo Nespolo nel suo recente articolo uscito sul quotidiano “Il foglio” – e intitolato “Mostre & Mostri: Musei come Disney World. Confusa e con poco da dire, l’arte si perde nella palude della spettacolarizzazione. Un libro per evitare la fine”-, lo racconti meglio di me, rimando pertanto a quell’articolo chi volesse approfondire il tema. Solo il tempo, poi, ci darà torto o ragione.
Il ruolo dell’arte italiana nel mondo? Rappresentare la bellezza, suscitare curiosità, emozione, piacere.
L’incontro più fortunato grazie alla tua arte?
Gli incontri più fortunati sono stati con tre persone speciali: il pittore Massimo Nidini, con il quale ho collaborato per sei anni e dal quale ho appreso molto, Giancarlo Rovetta, mercante d’arte e presidente dell’archivio Bernard Aubertin, e il Professor Carlo Pelanda, economista e politologo.
Esiste un dialogo comune tra arte e moda?
Come accennavo prima, mai come oggi la contaminazione tra le arti e la tecnologia è stata così forte. E, come spesso è accaduto nella storia, il dialogo che si instaura tra arte e moda può essere molto vivace. Ad esempio penso alle installazioni e a come potrebbero essere utilizzate per creare nuove scenografie, per creare nuove prospettive e nuovi punti di vista.
Come vedi una interazione tra le tue istallazioni e il mondo della moda?
Penso a scenografie create in contesti insoliti utilizzando materiali leggeri e flessibili che diano l’idea di sospensione. La immagino come una rappresentazione teatrale in cui gli attori sono i modelli che interagiscono con lo spazio mobile. Mi piacerebbe creare una nuova scenografia che sia una continuazione del corpo o dell’abito indossato.
Potrebbero le tue molle ricordare delle crinoline rivisitate?
Ah, non ci avevo mai pensato! Ottima idea!
Immagina che Armani ti chieda di realizzare una scenografia per la sua sfilata, come sarebbe?
Mi capita spesso di fantasticare su “scenografie mobili” e sarebbe bello poterle inserire nel mondo della moda. Immaginerei una scenografia leggerissima sospesa che si muove e interagisce direttamente con le modelle, i loro abiti e i colori, accentuando la forma dei loro corpi come fossero una cosa unica.
Aspettiamo che Armani si decida, prima di svelare tutto il resto!
Come si svolge il tuo lavoro quotidiano?
Ogni giorno per me è diverso. Mi capita di iniziare a disegnare alle 6 o alle 7 del mattino o di scrivere nuove idee alle 9 o alle 10 di sera o di aver un’ispirazione improvvisa di notte che devo assolutamente annotare prima che svanisca durante il sogno ….
Quando non ho installazioni in corso che mi prendono molto tempo (come in questo momento!), cerco di dedicare una parte della giornata allo studio e alla lettura. Una parte a scrivere e una parte a disegnare. A volte vorrei darmi degli orari o dei limiti ma spesso, con questo mestiere, è veramente impossibile … probabilmente è proprio questo il bello!!