Grazia Borghese: Il futuro della moda? I gioielli
La principessa romana, designer di gioielli, racconta come nasce il suo lavoro. La sua idea di eleganza? Semplicità e equilibrio. Affascinata dal mondo orientale, secondo lei le pietre hanno un’anima. “Amo l’oriente e l’occidente”. Un po’ come Marco Polo cerca un legame tra due mondi ora neppure troppo distanti e le sue creazioni sono espressioni di gioia.
Riesce a mettere insieme preziosità e materiali poveri, su cui costruisce una collezione.
Per Gattinoni ha sposato l’idea ecologista. Grazia Borghese è finita su Vogue con una collana rubini e diamanti – disegnata per Gattinoni. Non certo pensava di arrivare alla moda quando a 16 anni elaborò il suo primo gioiello, una spilla-ciondolo “gioca con me”, mascotte di quella che poi è diventata la sua professione.
Indossa un abito orientale, un kaftano, arancione, che le fa risaltare gli occhi sorridenti, zaffiro e taglio orientale, capelli raccolti e un unico gioiello, un anello con zircone gigante, fatto da lei.
Un insieme di occidente e oriente che a lei piace. Si identifica con il pensiero orientale sul significato “interiore” delle pietre e rappresenta il piacere dell’esteriorità occidentale.
Il suo consiglio? Mai eccedere. L’esagerazione dà fastidio.
“Basta un gioiello. Se metti orecchini importanti poi non metti la collana. Con la collana un solo anello”.
Da 25 anni fa la stilista e dal 2004 ha uno showroom vicino a piazza del Popolo, da dove escono le sue collezioni, gemme di valore mischiate a materiali meno importanti come il cristallo. Oppure borse di zucca o di uovo di struzzo.
Le sue creazioni sono allegre e luminose.
A quale donna pensa per il suo lavoro?
“L’ispirazione più che da una donna in particolare mi arriva da un’emozione, da un sentimento”.
Utilizza le pietre come se avessero un’anima.
“L’ametista è purezza e purifica tutte le altre pietre. Il rubino è la passione. Lo smeraldo è la pietra dell’anima”.
Quindi lei parla attraverso i gioielli?
“Certo, hanno tutti un significato. Ogni pietra ha le sue sfumature, come i caratteri delle persone. Ci sono più forme, più colori, la purezza dipende dall’ intensità e provenienza. Il mio lavoro nasce anche dallo studio di accoppiamenti di colori”.
L’ispirazione per Capucci è la natura, un fiore, una foglia. Per lei è lo stesso?
“Sì. Vedere una zebra che corre, è come vedere una donna in movimento”.
E’ un filo conduttore in tutte le sue collezioni. Ama il bello e lo vuole tirar fuori, mischiando, giocando, disegnando forme, a volte in modo barocco, altre volte rinascimentale. Altre volte con un significato ecologico, desiderio di ritorno alla natura. La bellezza è il comune denominatore delle sue creazioni.
Il suo cavallo di battaglia del’ultima collezione per Gattinoni è stato un grosso drago, rifinito nei dettagli, di grande impatto e equilibrio per luce e forma .
“Scende sulla schiena e dalla bocca esce un fuoco che brucia il male. E’ di ametista, che purifica la colonna vertebrale e dona all’anima il bene. Amo i dettagli e quindi non è stato facile realizzare un gioiello di quelle dimensioni”.
Vuole anche parlare della vita attraverso le collane, evidenti, ma discrete. Per esempio quella di rubini, una delle ultime collezioni.
“I rubini sono l’amore e sono tenuti insieme da una spirale nera che è la vita e che converge al centro in un diamante bianco”.
Secondo lei un gioiello può ingentilire una donna, renderla più bella?
“Una donna può anche banalizzare un gioiello”.
Quindi no?
“Un accessorio certo può sottolineare un pregio o spegnere un difetto. Eleganza comunque non sta solo nella scelta dell’abito e della collana, ma anche e soprattutto nel modo di gesticolare, di essere, di muoversi, di guardare. Si può essere eleganti con un saio. Non è elegante chi vuole imitare qualcun altro”.
Come indossare i gioielli?
“Le faccio un esempio. Un kafkano con una collana lunghissima va bene. Ma non tutte possono permettersi collane lunghe. Una collana di Chanel dà movimento. Non disegno braccialetti. Mi piacciono, mi divertono, ma come farli indossare alle donne in carriera? Sono rumorosi e danno fastidio se lavori al computer”.
Soddisfazioni, oltre all’incontro con la creatività di Gulliermo Mariotto, designer di Gattinoni?
“Cristina Comencini indossò a Los Angeles alcuni miei gioielli, leggeri, eleganti discreti”
La discrezione quindi e l’eleganza, è questo che vuole trasmettere?
“Per dar fascino a un gioiello ricerco l’equilibrio. Perché non deve stancare e deve essere raffinato al tatto, deve essere un piacere guardarlo e in più è un oggetto personale”.
“Lo concepii durante la maternità , in attesa di Tara (il figlio ora 18enne). E’ una collana di margherite con petali in cristalli di rocca, incisioni di corallo e diamanti. Rappresenta l’immensità, la maternità , la più bella esperienza della mia vita”.
La principessa che concilia preziosità e materiale povero, eleganza e ecologia, minimalismo e effetti di luce e colori, cerca nel suo lavoro di restituire bellezza alla moda, parlando attraverso le pietre. E condivide la scelta di certi stilisti, come Dior e Vuitton, di proporre – insieme a abiti accessori e profumi – collezioni di gioielli.