La storia di casa Curiel
Durate la MFW di febbraio 2019, Raffaella Curiel ha raccontato la sua storia, anzi la storia di quattro generazioni –la quinta deve ancora crescere, ma è già presente- di donne che hanno interpretato la moda a modo loro, cioè nel segno dell’eleganza e della femminilità. Niente di meglio per farlo che attingere agli archivi –disegni e appunti di Gigliola Curiel, seconda generazione, dagli anni ’40 in poi- e far rivivere con un pizzico di modernità bellissimi abiti presentati su manichini o indossati nelle stanze dell’atelier di via Montenapoleone. Un’idea fantastica quella di accompagnare l’esposizione attuale con una fotografia dell’abito”originale” o anche semplicemente dello schizzo rinvenuto negli archivi, ma deliziosa anche l’idea di descrivere in un foglio di presentazione –il comunicato stampa-, il lavoro svolto da Raffaella e la figlia Gigliola per ricostruire l’abito, un vero esercizio di tecnica e creatività per mantenere viva l’arte antica degli atelier storici italiani.
Una nostra artificiosa descrizione non può eguagliare la semplicità del racconto in prima persona di come sono stati ricostruiti 8 delle 25 creazioni in esposizione.
L’abito “TAGLIATELLE” è composto da “21 striscioline di tessuto lunghe fino ai piedi cucite, rivoltate e poi appoggiate sul bordo in sbieco nell’incavo della schiena di un sublime modello da sera in cady nero del 1960. Stesso esercizio di stile su uno spettacolare completo presentato nel 1950 a Palazzo Grassi: abito e cappotto da gran sera in lana e seta jacquard color AURORA con incrostazioni di rose magistralmente piazzate nei cinque pannelli che compongono il paltò.
Per un vestito corto con incorporata una collana in minuscole perle di vetro ci vogliono oltre 100 metri di chiffon: MILLEFOGLIE rosa, fucsia, turchese, bluette, viola, rosso, giallo fresia. Nella REDINGOTE di faille rosso ci sono invece 10 cannoni fatti ad ombrello che rendono il passo regale e danzante. Sotto abito rosso a pieghe verdi in organza jacquard: un gioco cromatico da alta sartoria. L’apoteosi di asimmetrie e sovrapposizioni arriva con il vestito lungo in chiffon SMERALDO: 18 metri di velo impalpabile tagliato in sbieco, drappeggiato e doppiato fino a formare un’indimenticabile gonna a forma di calla asimmetrica. Unico nel suo genere il modello GIGLIOLA con 47 metri di chiffon rosso e rosa drappeggiati in sbieco sul corpo. Non mancano poi i pantaloni a portafoglio bluette sotto la giacca evasè di organza ricamata in punto tessitura nella stessa tinta, il classico CURIELLINO con plissè a portafoglio e giacca trapuntata a ricami degradè; per non parlare dell’abito GIALLO RANUNCOLO a pieghe di mikado drappeggiate e poi decorate con un rilievo di foglie ricamate”.
Niente altro da aggiungere da parte nostra, se non esprimere la speranza che la piccola Ortensia,quinta generazione, sia stata presente allo svolgimento di tutte le fasi del lavoro, si sia entusiasmata e abbia imparato l’arte e la tecnica dell’ haute couture.