Se non è effimera, che Moda è?
Dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dalla Francia all’Italia, ovunque, le mostre di moda attirano stuoli di visitatori, tanto da potersi ritenere uno dei fenomeni globali più significativi degli ultimi decenni. Al riguardo, merita senz’altro una citazione la rassegna fiorentina “Il Museo Effimero della Moda”, organizzata da Fondazione Pitti Immagine Discovery in collaborazione con Gallerie degli Uffizi e Palais Galliera di Parigi, che in 4 mesi ha totalizzato la cifra record di 112mila ingressi. L’evento, che si è concluso a fine Ottobre (si era aperto in occasione della 92esima edizione di Pitti Immagine Uomo), è stato ospitato nelle sale del nuovo Museo della Moda e del Costume della blasonata istituzione del capoluogo toscano e si è giovato della curatela prestigiosa di Olivier Saillard, direttore del Palais Galliera.
Ecco qui, tanto per cominciare, alcuni dei fattori chiave per il successo di una mostra: una location di prim’ordine, una struttura organizzativa efficiente, collaborazioni importanti di respiro internazionale.
Come ha affermato lo stesso Saillard, l’idea è sorta per porre “interrogativi sul carattere fugace della moda, ma anche sulla sua forza poetica, sposando, nomade, fondamenti sublimi e frontiere mobili”. Così l’auspicio è che “possa questo museo, incessantemente in via di definizione, diventare il più bello e il più giusto fra i musei della moda esistenti al mondo”.
Un altro ingrediente del mix per alte performance espositive è senza dubbio il tema, che in questo caso – appellandosi all’effimero – non ha fatto altro che solleticare la fascinazione (non solo femminile) per ciò che è di breve durata, mutevole, volatile, incostante e persino capriccioso, qual è la moda appunto, che per sua natura spira in una stagione ed è sempre pronta ad accondiscendere a nuove preferenze ed esigenze. E proprio in virtù di questa volubilità richiamata dal titolo, l’evento si è fatto propositore di un concetto che stimola irresistibilmente il pensiero, i sensi, lo spirito. In effetti un semplice abito può essere così potente da incarnare il cambiamento (oltre che essere la prima immagine della personalità di chi lo indossa), ovvero le tappe culturali ed epocali della creatività individuale e collettiva. “Il Museo effimero della Moda” ha esposto quasi 200 modelli tra abiti e accessori, la cui temperie storica ha abbracciato gli anni da metà del 1800 fino all’attualità. Tra le firme presenti ricordiamo: Sartoria Worth, Mariano Fortuny Venezia, Sartoria Rosa Genoni, Sartoria Emilio Federico Schubert, Roberto Capucci, Sartoria Madeleine Vionnet, Irene Galitzine Roma, Elsa Schiaparelli, Jole Veneziani, Biki, Maison romana d’alta moda Carosa, Nina Ricci, Gianfranco Ferré, Christian Lacroix, fino alle ultime collezioni di Gucci, Margiela, Bless, Fendi, Armani, Valentino, Prada, Dolce & Gabbana, John Galliano e Lanvin.
Un altro “segreto” della formula per numeri museali da primato è il tipo di allestimento, che nel caso di Pitti il medesimo Saillard ha descritto così: “Su manichini di legno e cera, ma anche abbandonati su poltrone e sedie, sospesi in morbide sculture, distesi come belle addormentate, gli abiti sono i naufraghi di un museo misterioso, fragile e caduco. Nel giro di qualche mese esso scomparirà, vittima e testimone del tempo che passa”.
E poi naturalmente occorre all’evento una buona strategia di comunicazione, che conferisca visibilità, inoculi curiosità, regali prestigio, offra significato e valore.
La mostra “Il Museo effimero della Moda” ha rappresentato il secondo step del programma espositivo triennale promosso dal Centro di Firenze per la Moda Italiana e dalle Gallerie degli Uffizi, centrando l’obiettivo di raccontare la storia del costume e della moda attraverso opere del XIX e XX secolo, senza trascurare l’epoca contemporanea (grazie a recenti acquisizioni del Museo Galliera, mostrate per la prima volta a Firenze, e alcuni capi della collezione locale).
Nel frattempo Andrea Cavicchi, presidente della Fondazione Pitti Immagine Discovery, ha annunciato un’altra imminente rassegna nel nome del fashion che prenderà il via il 18 Dicembre per concludersi a Giugno 2018: “Tracce: Dialoghi ad arte nel Museo della Moda e del Costume”. Curata da Caterina Chiarelli e Simonella Condemi, sarà la vetrina di una serie di opere tese a sottolineare le affinità di forma e cultura tra le creazioni di stilisti e di artisti dagli anni ‘30 fino a oggi, i quali si sono espressi con diversi linguaggi perseguendo il loro ideale di gusto e di bellezza. Prepariamoci felicemente a fare la coda!