Intervista a Benedetta Paravia. Quando la tolleranza e la pace sono moda.
Ha occhioni grandi e neri Benedetta Paravia, tratti arabeggianti e un piglio sicuro e deciso unito ad una dolcezza materna nel sorriso.Esperta Italiana in relazioni internazionali, filantropa, co- cofondatrice e ambasciatrice della onlus A.N.G.E.L.S., unica artista ad aver ricevuto il Patrocinio dell’UNESCO per la composizione di Angels una canzone a favore della pace, è anche la produttrice di HI Emirates una serie crossmediale televisiva volta ad evidenziare lo spirito di tolleranza di tutti e setti gli Emirati Arabi Uniti.
Con noi, per una conversazione tra donne su temi di donne -e non solo- trattati in parte anche lo scorso 6 luglio a Palazzo Dama, nell’ambito del calendario IN TOWN di Altaroma.
Benedetta, dopo la laurea in legge sei stata per un periodo a Dubai. Vuoi raccontarci di questa tua fase di vita e degli esordi lavorativi negli Emirati Arabi?
Sono arrivata a Dubai per una vacanza di due settimane ma poi sono rimasta tre mesi: mi è piaciuta da subito, c’era poco di costruito ma ciò che c’era bastava a rinnovare l’entusiasmo.
Ho lavorato dapprima come fotomodella per Clarins, Dior e Cartier, in seguito nell’istruzione superiore, portando in Italia molte studentesse emiratine per un bellissimo progetto interculturale ancora oggi in essere, e poi ancora con i Ministeri della salute e della Economia.
Cosa apprezzi di questa cultura da un punto di vista professionale?
Il fatto che gli emiratini preferiscano “fare affari” o lavorare con persone di cui si fidano e che conoscono bene. E’ un po’ il concetto di famiglia che si riflette anche sul lavoro.
Differenze di ruoli e carriere negli Emirati tra donne e uomini. Cosa sta cambiando?
Non ci sono differenze. La donna può svolgere qualsiasi mestiere voglia, dipende esclusivamente da una scelta propria.
Hai da poco prodotto un format intitolato “Hi Emirates” con protagoniste donne reali e le loro vite quotidiane, vuoi parlarne?
Ho prodotto questo format, che può essere seguito su www.hidubai.ae, per dare la possibilità alle persone di comprendere la realtà di un paese islamico, aperto all’occidente, come lo sono gli Emirati Arabi Uniti. Ma soprattutto per mostrare la realtà della condizione femminile, molto spesso mistificata e travisata. Ho dato voce a 24 donne che si raccontano nel loro quotidiano, attraverso luoghi, punti di vista e sogni per il futuro.
Sei co-fondatrice e ambasciatrice della onlus A.N.G.E.L.S. raccontaci di più
Con questa onlus curiamo in Italia bimbi malati che vengono dalle zone di guerra. Sono spesso musulmani, me è una pura coincidenza. Ci scrivono direttamente genitori, o amici di famiglie di bisognosi. A volte poi c’è il passaparola tra i genitori dei bambini beneficiati.
Se dovessi riassumere l’emozione che ti suscita questo paese e racchiuderla in un odore, quale sceglieresti?
L’odore di quando scendo dall’aereo! L’odore del deserto, che resta sotto le fondamenta delle costruzioni.
La donna emiratina e il rapporto con la moda…
Le donne emiratine sono fortemente attratte dalla moda e sono estremamente curate. Non avere un manicure ben fatto o una piega dei capelli sbagliata rappresenta un vero cruccio.
Apprezzano molto i brand di lusso ma anche i pezzi unici introvabili altrove.
Il velo … cosa vi si cela dietro, e perché si sceglie di indossarlo?
Dietro si cela la libertà di sentirsi protetta e, a volte, quella di nascondersi.
Il tuo rapporto con la moda. Se e come ne è cambiato il tuo approccio da quando vivi a Dubai
Devo ammettere che con il tempo mi sono “arabizzata” a parere unanime non sembro più Italiana, forse anche per il modo di vestirmi. Trovo normale indossare abiti lunghi con le braccia coperte, sempre con occhio attento alla moda. In generale, andando a ritroso nel tempo, prima ero molto più classica. Oggi sono più originale.
Come vorresti essere ricordata tra 100 anni?
Più che essere ricordata mi piacerebbe poter sempre gioire dei miei risultati e vivere con una leggera coscienza. Ad ogni modo se proprio qualcuno mi dovesse ricordare vorrei che fosse come una donna al di sopra di ogni sciocca e sterile competizione femminile: mi piace molto il gioco di squadra, anche se sono un’aquila solitaria.