La sapienza delle mani in mostra a Venezia con “Homo faber”
Una mostra unica in una sede unica qual è Venezia per un evento prestigioso che sembra non brillare della luce riflessa della Serenissima, ma pare addirittura conferire lustro alla straordinaria città ospite. Si tratta di “Homo Faber” nella cornice suggestiva dell’Isola di San Giorgio Maggiore chiusa il 30 settembre: un omaggio al genio e all’arte dei più grandi maestri europei, ovvero professionisti contemporanei – ma senza tempo – le cui “mani d’oro” ne fanno gli artigiani 2.0.
“Homo Faber. Crafting a more human future”, letteralmente Creare un futuro più umano, si è rivelata come la più grande e grandiosa mostra mai dedicata ai mestieri d’arte europei, voluta dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftmanship, organizzazione internazionale senza fini di lucro che si propone di valorizzare l’artigianato d’eccellenza europeo (questo ente ha comunque un “cuore” italiano rappresentato dal milanese Franco Cologni, riconosciuto ambasciatore del lusso, che ne è co-fondatore insieme al sudafricano Johann Rupert, numero uno del gruppo svizzero Richemont a cui fanno capo i marchi Cartier, Montblanc, Panerai, per intenderci).
A “Homo Faber” si sono potute così ammirare, ad esempio, gli automi dalle sembianze umane dell’inventore-poeta francese François Junod, che si rifà alla tradizione settecentesca, oppure i mappamondi in fibra di vetro e carta dipinta dell’inglese Peter Bellerby, i violini “stradivariani” della tedesca Ulrike Dederer o le selle per asini del greco Kostantinos Vogiatzakis, le maschere veneziane di Sergio Boldrin (autore anche di quelle usate da Nicole Kidman e Tom Cruise in Eyes Wide Shut) o le gondole “sartoriali” in legno di Roberto Tramontin, tarate al peso e all’altezza dei rematori. Si è trattato quindi di un viaggio dietro le quinte dei laboratori sparsi per l’Europa, alla scoperta di tecniche rare, saperi secolari, esperienze esclusive che si tramandano di generazione in generazione. Un’occasione per ammirare ciò che le mani sanno fare meglio delle macchine: vetro soffiato, merletto, costumi teatrali, maschere in cartapesta, sculture, gioielli, calzature, ceramiche, libri rilegati, arredi, biciclette su misura, mosaici e tanto altro.
Tra i curatori di questa mostra “diffusa”, che si dipanava in 16 tappe tematiche disegnate da Alberto Cavalli (direttore della Fondazione Cologni dei Mesteri d’Arte, fondata da Franco Cologni nel 1995 a Milano per salvaguardare e promuovere il patrimonio dell’artigianato artistico di eccellenza) all’interno del magnifico ex-convento di San Giorgio, vi erano personaggi del calibro di Jean Blanchaert, Stefano Boeri, Michele De Lucchi, India Madhavi, che hanno allestito non solo opere di alta manifattura, ma anche installazioni e laboratori che esaltano il meglio del knowhow europeo, con la possibilità per il pubblico di ammirare al lavoro un’ottantina di Maestri, oltre a quelli presenti virtualmente grazie alla tecnologia più avanzata, che “materializza” ad esempio un tabarro veneziano o un vetro soffiato, un costume teatrale o una stufa in maiolica.
Ha dichiarato Alberto Cavalli: “È un invito alla riscoperta di un modo più umano, e al tempo stesso più poetico, di guardare al mondo dei mestieri d’arte. Ci siamo interrogati su valori e principi, riscoprendo che il nostro continente ha un vantaggio competitivo straordinario che va sottolineato: il talento, che unito alla creatività, alla tradizione vissuta come patrimonio e alla competenza, riesce ancora a creare oggetti che noi chiamiamo beni. Oggetti che fanno sognare. Oggetti che testimoniano il nostro amore per il bello, il ben fatto, il durevole”.
Quale missione si propone tutto ciò? Il fine è “semplicemente” quello di un Nuovo Rinascimento dei mestieri d’arte, finalizzato in particolare a formare nuove generazioni di Maestri, preservando le più nobili attività manuali dal rischio di estinzione che le minaccia, valorizzando così quell’importante “nicchia” di creatività e di sapere racchiusa nella manifattura artistica italiana ed europea.
Homo Faber in effetti è un’espressione che risale all’epoca rinascimentale per designare l’uomo come creatore, artefice ingegnoso capace di trasformare ciò che lo circonda, adattandolo ai suoi bisogni.
Come super-evento “Homo Faber” ritornerà a Venezia nel 2020, anno della prossima Biennale di Architettura, per deliziarci ancora con il sorprendente “sapere delle mani”.