Sempre più in alto l’uomo Eleventy per la P/E 2019
Una vista mozzafiato (la terrazza di palazzo Regione Lombardia al 38º piano) e un breakfast stellato (lo chef Andrea Berton dietro le delizie offerte) nella calda mattinata di una domenica milanese che il brand Eleventy ha scelto per presentare la propria collezione Uomo per la prossima stagione estiva durante la Fashion Week della P/E 2019.
Un’atmosfera rilassata e piacevole all’insegna del buon gusto e della qualità. L’intento di soddisfare gli occhi e il palato -oltre al desiderio di mostrare la poliedrica e versatile carrellata di capi indossati da giovani dal viso pulito e dallo sguardo limpido-; l’idea di accogliere i visitatori con la disinvoltura tipica di chi conosce il giusto modo di stare al mondo.
Partire bene da sé per far star bene gli altri, rendere più “morbido” il duro tempo degli affari anche “coinvolgendo” quel che viene indossato, trasformare la “giusta” fatica della quotidianità in occasione di nuovo comfort….
Questo alla sorgente del SOFT FORMAL pensato da Marco Baldassari, fondatore e direttore creativo dell’uomo ELEVENTY, per creare un dialogo stretto e persuasivo tra il mondo del business e quello del tempo libero.
Si percepisce proprio, osservando questa “realizzazione del pensiero” -concretizzata in abiti, maglie, pantaloni, giacche…-, che alla radice c’è la tensione verso -come diceva Le Corbusier a proposito di un’architettura che va incontro ai bisogni dell’uomo- la voglia di spazio, di luce, di ordine.
Un abitare nei propri abiti che rende facile lo “starci dentro”, il viverci, il trascorrervi piacevolmente e senza costrizioni i momenti di ogni momento della giornata.
Così…gli opposti si chiamano e si attraggono dando vita a inconsueti connubi…
La felpa sportivo/chic accostata a un completo classico lo trasforma quasi in una atipica -si fa per dire- “tuta da ufficio” pseudo informale pur adeguata al luogo; il serico blazer doppio petto dai preziosi bottoni in metallo predilige una semplice t-shirt e un jeans dal sapore vissuto alla solita camicia e ai prevedibili calzoni in canvas; la giacca sartoriale dai ricercati tessuti italiani si rianima quando viene audacemente abbinata ai panta jogger lavorati magistralmente con tecniche innovative per renderli idrorepellenti e a prova di intemperie; gli interni staccabili dei capi spalla giocano a modificare gli stessi e gli eloquenti dettagli mutuati dallo sport come le righe tennis anni ’60 rimandano a periodi inconfondibili (difficile non nominare al proposito il romanzo del ’62 di Giorgio Bassani “Il giardino dei Finzi-Contini” -tornato alla ribalta pochi giorni fa per essere stato scelto come traccia per la maturità-, trasposto sullo schermo nel 1970 con la regia di Vittorio De Sica e rimasto nella memoria anche per quelle interminabili partite a tennis dove facevano bella mostra di sé quei magnifici pullover a V dall’eleganza senza tempo e dal carattere inossidabile).
Interessante l’uso di un lussuoso denim che occhieggia un po’ ovunque -dai rigorosi panciotti vagamente bon-chic ai pantaloni morbidi, dalle camicie “costruite” con pregiate tele giapponesi alle giacche fluide dall’aspetto vintage-.
Stampe esclusive sui boxer da mare per farci sognare spiagge paradisiache, piccoli pezzi di cashmere da annodare sulle spalle per fresche estati montane e votate al silenzio dei boschi.
La palette dei colori spazia tra i toni dei naturali come il corda, il gesso, il mastice…..e ardite puntate di toni più decisi come il giallo cedro o il verde prato, il rosso mattone o l’arancio acceso. Le basi dei rassicuranti marroni, dei profondi blu e dei metropolitani grigi…non mancano mai e stemperano le velleità varie. Il bianco onnipresente, come è giusto che sia nella stagione più consona per portarlo.
Un quadro d’insieme gradevole e convincente quello dei giovanissimi indossatori che, ciuffi al vento e sorrisi al top, posano per le foto di rito.
Pare d’essere in cima al mondo da quassù: le sciarpe svolazzano, i capelli si scompongono, gli occhi cercano scorci noti o meno della città.
Sotto….Milano appare come un grande plastico costruito con amore da mani misteriose che hanno saputo mescolare nei secoli così tante e tali meraviglie che -pur differenti- convivono in perfetta armonia (la bellezza gotica del Duomo e la premiata modernità del Bosco Verticale, l’imponenza medioevale del Castello Sforzesco e il complesso futuristico del nuovo Skyline, il rigoroso stile razionalista della Torre Velasca e lo scarlatto andirivieni dei treni ad alta velocità che, simili a modellini in scala, entrano ed escono dalla tettoia della Stazione Centrale…..).
Così, in questa sorta di abbraccio/incontro tra mondi, stili, segni diversi, i ragazzi/testimoni del mondo ELEVENTY, a evento quasi concluso, si mescolano tra gli astanti, assaporano un muffin ai mirtilli o una tartina con al centro un piccolo uovo di quaglia fritto e si affacciano con dinoccolata nonchalance e consapevole sfida verso quel panorama che, come tutto ciò che trattiene amorevolmente lo sguardo, parla loro di feconde promesse e di luminoso futuro.