Museo del Tessuto di Prato: mostre che vanno, mostre che vengono, mostre che continuano….
È davvero una gioia constatare che la bellezza “domanda” spesso di poter seguitare a offrirsi e a lasciar traccia di sé.
D’altra parte, una delle definizioni enciclopediche classiche afferma che essa è “…..la qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, diventando oggetto di meritata e degna contemplazione”.
Così, in quello spazio meraviglioso e pieno di sorprese che è il Museo del Tessuto di Prato, generosamente si susseguono e si intersecano vere chicche destinate a soddisfare la sempre crescente “sete” dei sempre crescenti visitatori e turisti che ne varcano la soglia per trovarvi soddisfacente diletto.
Per rispondere alle molteplici richieste inerenti la Mostra in corso “Marie Antoinette. I costumi di una regina da Oscar” (è certo che essa si avvii ad essere l’esposizione più visitata del Museo pratese), ecco che la si prorogherà fino al 10 giugno -data in cui si concluderà anche la rassegna della durata di tre giorni “eatPRATO”, volta a promuovere la sinergia tra eccellenze del territorio appetibili e trasversali-.
Come non ricordare al proposito la scena del fortunato film del 2006 di Sophia Coppola in cui Maria Antonietta e il suo consorte, davanti a una tavola regale apparecchiata in perfetto stile rococò -“….sorriso edonista alla vita”-, si apprestano a degustare le leccornie più prelibate (esibite nei colori pastello tipici dell’epoca e presentate, con occhio attentissimo alla decorazione, in preziose porcellane) intonate a tal punto con il contesto da farne quasi un unicuum. Fiori che sembrano frutti, tovaglie che paiono abiti, torte -rigorosamente rosa- simili a quelle dei fumetti, pietanze che assomigliano a disegni tracciati per fare da sfondo a un languido ritratto…..
E a ragione questo stralcio è stato scelto l’inverno scorso per rappresentare il proprio periodo storico descritto attraverso il modo di apparecchiare la tavola nella affascinante esposizione milanese a Palazzo Reale denominata “CONVIVIANDO – L’arte della tavola tra passato e futuro”.
“Luogo di massima espressione della convivialità, la tavola è una metafora dell’esistenza…..”
Allestita nelle superbe stanze dell’Appartamento del Principe, sono scorsi davanti agli occhi dei visitatori spezzoni di dieci film memorabili riguardanti momenti conviviali accanto all’esatta riproduzione scenica della mise en place ivi rappresentata. L’eleganza sofisticata degli anni ’20 con le sue monocromie nel film del 2009 COCO CHANEL & IGOR STRAVINSKY di Jan Kounen, il bianco rarefatto di MORTE A VENEZIA (1971) di Luchino Visconti, la pura perfezione dell’Art Déco nelle maestose scene de IL GRANDE GATSBY (2013) di Baz Luhrmann, il potere assoluto mostrato mediante il forte e vibrante messaggio simbolico dei deschi sontuosi alla corte del Re Sole di VATEL (Roland Joffé, 2000) -film ispirato alla vera storia del cuoco e maestro di cerimonie morto suicida per non essere riuscito a compiere il suo dovere nel soddisfare la richiesta del re riguardo a una fornitura di pesce non presente alla sua tavola durante un importante banchetto-………
A partire dagli arredi e dai tessuti per la casa e per l’apparecchiatura ci introduciamo nel cuore della mostra che prende gli spazi del Museo del Tessuto di Prato occupati fino a poche settimane fa da quella denominata “Il capriccio e la ragione”.
A pianterreno, nella Sala dei Tessuti Antichi, dal 19 Maggio 2018 è visibile la mostra dal titolo “Drappi d’oro e di seta. Tessuti per le corti europee del Rinascimento”. 120 esemplari -molti dei quali mai esposti precedentemente e restaurati per l’occasione dal Laboratorio di Restauro situato all’interno del Museo stesso- per illustrare la trasformazione evolutiva della produzione tessile di lusso tra il 1400 e il 1500.
