Gentryportofino e Laura Aparicio: ambientazioni naturalistiche
Ambientazioni che portano altrove, per godere della natura, per convincerci a voler salvare la bellezza del creato.
Il mediterraneo accoglie gli ospiti di Gentryportofino, nel Museo del Novecento trasformato in una limonaia intensamente profumata -gli alberi sono cariche di frutti-. Tutto richiama le coste della Liguria lì dove Portofino, il piccolo borgo di pescatori famoso nel mondo, si affaccia su una baia con le sue case, i suoi negozi esclusivi, i ristoranti dove gustare specialità di pesce, il Castello in alto, la piazzetta da cui ammirare le case colorate che si riflettono nel mare. In Liguria affonda le sue radici il marchio produttore -agli albori- di cachemire; poi si sposta nel mantovano quando il brand è rilevato dalla Olmar and Mirta di Giambattista Tirelli alla fine 2011. Dopo diversi anni di consolidamento, si presenta a Milano per la stagione A/I 2019-20 (cfr. Autunno chiama , si presenta ora per la sua seconda prova, P/E 2020 a MFW.
Portofino può ben essere il riferimento della collezione che appunto si svolge in un clima mediterraneo fatto di limoni e di richiami marittimi: le reti da pesca sembrano aver trovato il loro più elegante utilizzo nelle tuniche e macro maglie. Limitata la paletta che si muove tra i colori bianco, ocre, salvia, e i toni bruciati per gli abiti, che mantengono il clima mediterraneo e raffinato delle creazioni. I gioielli -collane, orecchini, bracciali-, ricordano le conchiglie e i colori delle pietre del mare e concorrono a riprodurre un clima marinaro, sereno e appagante come il mediterraneo ligure.
Per Laura Aparicio, ad ambientare le sue creazioni sono i tropici colombiani, lì dove fiorisce l’orchidea nelle sue innumerevoli varietà: fiore nazionale della Colombia che con il suo fascino esteticamente perfetto, possiede una bellezza ineguagliabile, che ben può rappresentare la raffinatezza, eleganza, armonia che presiedono il lavoro di chi fa moda. La stilista lo riproduce -con l’aiuto di suo padre artista- in un semplice profilo grafico talora con delicatezza sui tessuti più leggeri, talora in modo più accentuato su quelli più corposi: sempre con amore delicato a significare pieno attaccamento alla sua terra. Una prova più matura, dove permane chiara la sua cifra stilistica di un minimalismo classicheggiante, rispetto ai suoi primi passi sulla scena milanese. A accanto alle espressioni di un Made in Italy bello e ben fatto che interpreta con scioltezza con il suo lavoro accurato oltre che sensibile, Laura sa assimilare, senza stridenze, i suoi più cari riferimenti nativi: oltre le orchidee, le nappe tradizionali, i nastri premaman che arricciano le maniche e le scollature; i bijou, ancora ispirati alla collezione di famiglia fatta di esemplari della tradizione colombiana, sono accostati per contrasto a collane e bracciali in noci di Tagua il seme di una palma sudamericana somigliante all’avorio, utilizzato appunto per fare gioielli; piccole borse sono in fibre di mais intrecciato. (cfr. Il minimalismo colombiano di Laura Aparicio)
Tessuti puri, seta e cotoni, sono mescolati a frange, check,e disegni classici maschili come il gessato; a cui si aggiunge la rete da pesca ripensata in filati di lusso per i capi più seducenti e alla moda.