Identità personale, corpo e moda.
Mentre sto scrivendo, qualcuno bussa alla porta del mio studio e domando “chi è?”. La risposta che ricevo è un semplice “io”. A volte è un nome, Maria, Francesco, Giovanni, spesso condiviso con migliaia di altri “io”. Ambedue le risposte mi sono utili solo se si accompagnano ad una voce conosciuta, a qualcosa cioè che mi permette di identificare in modo inequivocabile quel qualcuno che si è presentato in forma così generica.
Quando diciamo “io” o “tu” o un nome proprio, pensiamo innanzitutto ad un corpo, più concretamente ad un volto con cui identifichiamo quell’io e quel tu. Quando pensiamo ad un corpo pensiamo al corpo di qualcuno.
“Qualcuno dotato di corpo” è quello che in prima approssimazione chiamiamo persona.
Chi sei? Io.
Io, chi sei? Sono qualcuno dotato di corpo, sono una persona.
Io corporeo, persona, cosa dici di te stesso per potere sempre essere riconosciuto? Io sono sempre un corpo, ma non sono sempre lo stesso corpo. Io sono sempre persona, ma non sempre la stessa persona. Io sono sempre me stesso, ma non sono sempre lo stesso, perché vivo, cresco, cambio: vengo dal passato, vivo nel presente e sono proiettato nel futuro.
Dove risiede allora quella che, anche nel linguaggio corrente, chiamiamo l’identità personale; o meglio come si costruisce l’identità personale? Quel qualcosa che permette di riconoscere e distinguere Maria da Francesco come due individui, due persone, due personalità differenti?
Il primo elemento è il corpo. Maria appare diversa da Francesco per il suo corpo, anche perché è diversamente sessuato; Francesco appare diverso da Giovanni perché è biondo, alto, ecc, mentre Giovanni è bruno anche se alto quanto Francesco. Il corpo è un determinante fondamentale dell’identità personale, anche se a volte –nel caso di gemelli omozigoti- la differenza corporea è difficile da individuare.
Il secondo elemento che determina l’ identità è la personalità che il soggetto si è costruita, attraverso la formazione e l’esperienza; ha assimilato norme di condotta, valori, ideali determinati; forgiato i suoi gusti, modulato il suo carattere.
Ma attenzione il soggetto non parte come tabula rasa. Dal momento in cui è generato possiede un corredo genetico che già lo differenzia da chiunque altro – anche dal gemello omozigote-, per essere tale corredo una singolare e misteriosa mescolanza di geni e quindi caratteri materni e paterni. Insomma quando il soggetto entra in relazione con altri non c’è possibilità che venga confuso. Appare unico, irripetibile, inimitabile.
Se ad una pietra preziosa assegniamo un valore crescente in base alla sua rarità e al lavoro di cesello a cui è sottoposta per trarne il massimo splendore, cosa dire di un soggetto di cui non esiste l’uguale già all’origine -una volta concepito- e che va arricchendosi continuamente durate il percorso della sua vita? Al valore del soggetto diamo il nome di dignità personale.
A conclusione del percorso di maturazione il soggetto è “qualcuno”, un “io” cosciente del suo essere; assolutamente inconfondibile, tanto da potersi presentare agli altri con un semplice “io”: “io sono io”, io non sono altro da me stesso. La sua identità è –coincide- con la percezione del suo essere; sa chi è, possiede la sua origine; ma sa anche chi può arrivare ad essere, possiede il suo futuro o almeno un progetto esistenziale futuro. E tutto ciò lo sa dire, lo può e lo vuole esprimere. Lo proclama agli altri nelle relazioni; di fatto anche gli altri, con cui condivide un rapporto personale, lo riconoscono come un io inconfondibile; sono in grado di descrivere la sua identità, e addirittura, se la relazione è significativa, la coscienza che ha di se stesso.
Corpo e personalità non possono separarsi nella definizione dell’identità personale: quella persona, con quella personalità, intimità, cultura, esperienza, visione della vita ecc., è nel mondo, e si esprime attraverso quel corpo.
Perché tutta questa dissertazione sull’identità personale e su dove “risiede” l’identità personale, se il nostro tema è la moda?
Perché è un dato acquisito- per ciò che abbiamo detto prima-, che l’identità personale ha nel corpo il suo veicolo più immediato. Dal momento che gli abiti sono come un prolungamento del corpo con essi cerchiamo di esprimere la nostra identità. L’abito è un segno sul corpo; attraverso di esso il corpo si “addossa” una storia, una cultura, un modo di essere, una appartenenza, una scelta di “apparenza”; uno stile personale di presentazione nella società. Per questo sottrarre il vestito, svestire, togliere con violenza il vestito a qualcuno è come privarlo della sua dignità, aggredirlo nella sua dignità: è una aggressione alla sua libertà.
Nella cultura postmoderna, inoltre, l’abito e il corpo sono diventati non solo elemento di espressione e comprensione della identità, ma addirittura la materia della costruzione dell’identità.