Fantastico Dior nel paese dei tarocchi
Dopo averci portato, lo scorso anno, in un bosco incantato popolato di ninfe, questa volta Maria Grazia Chiuri ci conduce nel mondo altrettanto fatato dei tarocchi che tanto appassionavano il suo maestro ispiratore Christian Dior. E lo fa con una rilettura estetica originale e con la complicità registica del grande Matteo Garrone, sempre più a suo agio nel mondo della moda e sempre più affiatato con la stilista italiana prestata alla Francia.
In effetti Garrone ha costruito con gli abiti sontuosi della collezione haute couture primavera-estate 2021, che sembrano dipinti rinascimentali, una storia filmica di intrigante charme, fuori dal tempo e mitopoietica, destinata ad un pubblico digitale internazionale sensibile alle suggestioni dell’arte. Ma il prodigio visivo di Chiuri-Garrone, oltre che ispirarsi agli arcani maggiori dei tarocchi disegnati da Bonifacio Bembo nel ‘400 per i Visconti, evoca anche le vaghe atmosfere de “Il castello dei destini incrociati” di Italo Calvino.
Protagonista è qui per Dior una splendida ragazza, Agnese Claisse (figlia dell’attrice Laura Morante), che si aggira come novella Alice nel Paese delle Meraviglie nelle sale del castello di Sammezzano (Firenze) – un luogo “magico” che lascia senza fiato per la sua spettacolarità, fastoso e costellato di richiami esoterici – in cerca di una propria identità, alternando il suo io femminile (lunghi capelli biondi e un abito di pizzo bianco ricamato) a quello maschile (capelli corti e completo pantaloni nero). A guidarla nella sua perlustrazione (dell’ambiente e di se stessa) sono proprio le carte incarnatesi in ammalianti creature, l’ultima delle quali è la Morte, bellissima in questo caso e con indosso un abito da sogno. Anche la Luna, il Diavolo, il Matto, la Papessa, l’Imperatrice, la Giustizia (ridisegnati dall’illustratore romano Pietro Ruffo, artista da sempre molto caro alla Chiuri) indossano capi fiabeschi e preziosi come gioielli.
Ogni carta raffigurante un arcano è dunque una tappa, una prova esistenziale, che la ragazza deve affrontare per giungere alla fine del percorso a conoscersi, scoprendo chi è veramente.
Ma entriamo brevemente nel merito dei capi indossati dalla giovane Agnese e dalle altre affascinanti figure in cui si imbatte nel suo vagare all’interno del maniero: sono abiti emozionanti nella loro favola, realizzati con maestria artigianale dalle celebri “Petites Mains” della maison parigina, dalle tessiture ai pizzi, dagli intarsi ornamentali dipinti a mano ai velluti dorati con i segni zodiacali, dai jacquard trapunti di stelle alla cappa-scrigno con piume di diversi colori che diventano disegno in 3D (cappa che con l’annesso abito è un’apoteosi di organza e che incredibilmente simboleggia la Morte).
Straordinari i corpetti dei vestiti da sera che sembrano bassorilievi traforati, mentre trionfa la romantica silhouette d’antan in stile Impero. Non mancano comunque le sottane ampie, i pantaloni a vita alta e alla caviglia, le camicie con maniche leggere come aria, ma soprattutto tornano la classica Bar Jacket in versione androgina e le seducenti gonne see-through.
I colori sono astratti, inclini alle sfumature, in particolare il sabbia e il grigio Dior, che vengono declinati su tweed, cachemire, seta. Ma è l’oro a dominare su tutto, esprimendosi in nuance delicate e impalpabili. Graziosi i dettagli degli accessori come i gioielli per il capo e gli stivali color metallo con le tomaie traforate e finemente intrecciate.
Felicissima, in definitiva, la scelta di Chiuri-Garrone e della maison Dior di accostare gli abiti haute couture ai tarocchi rivisitati in chiave moderna, reinterpretandoli nel loro mero simbolismo visivo, in un gioco di grande fascino.
“Tu puoi usare questo gioco / per rendere le persone / più vigili e più meditative, / più responsabili per le loro vite” (Osho).