6 grandi immagini di altrettanti grandi personaggi del periodo che più ha influenzato quel che è venuto “dopo” (il famoso “effetto Rinascimento” di cui siamo tutti quanti ancora intrisi e da cui siamo tuttora circondati) accompagnano il percorso espositivo creando esempi tangibili di come venissero usati e trasformati quei “pezzi di stoffa” apparentemente simili tra loro -ma ben veicolati a seconda delle esigenze specifiche-.
Bianca Maria Sforza, Cosimo Primo de’ Medici, Elisabetta Gonzaga…..impressi sulla tela da pittori come Raffaello, Piero della Francesca, Tiziano….
Fogge magistralmente dipinte, pieghe delicatamente espresse, sfumature deliberatamente appena tratteggiate…..
E quelle fogge, quelle pieghe, quelle sfumature….si rispecchiano puntualmente nei tessuti esposti rendendo a noi vicine -quasi da avvertirne il fruscio o intuirne la corposità- le caratteristiche di ciò che a corte si usava indossare.
La seta, assurta nel ‘400 e nel ‘500 a eclettica stoffa da poter lavorare con incredibile inventiva, diventa per molte città mercantili il centro da cui partire per sviluppare una ricca economia; una seria specializzazione permette di ottenere ottimi risultati nella “filiera” e di commercializzare il prodotto nei mercati di lusso europei.
Capitali si aggiungono a capitali e la ricchezza dilaga.
Velluti serici -per realizzare i quali occorreva un ingente quantitativo di seta, pari a cinque volte di più di un tessuto semplice-, trame broccate in oro, densità dei fili, altezza della pezza, metalli preziosi…….salvaguardati da norme ben precise e oculate.
Un’attenzione particolare per il “velluto Medici”, realizzato a Firenze per la nobile famiglia e riconoscibile per il celebre motivo a rosetta rosso/oro.
Meritevole di interesse la “scarsella”, rarissimo esemplare di borsa “maschile” retta da una cintura allacciata in vita -forse appartenuta all’Arte del Cambio di Firenze, la corporazione atta al cambio delle valute-.
Non mancano le contaminazioni con l’arte islamica -riscontrabile nei tessuti “a maglia moresca”- e le commistioni dei disegni tra le varie manifatture -anche con quelle straniere (i lussuosi velluti di Bursa, in Turchia, ne sono un valido esempio)-.
E poi, come si è detto sopra, piccoli manufatti per la casa, giuste “coccole” per godere della dolcezza del “privato”; i copricuscini, la biancheria da letto o da tavola in fibre fresche e naturali come i lini -spesso ricamati in seta- e i cotoni, i civettuoli “fazzoletti da mano”, indispensabili corollari nella moda del XVI secolo…..
Trame misteriose come quelle di ….un film, stoffa corposa come quella di…..chi beatamente la possiede per natura, ricami messi a punto come quelli di….chi intende con essi trasmettere una sempreviva armonia di tratti.
Ancora metafore, ancora similitudini, ancora legami.
Ancora il simbolico, da cui non si sfugge e da cui si attinge molta parte di verità.
Sì! Perché forse, seguendo il pensiero di Schopenhauer -casualmente a tema-, “…la vita è come una stoffa ricamata della quale ciascuno nella propria metà dell’esistenza può osservare il diritto, nella seconda invece il rovescio: quest’ultimo non è così bello, ma più istruttivo, perché ci fa vedere l’intreccio dei fili”…..
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Sul film Marie Antoinette e i costumi di Milena Canonero si possono leggere su Imore 2 articoli
“Marie Antoinette”: il duro compito di essere una first lady (alla moda) di Cecilia Battaini
Stile Maria Antonietta, bello … “da perderci la testa”!Stile di Monica Bracalone
Sulla Mostra il “Capriccio e la Ragione” a firma Marinella Calzona è presente l’articolo “Eleganze del Settecento europeo in mostra a Prato”