“E-Materica” la collezione di Martino Midali
“Amor vincit omnia” è il motto di Martino Midali per la P/E 2025.
Questa meravigliosa affermazione mutuata dalla decima egloga di Virgilio apre la sfilata di Martino Midali durante la MFW appena trascorsa.
Un’esplosione di movimento sulle note di una canzone di Mina messa in atto da danzatori de “La Compagnia Ormaslab” irrompe sotto il porticato della Corte di Palazzo Isimbardi con travolgente energia.
Ed è subito bellezza.
C’è già un forte messaggio in questa performance iniziale dove tre coppie -poco conta l’età o il sesso di appartenenza- veicolano il desiderio di superare barriere e nodi in nome del sentimento più universale al mondo.
Immaginiamo grande fermento nel backstage poiché si è saputo che, insieme alle indossatrici, sfileranno alcune “donne vere” che, mescolate garbatamente con le modelle professioniste, interpreteranno l’idea di uno stile reale e per tutte.
L’autenticità del corpo liberato da costrizioni e lacci.
La libertà di far sentire se stessa ogni donna aldilà dei canoni voluti sempre più da un mercato omologato.
La capacità di indagare su ciò che davvero occorre per far sì che si possa stare bene dentro un abito.
Questo l’intento di Martino Midali, incontrastato stilista che di tale principio ha fatto un’arte.
“E-Materica” il nome dato a questa collezione per l’estate prossima, un nome-manifesto volto a inneggiare all’emozione che essa suscita.
Subito con le prime uscite comprendiamo il “succo” di quel che vedremo.
Compaiono abiti impalpabili.
Sono simili a farfalle, a meduse, a tarassachi.
Sono quasi incolore, monocromatici…e trasmettono pace.
Sono sete, organze, trasparenze, goffrature.
Gli elementi naturali dei tessuti si fondono con quelli degli accessori spesso importanti e sempre perfettamente integrati al resto.
Ci sono chiarissimi richiami ai chiaroscuri della terra, della pietra, del ferro, del legno, dell’argilla come in un caleidoscopico ambiente essenziale (“Un paesaggio naturale da portare sulla pelle…”).
La trama delle stoffe invita ad accarezzarle per scoprirne la consistenza e gli effetti tridimensionali, dovuti alla spatolatura rigorosamente fatta a mano, creano quasi una gibigianna che scuote e colpisce come un lampo.
Ci si fa incantare dalle ampie bluse che, accostate ai fluidi pantaloni tono su tono o agli abiti a trapezio lunghi fino alle caviglie, simulano le aperture alari di grandi uccelli a caccia di libertà.
Ci si innamora della luminosità che enfatizza i dettagli e che rimanda a certi quadri di Joaquìn Sorolla dove le donne esprimono tutta la loro grazia e la loro abbacinante femminilità.
Si sorride piacevolmente nel notare i divertenti bermuda spuntare sotto avvolgenti casacche o gli eleganti panta-palazzo che sfiorano quasi il terreno senza che gli orli ne risentano.
Tutto è intercambiabile, portabile, adattabile.
Alla forma, all’occasione, al contesto.
Ogni pezzo è movimento, leggerezza, luce.
Un’eloquente armonia, vien da dire.
La passerella finale, sottolineata da applausi scroscianti e sinceri, mostra con chiarezza come la moda “pensata” possa essere democratica e aliena da patine o da sovrastrutture ridondanti.
Vedere donne autentiche nei panni -ça va sans dire- di donne solitamente irraggiungibili, conforta e apre orizzonti.
Sul finire, da un cielo inizialmente plumbeo e minaccioso spunta un inaspettato raggio di sole e tutte le donne di Martino Midali, allineate con lui sullo sfondo del cortile, offrono allo sguardo una sorta di tableau vivant che allieta e invita a sostare ancora un po’.
“Amor vincit omnia”, si era detto all’inizio.
Così facciamo ora ancor più nostro questo “assoluto” virgiliano e aggiungiamo a esso la sua parte ultima convinti nel confermare che “et nos cedamus amori”.