Una dedica speciale
Che occasione meravigliosa quella offerta agli “operatori della moda” da parte del Vescovo di Milano, Monsignor Delpini!
Una messa vespertina -celebrata il 25 Novembre in Duomo nella seconda domenica dell’Avvento ambrosiano- per sottolineare l’importanza di un settore così rilevante per la città (91 mila addetti) e per avvicinare due mondi che possono avere molto da dirsi.
Già per la celebrazione della scomparsa di Franca Sozzani, nel Febbraio 2017, si era visto un movimento “virtuoso” nella “Basilica Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria” -questa la giusta denominazione del “Duomo”-. Allora avevamo potuto constatare come l’umiltà e l’umanità di certi personaggi considerati “inarrivabili” -stilisti, top Model famose, imprenditori del settore difficilmente avvicinabili- si facessero invece presenti e palpabili difronte a un accadimento così doloroso e avevamo ben compreso come il desiderio di dare ragione alla propria speranza si palesasse sul volto di ognuno degli astanti.
Forse a partire da ciò, forse per l’amicizia sviluppatasi nei colloqui privati intercorsi tra l’Arcivescovo e molti stilisti e designer in questi ultimi mesi, forse per proseguire quel filo iniziato dopo l’invito alla Scala in occasione del “Green Carpet Fashion Award”, forse per l’intento di mostrare intelligentemente nuove strade e nuovi spazi di incontro tra realtà diverse…..si è concretizzato questo appuntamento davvero edificante.
Un appello esteso a tutti i rappresentanti del settore -dagli stilisti alle modelle, dai buyer alle sarte, dai giornalisti ai fotografi (circa 12mila gli inviti!)- per dare vita a un momento comunque raccolto, intimo, prezioso, nuovo….
È numerosa, l’assemblea, e attenta. C’è Carlo Capasa, Presidente di Camera della Moda, in prima fila accanto a Claudio Marenzi, presidente di Herno- oltre che di Confindustria Moda e di Pitti Immagine-. C’è Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferré, vicino a un inossidabile Beppe Modenese, presidente onorario della Moda italiana. C’è Paolo Zegna, figura di rilievo all’interno dell’omonimo gruppo. C’è Graziella Vigo, la nota fotografa e giornalista sempre luminosa, sempre vestita in magico bianco. Ci sono i figli, le mogli, i compagni di lavoro…. e molti altri testimoni trasversali del panorama moda….
Mario Delpini, con la pacatezza gentile che lo contraddistingue, inizia ringraziando i partecipanti e ponendo il focus sull’importanza di un settore come quello rappresentato da coloro che egli ha desiderato incontrare.
“Creatività”, “Bellezza”, “Intraprendenza”…..ma anche “Velocità”, “Affanno”, “Urgenza”….le parole più usate per descrivere i tempi, il tempo….
Ed è proprio sul tempo, implacabile “padrone” delle nostre vite, che la sua voce si fa più alta nominando, nell’incipit della sua omelia, un oscuro spettro, la “Scadenza”:
“Il ritmo della nostra vita sembra condannato a inseguire le scadenze. Il tempo imprigiona la libertà con l’implacabile avvicinarsi delle scadenze. “Non ho tempo, perché́ domani devo consegnare!. Si deve riconoscere che molto tempo va perso: quando la scadenza non è imminente e non ne senti l’incalzare, il tempo scorre più̀ lento, le cose piacevoli sono più̀ praticabili, ci si possono concedere distrazioni e pigrizie.
Ma in un mondo che vuole essere produttivo, competitivo, in un ambiente che vuole raccogliere le sfide e rendersi protagonista in affari e in creatività̀, in un tempo abitato da concorrenti spietati, da invidie e rivalità̀ inestinguibili, chi non è incalzato dalle scadenze?
Perciò̀ forse il nostro contesto è così segnato da una fretta che induce anche a trascurare i valori: quando premono le scadenze, come dedicare le attenzioni che sarebbero doverose alla famiglia, agli anziani, alla vita sociale?
Perciò̀ forse il nostro contesto induce a corazzarsi con l’indifferenza di fronte ai bisogni degli altri: non per cattiveria, non per insensibilità̀, ma perché́ non è possibile distrarsi dalla scadenza che incombe.
