Giade preziose. Le vibrazioni artistiche di Giulia Colussi
Avete mai provato a sfregare delicatamente delle giade? Producono un suono esile quasi flautato, delle vibrazioni piacevoli come se la natura improvvisamente si fermasse a propagare il suo respiro per sollecitare la nostra dimensione sensoriale.
E’ come se si potesse cogliere in quella litania della durezza della pietra il tremolio delle foglie.
E questo tremolio lo abbiamo percepito nelle lavorazioni artistiche di Giulia Colussi, che durante la settimana della Design Week a Milano invitavano alla loro scoperta nelle vetrine di Arte Profumi in Via Marsala, 11 ; una location che con le sue fragranze olfattive e personali ha inebriato la nostra visita completamente rapita dalle preziose variazioni in viola, a partire dalla vetrina.
Difficile non accorgersi di quel colore potente e magnetico di giada lavanda abbinata al rosso e messa in primo piano in un vezzo di piccole sfere rilucenti sotto una campana di vetro. Un binomio cromaticamente attraente, contemporaneo, naturalmente ipnotico che ci ha fatto da guida a delle vere rivelazioni d’arte.
Siamo rimaste colpite dall’autorevolezza di quel viola, variante assai rara della giada che emoziona quanto la perfezione di quella imperiale smeraldina. Questa tonalità appartenente alla coniunctio oppositorum – congiunzione degli opposti, abbinata al sanguigno e atavico carminio ci ha ammaliato.
L’abilità di Giulia Colussi nel comporla in virtuosismi semplici ma estremamente raffinati lascia trasparire tutta la delicatezza di una pietra docile che tuttavia emana una sacralità intensa.
Il suo abbinamento con oggetti antichi provenienti dall’Oriente, come bottoni, monete e fibule a disco raccolte durante i suoi viaggi; talvolta destrutturati e ricomposti in parte – rispettandone l’autenticità – talvolta imprigionati nella loro interezza in castoni, innalzano questi gioielli alla cultura e alla potenza dell’amuleto tanto cara al mondo del Sol Levante.
Gemme scolpite, levigate, incise e traforate ci hanno accompagnato in una scenografia che ha rivelato l’anima estetica di Giulia Colussi.
Le sue opere, esposte in teche di vetro e disposte in una vera e propria “libreria” di ampolle cariche di profumi suadenti, ci hanno svelato la sintonia della bellezza racchiusa nei suoi gioielli, a partire dal suo iconico bracciale a schiava in bronzo fumè che abbraccia pastiglie di agata druzy.
L’agata druzy è una pietra molto bella, sfortunatamente molto poco usata in Italia, che presenta una cristallizzazione grigia originale e qualche inclusione di colore nero che la rendono quasi magica, come questo bracciale, un esemplare unico.
Nelle realizzazioni in bronzo di Giulia, gli anelli con perle emergono come le ostriche delle coste bretoni durante la bassa marea. Il cuore opalino avvinghiato in filamenti di metallo brunito forte e vivido enfatizzano una variazione cromatica densa di pathos tutta da indossare. C’è anche una sensibilità profonda del colore che si sprigiona in questi gioielli dalla vanità discreta in grado di evocare vero piacere.
In un percorso ben strutturato di “vetrine” siamo riusciti a godere appieno delle aspre collane in cristalli di amazzonite ispirate al deserto del Nabib e lasciate quasi a struttura “grezza” per enfatizzare la forma dei cristalli pungenti monolitici; dell’opulenza dei rigidi bracciali bizantini punzonati da labradoriti e rubini cabochon; della leggiadria dei ciondoli a goccia di rugiada con perle lattescenti e dell’intensità cangiante dei pendenti con turchesi purple.
Tutto il mondo di Giulia Colussi è portavoce di un mestiere, di un’arte, che si condensa in lavorazioni artigianali attente e premurose, pezzi unici tutti realizzati in Italia che si lasciano apprezzare per la loro autenticità e l’alto valore artistico.