Nove firme del ‘900 Italiano per dare una definizione della “MODA”.
Estate, tempo di letture -anche meditative-.
Aggirarsi nelle librerie soffermandosi sulle copertine per farsi attrarre da indizi anche insoliti….sa già di vacanza.
Spulciare tra i banchi o le scaffalature per cercare qualcosa di nuovo da mettere in valigia -non sempre per forza le ultime uscite-…..ha quasi il sapore di un’avventura.
Scegliere con inusuale calma -preludio di un meritato riposo- un titolo calamitante, una rilegatura raffinata, un’impaginazione originale….porta con sé l’idea che forse la possibilità di fermarsi sia realizzabile.
Prendere in mano un libro non ancora letto e sfogliarne per la prima volta le pagine è infatti, calvinianamente parlando, “andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà “.
Così piccoli scrigni -custodi di un prezioso tesoro che attende solo di essere scoperto per arricchirci “sine die”– si palesano e fanno appello al nostro desiderio di, come afferma Erri De Luca a proposito delle sensazioni legate alla lettura, “…prendere il largo con la barca, il naso è la prua, le righe le onde…”……
È un libro molto elegante quello che ci ha stregato: la forma è quadrata -quasi da sembrare un “morbido” portaritratti-, la cura e l’attenzione ai particolari grafici è puntigliosa -di pregio la carta usata e artigianali le ripiegature della sovracopertina-, la bellezza dell’immagine (applicata a mano) che compare sotto il titolo e quella delle successive all’interno sono foriere di leggiadre e amene promesse -si intuisce leggerezza e armonia da subito-……
“CHE COS’È LA MODA”, il titolo di questa piccola opera d’arte -edita nel Febbraio 2018 da Henry Beyle (casa editrice milanese di nicchia fondata nel 2009 dal bibliofilo siciliano Vincenzo Campo con sede nel quartiere Bovisa) e tirata in 500 copie-.
Sembrerebbe all’apparenza la disamina di un argomento “noto” e divulgato abbondantemente da centinaia di testi per lo più conosciuti, ma non è così!
Trattasi in realtà delle impressioni sul tema che nove tra i più importanti e significativi scrittori del secolo scorso lasciano -ciascuno a suo modo e ognuno con il proprio stile- in poche e fulminee parole (mai più di una paginetta).
All’origine di tutto questo un catalogo pubblicato nel 1951 dalla Galleria Gian Ferrari di Milano creato in occasione di un concorso pittorico per omaggiare la figura femminile -24 allora i testi, otto più uno quelli scelti oggi da Henry Beyle e inframmezzati da dodici delicatissime “figurine” a colori tratte dal “Journal des Dames et des Modes”, una esclusiva rivista francese pubblicata a Parigi tra il 1912 e il 1914, e firmate da Ismael Smith Marì, Victor Lhuer, George Barbier e altri-.
Viene da aprirlo, per non sciuparne l’aura, in punta di mani. E viene da pensare che non lo infileremo sicuramente nella borsa da spiaggia per contaminarlo con la sabbia rovente o nello zaino multitasche per offenderlo con il terriccio di un sentiero nei boschi…..ma lo riserveremo a quei rari momenti di pausa a fine giornata per poterne centellinare il “succoso” e imperdibile contenuto.
È Irene Brin, raffinata giornalista di costume e donna di spiccata cultura, ad “aprire le danze”:
“Per chi, come me, scrive spesso sulla moda presente, e tenta di decifrare la moda futura, solo la moda passata è affascinante davvero….”…..
A seguire, la penna forbita e impeccabile di Dino Buzzati:
“Se tu sapessi come sono felice….Ho il cappellino nuovo….Se tu lo vedessi come è bello!…..”….
E poi, con il suo umorismo a volte surreale, Achille Campanile:
“Si crede generalmente che la moda non sia bella in senso assoluto ma che sembri tale finché è -diciamo così- di moda….”…..
Ecco quindi l’acuta intelligenza di Camilla Cederna:
“La moda è solitamente definita misura, o capriccio, mutevolezza, o costume. Mi pare invece che la moda sia sinonimo soltanto di giovinezza e di amore….”…..
L’eccentrico ed estroso Giovanni Comisso tallona gli altri:
“Tra tutti gli esseri solo noi e i vermi siamo stati privati di un abbigliamento stupendo ed eterno e la moda pure nella sua fuggevole bellezza rappresenta la nostra vendetta….”….
Ennio Flaiano -l’unico aggiunto agli altri non presente nel catalogo del ‘51- “morde” dicendo:
“Oggi la moda ha tolto innocenza e semplicità al modo di vestire. Lo ha tradotto in contraffazione, mascheramento….”….
Come un lampo accecante l’unica frase del sempre stiloso -come dimenticare le sue minimaliste maglie bianche a dolcevita?- Indro Montanelli:
“Penso della Moda quello che Eduardo De Filippo pensava della jettatura: “Io non ci credo, ma c’è.”….
La poesia di Salvatore Quasimodo si rintraccia in quel che sussurra:
“Di una maniera del vestire, che appartiene alla storia del costume, la donna ha deciso di fare un’arma: leggera, mutevole ma temibile….”….
Infine, a chiusura di una magistrale carrellata di pensieri, il talento letterario di Orio Vergani:
“Se dovessi ricreare il sistema della Moda, da cima a fondo, vorrei che essa, più che al calendario delle stagioni o all’orario della giornata, obbedisse al giro della ruota dei sentimenti…”…
E sono proprio i sentimenti -nominati così umanamente in quest’ultimo spaccato- a guidare da tempo anche noi nell’approfondire con passione quel che si rivela essere sempre e comunque materia di interesse universalmente -potremmo quasi dire “etologicamente”- trasversale.