Perciò̀ forse il nostro contesto si ammala di invidie, di concorrenza esasperata: se arrivano prima gli altri, noi restiamo indietro.”
E proseguendo l’Arcivescovo ribadisce che:
“Coloro che lavorano nel mondo della moda, in diversi ruoli, sentono questo incombere delle scadenze, con tutta l’ansia di prestazioni apprezzabili, ma il modo cristiano suggerisce di vivere il tempo non come la durata che logora le energie, le risorse, la bellezza, l’amore e neppure come le scadenze che riducono le persone a strumenti per conseguire risultati. La visione cristiana del tempo è fondata sulla persuasione che il tempo sia una condizione della libertà. Questa è la definizione che diamo noi cristiani: il tempo “è occasione””.
Già, l’occasione.
L’occasione di scegliere uno stile di vita buona, l’occasione di amare in ogni istante, pur con l’onere del lavoro da svolgere e la fatica spesa nel raggiungere gli obiettivi preposti.
Proprio in questo passaggio si inserisce, a partire dal Vangelo di Marco letto poco prima, il suo incredibile e inaspettato rimando all’abito, al vestire, al presentarsi:
“La grande tradizione della moda d’alta qualità̀ che rende Milano famosa nel mondo è esperta nell’interpretare le occasioni. Per ogni occasione ci vuole un abito adatto. È significativo che il Vangelo dedichi attenzione a come vestiva Giovanni che battezzava nel deserto: era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi. Giovanni diceva della sua missione non solo con le sue parole, ma anche con il suo modo di vestire. Potremmo dire che vestiva in modo adatto all’occasione.
L’abito per l’occasione è una metafora per dire che cogliere l’occasione non è solo una intenzione che ciascuno custodisce o seppellisce nel suo intimo, ma è un desiderio di comunicare. L’abito per l’occasione rivela: “Sono contento di partecipare a questa occasione, vi partecipo con simpatia, quello che succede mi prende, mi coinvolge, desidero onorare l’invito presentandomi con un abito adatto”. L’abito per l’occasione si può̀ prestare anche all’esibizionismo, allo sperpero, alla seduzione, alla stranezza che può̀ ridurre le persone a manichini pensati per far vedere il vestito.
La moda d’alta qualità̀ è più̀ intelligente e costruttiva. Interpreta la persona, l’avvolge di dignità̀, ne esalta la bellezza con la discrezione del buon gusto. Insomma qualifica l’occasione e il significato della partecipazione a un evento.
In questa celebrazione desidero esprimere la mia attenzione a quello che in modo generico possiamo chiamare “il mondo della moda”, così importante per la città, per l’economia del paese, per l’occupazione, per l’investimento di creatività̀ e operosità̀, e anche così esposto a pericoli e tentazioni. Perciò̀ desidero anche invocare la benedizione di Dio per tutti gli operatori del settore perché́ nella concretezza degli impegni, delle responsabilità̀ e nell’incalzare delle scadenze, sempre siano uomini e donne che esercitano la loro libertà nell’interpretare il tempo come occasione. Ecco, proprio questo momento, proprio questo impegno di lavoro, proprio questa situazione è l’occasione in cui posso scegliere di fare il bene, di vivere il Vangelo, di praticare il comandamento dell’amore.”
Che dire?
Si è corroborati, alla fine della funzione, nel sentire una comunione perfetta tra le parole ascoltate e ciò che anche noi pensiamo da sempre riguardo al nostro lavoro cercando in esso motivo di crescita e di responsabile applicazione.
Si esce contenti nella Piazza già vestita a festa per l’imminente Natale, si solleva con slancio lo sguardo per intravvedere la struttura al neon di Lucio Fontana che occhieggia dal Museo del Novecento, si gode con leggerezza della spettacolare Galleria che invita a entrarvi per passeggiare ancora un po’ prima di rientrare a casa…..e si è consapevoli del messaggio di bellezza che ci è rimasto dentro, desiderosi e convinti di rimanergli fedeli in ogni “occasione”.
“Mi sono fatto bello, per andare bello da un bello”.
Così leggiamo nel Simposio di Platone.
E la ragione sta dalla sua parte.