Un tessuto così bello che si può solo regalare.
E’ come l’amore: non si vende e non si compra, ma si regala.
Il bisso è la fibra tessile naturale più rara, pregiata e di difficile lavorazione, da sempre ritenuta appannaggio di re e imperatori. Si ottiene dai filamenti sottilissimi della Pinna Nobilis (volgarmente nota come nacchera), un grande mollusco bivalve che dimora sui fondali del Mar Mediterraneo, ancorandosi per mezzo di quegli stessi filamenti (lunghi circa 25 centimetri l’uno, più fini dei capelli umani). Di bisso erano gli abiti di re Salomone, come narra la Bibbia, e di bisso si vestivano i personaggi più influenti delle civiltà babilonese, assira, fenicia, egizia, ebraica, greca, romana. Introdotto in Mesopotamia dai Caldei circa sette mila anni fa, è citato in ben 46 passi dell’Antico Testamento e in vari testi antichi.
Provvedevano a raccoglierlo, dissalarlo e colorarlo con pigmenti vegetali, poi filarlo torcendolo accuratamente e tesserlo con gesti lenti le “sacerdotesse del mare” che si tuffavano in apnea ripetute volte per ricavare pochi grammi di prodotto. La celebre Chiara Vigo, sarda, una delle poche donne dell’acqua che praticano ancora questa attività dal fascino ancestrale, sottolinea che per ottenere 300 grammi di grezzo ci si deve immergere un centinaio di volte. Non si può fare diversamente, del resto, se si vuole rispettare l’ambiente con le sue creature, prelevando unicamente i filamenti dei molluschi che hanno almeno 12 anni (solo le punte e non l’intero filo, come avveniva una volta, altrimenti si condanna l’animale a morte). “Ci vogliono 3 primavere per filare 12 metri di bisso ritorto, 5 anni per un unghiato di 40 per 50 centimetri” racconta la medesima Vago.
All’aspetto il bisso appare come una seta di colore bruno-dorato, leggerissima e trasparente, impalpabile, evanescente, spumosa e lucente, tuttavia tenace e forte. Si impiega prevalentemente per panni nuziali e abiti da battesimo, dove la fibra si esalta soprattutto in abbinamento con tela fine di lino, sublimandosi in incantevoli ricami che nei disegni evocano un sacro simbolismo.
La tessitura del bisso rappresenta una sorta di rito “sciamanico”, arcaico e misterioso, una tecnica che, accompagnandosi ad un canto ipnotico e a formule segrete di sapore alchemico (in una sorta di idioma aramaico-nuragico), attinge a remote fonti esoterico-sapienziali, nel rispetto rigoroso di regole precise e addirittura soggetta ad un “giuramento dell’acqua” da parte chi svolge questa attività. Un’attività il cui frutto non ha prezzo: il bisso infatti è considerato patrimonio di tutti, per cui non si vende e non si compra, ma si può solo donare. Tra i fortunati a cui la signora Vago ha offerto le sue creazioni vi sono Benedetto XVI (omaggiato di un meraviglioso, preziosissimo rosario in bisso) e l’ex-presidente USA Bill Clinton (una raffinata cravatta).
Questa “donna del mare”, che può vantare sue opere esposte in prestigiosi musei internazionali, è assurta oggi a massima narratrice del mito del bisso che si tramanda in famiglia da una generazione all’altra; una pasionaria coraggiosa che ha ottenuto riconoscimenti in tutto il pianeta per l’impegno non solo artigianale-artistico, ma anche ecologista. Non a caso nel 2005 la sua attività è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Si tratta di un lavoro lontano anni luce dai riflettori della moda e dalle sue logiche: il bisso è un filato la cui unica logica è quella dell’amore.
Oggi il centro principale per la pesca e la lavorazione del bisso è la zona tra Sant’Antioco (dove esiste anche un’apposita sezione museale) e Calasetta, ma non si deve dimenticare l’importanza che fino al secolo scorso ha avuto il territorio di Taranto, in Puglia. A causa del rischio estinzione, anche per colpa dell’inquinamento, la Pinna Nobilis attualmente è sottoposta a regime di protezione e tutela in conformità alla Convenzione di Barcellona (1995), ratificata dal Governo Italiano nel 1999, e alla direttiva europea “Habitat” risalente al 1992, in base a cui sono vietate la raccolta, l’uccisione, la detenzione, la commercializzazione e l’esposizione della specie marina ai fini commerciali.
Da quanto raccontato sul bisso, si comprende chiaramente come questo tessuto ci offra anche una lezione di vita immensa e non solo una leggenda suggestiva. Sotto l’ala delicata della bellezza per gli occhi e per il cuore.
“Fecero il pettorale, lavoro d’artista, come l’efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto… Mosè vide tutta l`opera e riscontrò che l’avevano eseguita come il Signore aveva ordinato. Allora Mosè li benedisse” (Esodo, cap. 39)