Gemme: un mondo di meraviglie tra moda e mercato. Le tendenze.
Sono ormai lontani i giorni in cui parlare di moda significava riferirsi solo all’abbigliamento. Oggi, quando conversiamo di “moda” o acquistiamo “moda”, è ad uno “stile di vita” complessivo che intendiamo guardare. Desideriamo, così, trasmettere una certa immagine a noi consona e psicologicamente gratificante anche a coloro con i quali veniamo in quotidiano contatto. Un simile atteggiamento è riscontrabile soprattutto nel campo della gioielleria, poiché facilmente intuiamo come qualsiasi prezioso ornamento sia sempre indossato anche per conferire luce e “valore” alla personalità individuale.
La sensazione di libertà che intimamente avvertiamo come necessaria, alla quale si correlano le esigenze di benessere, di autorealizzazione e di autodeterminazione, è un diritto fondamentale riconosciuto anche dalla moda attuale.
In tale ottica le gemme di colore rivestono un ruolo primario in quanto autentico veicolo di espressione delle singole personalità. E le tendenze nella gioielleria, di conseguenza, rispecchiano queste istanze imprescindibili. L’effetto è rappresentato da un maggior impiego di pietre colorate, monili di pratica vestibilità, accostamenti cromatici spesso arditi e comunque insoliti. E’ un dato significativo che dall’estate scorsa si sia verificato un vero e proprio boom del colore.
Gli zaffiri, che offrono una vasta gamma di toni blu, dal celeste più pallido all’azzurro notte più intenso passando per tinte pastellate, stanno conoscendo una nuova primavera. Pare che la domanda di mercato sia addirittura superiore all’offerta, a fronte di un incremento nelle vendite a due cifre, specialmente nelle misure da 0.50 carati a decrescere. Gli altri colori del corindone, in particolare il giallo ed il rosa nelle varie nuances, sono quasi raddoppiati nelle richieste, ormai nettamente superiori alle disponibilità e tuttavia in ulteriore aumento. E’ comprensibile come tale situazione di mercato comporti una vistosa impennata dei prezzi alla fonte, che però rende finalmente giusto merito a gemme la cui rarità fino ad oggi non era sufficientemente riconosciuta.
I nuovi scenari di moda, di costumi sociali e di valori sopra descritti focalizzano naturalmente materiali sinora noti ed utilizzati solo da uno sparuto manipolo di esperti gioiellieri (si pensi, ad esempio, a tanzanite, granato tsavorite, granato spezzantina).
Poiché il pubblico, in virtù di quanto accennato, preferisce “vivacizzare”, oltre agli abiti, anche i gioielli, si ricorre all’uso di gemme delle più svariate tipologie, tali da soddisfare le molteplici esigenze di moda ed economiche.
Per quanto attiene alle pietre definibili “classiche”, vale a dire smeraldi, zaffiri e rubini, la forbice tra materiali di alta qualità e quelli più commerciali si sta divaricando sensibilmente con un incremento di stima per quelli di gamma elevata.
Per questi ultimi la domanda interna, così come a livello mondiale, ha cominciato la sua corsa al rialzo nell’ottobre scorso e non accenna tuttora a ridimensionarsi. Del resto, la rarità di simili prodotti è tale che una minima oscillazione della richiesta verso l’alto contribuisce a ridurne notevolmente la reperibilità.
Al momento, i prezzi al pubblico per gli smeraldi si presentano piuttosto stabili e, sebbene la domanda sia aumentata sensibilmente, la produzione e gli assortimenti sono in grado di soddisfare il mercato senza sostanziali problemi. In effetti, sia la Colombia, sia il Brasile, sia lo Zambia, continuano ad estrarne regolarmente. Comunque, le gemme di alta qualità si confermano rarissime.
I rubini, parimenti, non hanno subito incrementi di rilievo nei prezzi per le qualità medie e basse, soprattutto in virtù della stabilità produttiva di grezzo proveniente da Myanmar (ex-Birmania) e dal Kenia. I rubini thailandesi e cambogiani, invece, hanno fatto registrare quotazioni sostenute a causa della scarsità di materiale disponibile.
Le gemme qualitativamente superiori ed oltre i 2 carati di peso si attestano su valori sostenuti con progressivi incrementi di valore percentuali. Per quanto concerne gli zaffiri, bisogna ulteriormente ribadire e puntualizzare che i Paesi produttori non sembrano poter offrire al momento pietre di alta qualità in misura adeguata a soddisfare la domanda complessiva. Le qualità medie, pur essendo reperibili, difficilmente riescono a rispondere a tutte le richieste di un mercato sempre più peculiare, frammentato ed esigente sia per tonalità che per forme, sia per dimensioni che per tagli. Tuttavia, la produzione di grezzo di provenienza thailandese risulta costante ed i prezzi ragionevolmente fermi, mentre per lo Sri Lanka non si può pretendere la medesima regolarità. D’altro canto, le nuove miniere scoperte in Madagascar forniscono materiale pregevole e di buoni colori, ma raramente le gemme tagliate da questi grezzi superano i 4 carati.
Infine, un discorso analogo può ripetersi per gli zaffiri cambogiani, mentre Birmania e Kashmir restano per il momento produttori episodici.