Maria Pezzi. Una vita dentro la moda
Il libro non è nuovo. E’ del 1998, ma l’interesse e la piacevole lettura ne fanno un testo tutto godibile in estate. La storia della moda raccontata dal vivo. Bellissimi i figurini con cui la giornalista illustrava gli abiti, quando non esistevano i fotografi di moda e in alcune occasioni addirittura era proibito fare schizzi durante le sfilate. E poi ricordi personali sugli stilisti.
Per i suoi 90 anni Rosita e Ottavio Missoni con l’aiuto di Guido Vergani regalano questa pubblicazione a Maria Pezzi che in una prima approssimazione definiremo giornalista di moda.
Il testo curato da Guido Vergani è frutto, come si legge all’inizio, di una forzatura, o meglio dello sforzo di Vergani e dei Missoni di costringere Maria Pezzi “a raccontarsi e a rivivere le esperienze dei suoi novanta anni dentro la moda”. Ma non è solo questo, perché il volume raccoglie , per concessione della rivista “Donna” di Rusconi Editore, dodici pezzi della giornalista dedicati a nomi illustri della Moda, da Elsa Schiapparelli, a Balenciaga, Dior, Pucci, Albini. Per terminare con la sua personalissima “piccola favola” di quando ballò con Clark Gable.
Il volume si legge con piacere tanto nella parte di “confessione” della giornalista, dove narra all’amico Vergani, con vivacità e vitalità i suoi ricordi di famiglia, quelli dell’inizio della sua attività professionale. E così scopriamo come nacque la sua originalissima maniera di raccontare le sfilate parigine, quando non esistevano i fotografi.
Dicevo che solo come prima approssimazione possiamo definirla giornalista; lei addirittura si definiva come semplice cronista. In realtà ci troviamo a parlare, e ben si vede nel volume in questione, di chi il giornalismo di moda lo ha inventato. Il racconto da testimonianza, anche con illustrazioni, dell’attività di Maria Pezzi al suo inizio di carriera con i primi “disegnini”- come lei stessa li definisce- e didascalie per la rivista della Snia Viscosa, intorno agli anni ’37.
Poi il salto a Parigi con una lettera per il disegnatore della rivista “Femina” che per primo le insinuò la possibilità di disegnare moda da professionista. Nel 1939 inizia le collaborazioni con “Grazia” poi “Fili di Moda” e così durante il periodo fascista Maria Pezzi produce deliziosi bozzetti -disegni e didascalie- delle creazioni di sartorie. Giustamente nel testo, Vergani definisce questi lavoro “qualcosa che stava ancora a mezzo tra la cronaca disegnata e scritte della moda e il vero e proprio stilismo”. Questi disegni e i commenti-didascalie a penna vanno studiati con attenzione. Non solo sono molto belli, è che si impara come si commentano i capi di una sfilata.
Nell’inverno del 1946 il ritorno di Maria Pezzi a Parigi e nel suo racconto riviviamo la sfilata di Fath o dell’esordiente Balmain, poi l’esordio il 2 febbraio del 47 la “nascita” di Dior, della linea Corolla e del ” New look”. Insomma Maria Pezzi è stata testimone qualificata dell’assoluto e incontrastato predominio della moda francese che ha raccontato dal vivo come cronista, ma anche come illustratore, come ben si apprezza nelle riproduzioni dei figurini da lei “disegnati e raccontati”. Poi arriva la proibizione di schizzare bozzetti durante le sfilate e pubblicare anticipazioni per cui i disegni erano “dettati per telefono” da Parigi.
E poi della nascita del pret a-porter italiano e de debutto di tanti nomi illustri italiani, Cappucci, Albini, Valentino, Krizia, Missoni, Ken Scott il più milanese dei milanesi come lei stessa lo definisce.
Ben a proposito scrive Vergani “C’ero anch’io, ha spesso potuto scrivere Maria Pezzi. C’era fra i trecento accreditati della seconda sfilat fiorentina, al secondo vagito della moda italiana. C’era al debutto parigno di Hubert de Givenchy nel 1952. C’era la prima volta di pierre Cardin, C’era la ritorno di Chanel nel 1954, dopo 15 anni di indispettito ritiro” . Ma anche a debutto di Valentino, di Missoni e poi Ferré, Moschino,ecc. Maria Pezzi c’era alla nascita e allo sviluppo delle manifestazioni della Moda italiana.