Il bosco maestro di vita
“Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto” affermava il poeta indiano Tagore. Lo scrittore brasiliano Ignácio de Loyola Brandão d’altro canto scriveva: “Insieme con l’acqua l’albero è il simbolo della creazione. Nessun’altra forma rappresenta la vita quanto lui. Le radici aspirano l’humus. Il tronco ne è l’asse. I rami sono l’espansione, il dominio della sfera terrestre. Foglie e fiori solidali alla luce sono forze imponderabili”.
Entrare in un bosco, come certamente sta capitando a molti di noi in vacanza in questi giorni, è un’esperienza che può toccare in profondità, coinvolgendo mente e cuore, stimolando la sensibilità e acuendo le percezioni, sino a farci provare una gamma di stati d’animo che spaziano tra gioia pura, senso di appartenenza, libertà, ma anche straniamento, angoscia, solitudine. Sì, talvolta il contatto con la natura fa affiorare dentro di noi pulsioni represse, pensieri rintuzzati nell’intimo, disagi interiori: è il contrasto con i ritmi ed il modus operandi di Madre Natura che finisce paradossalmente per evocare il nostro “lato oscuro”. La colpa è di noi stessi che abbiamo perso il sano battito dell’universo per adattarci ad altri andamenti che ci procurano solo stress fisico e psichico.
Ma entrare in un bosco, fare la conoscenza delle sue creature a cominciare dagli alberi è quasi sempre, per fortuna, fonte di felicità, recupero dell’armonia, riattivazione dei cinque sensi (oltre che del sesto: lo stupore), della comprensione per gli altri e per sé, ovvero delle affinità elettive col Creato dentro e fuori di noi.
Come scrive Stefano Benni, “Niente è complicato, se ci cammini dentro. Il bosco visto dall’alto è una macchia impenetrabile, ma tu puoi conoscerlo albero per albero. La testa di un uomo è incomprensibile, finché non ti fermi ad ascoltarlo”.
Il celebre monaco Bernardo di Chiaravalle affermava: “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le foglie ti insegneranno cose che nessun maestro ti darà”.
Ecco perché prediligo i silenti boschi delle Dolomiti, dove la natura si sposa alla cultura e la bellezza alla sapienza. Merito anche di chi li gestisce in modo eccellente sotto il profilo sia ambientale che economico, garantendo le migliori pratiche ecosostenibili.
Guai, allora, a chi in nome di un presunto progresso distrugge i boschi e con essi la vita! Nella sua invettiva contro la guerra Jacques Prévert si esprimeva in questi termini: “Voi disboscate imbecilli / voi disboscate / Tutti i giovani alberi con la vecchia ascia / voi distruggete / Disboscate / imbecilli / voi disboscate / E gli annosi alberi con le loro radici / le loro vecchie dentiere / voi li conservate / E un cartello attaccate / Alberi del bene e del male / Alberi della Vittoria / Alberi della Libertà / E la foresta deserta appesta il vecchio bosco crepato / e partono gli uccelli / e voi restate là a cantare / Voi restate là / imbecilli / a cantare e a fare la parata”.