“Folle è l’uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto”
“Abbandona le grandi strade, prendi i sentieri” affermava Pitagora.
E il sentiero ci porta a Pugnano, una piccola frazione del Comune di San Giuliano Terme (PI). Più esattamente a Villa Roncioni dimora che fece da sfondo all’amore impossibile tra Ugo Foscolo e la giovanissima Isabella Roncioni. E proprio quelle mura che regalarono incontri di vagheggiamento nei primi dell”800 e oggi sede della Fondazione Cerratelli, ospitano anche gli abiti che furono di Romeo e Giulietta. Quel Romeo e Giulietta del maestro Franco Zeffirelli così travolgente da rimanere nell’immaginario collettivo la versione e la visione più verosimile dei due giovani amanti shakespeariani.
In ricordo di Floridia Benedettini capostipite della Fondazione Cerratelli scomparsa un anno fa, Villa Roncioni si presta come cornice storica per un allestimento privilegiato aperto al pubblico fino alla fine di novembre.
L’esposizione: “Romeo e Giulietta – 1968”, lo sguardo rivoluzionario di Franco Zeffirelli, ideata da Diego Fiorini, Direttore della Fondazione, ci fa rivivere appieno quell’amore assoluto e struggente tramutatosi in tragedia.
Una retrospettiva minuta nel suo complesso, ma davvero preziosissima.
L’ingresso ci accoglie in un buio tenebroso, denso di tensione emotiva. Di fronte, i costumi della scena del ballo di Romeo e Giulietta. E’ impressionante quanto ancora oggi quegli abiti siano vivi! Più si guarda e più il rosso carminio indossato dalla giovane Capuleti lancia un dardo in pieno petto. I costumi da Oscar di Danilo Donati e di proprietà della Fondazione, esprimono quella delicatezza nobile e quella sensibilità storica che si manifesta in tutta la raffinatezza degli stilemi e del gusto cortese rinascimentale.
Quale copertina migliore se non una villa settecentesca che conserva ancora il suo originale fascino antico per riproporre al pubblico le visioni struggenti di Zeffirelli del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita.
Siamo sospesi nel tempo, sembra quasi di percepire i sussurri innamorati dei protagonisti, il frusciare del taffetta, il tintinnio delle perle e delle pietre, la pesantezza avvolgente dei velluti. Tutto ci parla.
La mostra è stata anche l’occasione per “sbirciare” tra le varie stanze affrescate che celano costumi che raccontano storie coinvolgenti ed intriganti. Abiti indossati da Maria Callas, Valentina Cortese, Carla Fracci, Liz Taylor e Anna Magnani; disegnati da De Chirico, Guttuso, Luzzati, Casorati, Anni. Tutti realizzati abilmente dai maestri artigiani della Sartoria Cerratelli.
Una donna lungimirante e dal grande carisma Floridia Benedettini che ha saputo e voluto raccogliere una delle più storiche, prestigiose e cospicue collezioni di costumi teatrali e cinematografici esistenti. Un formidabile patrimonio di ben oltre 25.000 costumi.
Lo stesso Zeffirelli – Presidente della Fondazione fino alla sua scomparsa – affermava che per celebrare i leggendari costumi dei Cerratelli non sarebbe bastato il tempo di una vita.
Una inusitata ricchezza quella del costume di scena che può e deve uscire dalla categoria del materiale di scena deperibile diventando oggetto d’arte, così come afferma Bruna Niccoli docente di storia del costume e della moda dell’Università di Pisa e collaboratore scientifico del progetto di ricerca di catalogazione e valorizzazione del fondo dei costumi teatrali della Fondazione.
E come non condividere questo pensiero. Fondazione Cerratelli non è solo un “luogo” di conservazione e di reminescenza storica. E’ qualcosa di più.
E’ memoria, è identità culturale: una eredità di saperi, di valori e di tradizioni che non devono essere dimenticati ma trasmessi. Una fonte di creatività dal valore inestimabile dove poter attingere e trarre ispirazione.
Proprio su questo stimolo da anni Diego Fiorini lavora con enti pubblici e privati per costruire “nuove visioni” oltre che un vero centro di ricerche aperto a contaminazioni, sovrapposizioni e collaborazioni tra arte e moda.
E’ innegabile che la moda e l’arte facciano lo stesso mestiere. Sovente si condizionano, si ispirano, si coinvolgono. Entrambe sono espressione di segni e simboli.
Relativamente a tali tematiche Fondazione Cerratelli da anni collabora con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con la professoressa Maria Teresa Zanola, direttrice dell’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche che vuole dare un impulso importante alla ricerca filologica, antropologica e culturale legata a queste “materie”. Un patrimonio creativo unico e prestigioso, in gran parte anche sconosciuto, che merita attenzione. La sua conservazione, catalogazione e divulgazione sono fondamentali, e Fondazioni come quella di Cerratelli che racchiude nel suo scrigno abiti straordinari e cimeli meravigliosi sono da elogiare con profondo entusiasmo.
Il nuovo Presidente della Fondazione, Monica Barni professore ordinario di Didattica delle Lingue Moderne presso l’Università per Stranieri di Siena, conferma l’impegno a preservare e rendere accessibile ad un sempre maggior numero di persone questo fantastico “documento di cultura materiale”.
Imore che ha come scopo quello di favorire lo sviluppo del senso critico ed estetico per promuovere una nuova cultura della moda, plaude a queste mirabili iniziative.