Lisa, la molleggiata
Tempo cinque minuti dopo aver parlato con Lisa Borgiani e cominci a pensare e vedere molle dappertutto. Sì, perché questa giovane artista proteiforme ha fatto delle molle la sua chiave di lettura del mondo, focalizzando l’attenzione sull’energia vitale insita in ogni elemento che ci circonda. Così, molle sia immaginarie sia reali dominano la sua prospettiva abbracciando gli oggetti come architetture portanti oppure divenendone parte integrante in quanto incluse in essi, sempre comunque in dialogo costante con l’ambiente in cui si trovano.
Simbolo cinetico per eccellenza, la molla è espressione dell’incessante moto dei corpi nel loro divenire e trasformarsi secondo le leggi non solo della fisica, ma anche della metafisica, per addivenire alla loro realtà ultima. Anello di congiunzione fra terra e cielo, tra materia e spirito, la molla è infatti un emblema dello slancio energetico nello spazio (e nel tempo), della tensione verso l’alto, l’assoluto, il futuro. E’ strettamente connessa ai concetti di emanazione, estensione, sviluppo, continuità ciclica, creazione, espressi dalla rotazione. La sua forma rende palese e prolunga all’infinito il movimento circolare che promana dal punto di origine… In particolare, mi sembra che nella poetica artistica di Lisa la molla si leghi fortemente all’idea di rinascita e salvezza cristiana, anche se intenso è il fascino esercitato su di lei da riti antichissimi come i misteri eleusini, i quali rappresentavano il mito del rapimento di Persefone con le tre fasi della discesa agli Inferi, della ricerca e dell’ascesa, quest’ultima intesa anche come ascesi ovvero perseguimento della perfezione interiore per mezzo dell’esercizio della virtù.
Quanto mai versatile, la veronese (milanese d’adozione) Borgiani performa con la fotografia, la scenografia, la pittura, le installazioni, collaborando con privati ed enti pubblici in numerosi spazi, in Italia e all’estero. Ultimamente sta esplorando il mondo della scultura attraverso “macchine mobili”, dotate di ruote, trasportabili. Nello specifico, merita una menzione speciale la sua visionaria macchina mobile del suono (di) molle, ça va sans dire, che emana un suono magnetico e seducente con echi ipnotici (in quest’ottica progettuale saranno coinvolti anche studenti sperimentatori del suono legato a nuove tecnologie, in cui è altresì prevista un’interazione con l’arte plastica).
Inoltre, durante la Milano Design Week Lisa Borgiani espone le sue nuove, avanguardistiche e sorprendenti, lampade-sculture mobili di luce “SpiraLamps” nella vetrina del prestigioso showroom Bel Boutique che si affaccia su Corso Monforte a Milano (dal 15 al 22 Aprile 2018).
Lisa, la quale è onnivora nei confronti di tutti i fenomeni estetici, ha iniziato la sua carriera dai reportage e dalla sperimentazione fotografica (la ricerca è una costante del suo modus operandi d’artista), collaborando anche con primarie compagnie teatrali nell’ideazione di elementi scenici. Ricordiamo la sua scenografia “Suspension” creata per lo spettacolo “La tempesta nello specchio” con la regia di Luca Micheletti, allestita tra le rovine di Piuro (SO).
Fotografa affascinante che trova nella forza del colore, ma anche nella potenza del bianco e nero, la sua cifra distintiva, si è focalizzata sulla fotopittura, in particolare sull’autoritratto inteso come un modo per liberarsi dalla propria maschera, e sulla rielaborazione delle visioni oniriche di Piranesi prefiguranti il mondo virtuale di oggi con le sue alienanti aberrazioni, in cui la ragione viene spesso eclissata dagli istinti, dall’immagine fine a se stessa, dalla pura forma a scapito della sostanza. Ecco allora che, contro il conformismo omologante dello show business che tutto ha pervaso, Lisa reagisce recuperando e attualizzando l’energia ribelle racchiusa in ciascuno di noi, nella “molla” che ci sta dentro e che anima misteriosamente la nostra idea di bellezza. Senza paura di mostrare la propria tenerezza, anzi “mollezza”!
La bellezza – come ama ripetere lei – è luce ed enigma, unica salvezza per l’uomo. E l’arte, se è vero che non mostra la realtà com’è, aiuta almeno a vederla con occhi nuovi, per cambiarla in meglio.
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