“Creative District” presenta il Made in Ungheria
Un salto in avanti per la V edizione di “Creative District” il progetto ideato da Antonio Falanga e Grazia Marino con la produzione e l’organizzazione di Spazio Margutta. Una intuizione interessante che ha portato fino ad ora a Roma stilisti emergenti dell’Alta Moda, italiani e stranieri, selezionati tra quelli che fanno della creatività, della ricerca dei materiali, della tradizione sartoriale, e artigianale la loro cifra stilistica. A monte un lavoro di scouting e poi l’offerta della tangibile opportunità di mostrare il loro lavoro in una manifestazione di una certa importanza come è Altaroma.
L’edizione presentata a gennaio 2020 nel calendario di “Altaroma In Town” dà un salto in avanti perché l’intento degli ideatori di “Creative District” sembra essere quello di una più aperta internazionalizzazione del format, volto a far conoscere le produzioni di moda di altri Paesi. «Il progetto, dichiara Antonio Falanga, nasce dall’intento di percorrere una nuova strada, rivolta alla promozione e all’internazionalizzazione dei mercati. Nelle precedenti edizioni abbiamo dato ampio spazio alla promozione di creativi Italiani, quest’anno ……si è aperta l’opportunità di creare un “format” di promozione esclusivo, rivolto ai creativi delle principali realtà europee e non solo».«Questa quinta Edizione del “Creative District” – dichiara a sua volta Grazia Marino – è un risultato importante ma non lo considero un traguardo, bensì una nuova tappa.”
Per Altaroma gennaio 2020, il progetto punta sul Made in Ungheria. Avvalendosi della collaborazione dell’Ambasciata d’Ungheria in Italia nonché della Camera di commercio e dell’industria di Budapest (Budapesti Kereskedelmi és Iparkamara) Antonio Falanga e Grazia Marino hanno portato nei saloni di Palazzo Falconieri in via Giulia, sede dell’Accademia ungherese a Roma, quattro fra le principali realtà imprenditoriali e creative del sistema moda ungherese, Szilas Rita, Pakamè, Orovica e Antony Design.
Al di là de risultato immediato della manifestazione e dell’impatto che le creazioni delle 4 stiliste ungheresi possano raggiungere sul mercato italiano o sul gusto di chi veste Made in Italy, l’intento di “Creative district” è da definirsi lodevole. Gli scambi culturali sono sempre arricchenti anche nella moda. Ed inoltre favorire la conoscenza di stilisti e brand di altri Paesi, non può che essere a favore del nostro Made in Italy, delle realtà giovani ed emergenti cui possono aprirsi le porte dei mercati dei Paesi ospitati a Roma.
Ma veniamo alle quattro stiliste presenti alla sfilata collettiva a Palazzo Falconieri . Quattro storie diverse, stili molto personali talvolta legati alla tradizione del Paese, talvolta vicino al gusto dell’Europa occidentale, talvolta originali fino all’eccesso.
La prima passerella è per Antony Design. La sua collezione “Something old, something new-Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo” utilizza i tradizionali ricami matyò della regione del Mataztgyyóföld, patrimonio culturale dell’Unesco interpretati con un stile contemporaneo. Il ricamo nasce dalla leggenda di una ragazza a cui fu chiesto di portare tutti i fiori dell’estate come riscatto per il suo ragazzo catturato dal diavolo; essendo inverno pensò allora di ricamare i fiori estivi coloratissimi sul suo grembiule. Da allora i giovani di quella regione portano abiti ricchi di colore. Non meraviglia quindi che i ricami si ripetano sugli abiti presentati dalla stilista, cosi come la pántlika, il popolare nastro ungherese, un omaggio chiaro alle tradizioni artigianali del suo Paese.
Pakamé, è il brand della designer Kata Páncsity; dallo stile essenziale, presenta abiti chic, eleganti, ben strutturati in alcuni parti, come le maniche dalla foggia rinascimentale dell’abito semplicissimo color rosa antico. Una paletta cromatica che va dal senape al fuxia, total black o bianco nero come nel bel completo con i pantaloni bianchi morbidissimi.
Orovica è una manager economista che ha deciso di seguire la sua passione ed è tornata a studiare moda presso la Mod’Art International Hungary, dove si è laureata stilista nel 2017. Uno stile ancora da conquistare, una costruzione dell’abito che varia dalla complessità dei tagli e delle sovrapposizioni, agli abiti lisci a tubo, aderenti dove solo le maniche si concedono un po’ di volume.
Rita Szilas ultima in passerella è riuscita a stupire con le sue creazioni. Produce borse e ha portato a Roma alcune delle sue stravaganti realizzazioni. Originali all’eccesso le sue creazioni prendono la forma di una vecchia macchina da scrivere, di un animale da portare a passeggio, della sagoma di un bus con tanto di ruote da trascinare per via, di un orologio ecc.