Stefano Dominella, presidente di AltaRoma
Dalla Maison di Gattinoni, racconta la differenza tra l’Alta Moda di Parigi e di Roma. Spiega il nuovo concetto di eleganza e ci indica le nuove icone del made in Italy. Le novità nel campo dello stile? “L’uso dei materiali sperimentali”. Conseguenze? “Siamo nella nuova era dell’ornamento. E l’ornamento non è solo qualcosa che brilla, ma la ricercatezza, i volumi, la lavorazione”. E l’eleganza oggi? “L’eleganza oggi è non essere di moda… Il trend è la riscoperta del vintage, l’assemblamento di pezzi…” Stefano Dominella, presidente di AltaRoma, 50 anni, 34 vissuti nella moda. E’ passato da Valentino a Mila SchÅ‘n e da 25 anni lavora per Gattinoni, l’atelier di haute couture di cui ora è presidente. Vuole difendere l’Alta Moda in Italia e lo fa organizzando un evento tutto romano che mette insieme maison storiche e giovani talenti, all’insegna dello stile.
Che dire di questa nuova edizione luglio 2005? C’è stata qualche polemica e perplessità da parte di alcuni a sfilare?“Sono molto soddisfatto. Abbiamo fatto passi da giganti in questi ultimi tre anni. Chi non ha avuto fiducia, perché reputava l’evento paludato, troppo in sordina, ha dovuto ricredersi. Abbiamo coinvolto dai giovani stilisti ai grandi. Penso all’attenzione di Costume Nazionale, Antonio Berardi. E a nomi come Alberta Ferretti, Francisco Rosas, ma anche Diesel nel gennaio scorso”.
AltaRoma è la risposta italiana a Parigi?
“Non c’entra niente. Quando presentai il progetto, ero ben lontano da Parigi. In Italia non esistono Maison come Chanel, Dior, Gaultier, Ghivenchy con tutto l’indotto consolidato di profumi e soprattutto accessori. Non si può neppure fare il raffronto”.
Che differenza c’è tra Italia e Francia?
“L’Alta Moda in Italia è espressione di un settore di moda, legata all’artigianalità, senza l’indotto che c’è in Francia. Gli abiti che sfilano, di alta sartoria, si devono vendere, sono fatti su misura. Anche il pubblico romano è diverso: molto più internazionale a Parigi”
AltaRoma si occupa di sperimentazione, ricerca. Lei sottolinea spesso il compito di laboratorio di nuove idee e fucina di nuovi talenti. Concretamente l’edizione luglio 2005 ha detto qualcosa di nuovo?
“E’ partito il concorso con Vogue. Per la prima volta un concorso internazionale che finanzia i giovani stilisti, la distribuzione del prodotto e la performance. Non dà targhe o coppe, ma finanziamenti e promozione su Vogue di nuovi nomi”
E le novità nel campo dello stile?
“L’uso dei materiali sperimentali. Le fibre pure si mescolano con i tessuti per dar vita a qualcosa di prezioso. Siamo nella nuova era dell’ornamento. E l’ornamento non è solo qualcosa che brilla, ma la ricercatezza, i volumi, la lavorazione. Penso alle sfilate di Francisco Rosas e Ettore Bilotta, giovani, ma con dieci anni di esperienza sul campo”.
Chi sono i nuovi talenti? Di cosa hanno bisogno per arrivare ad essere le nuove icone del Made in Italy?
“In un momento di crisi globale non nasceranno icone come Versace, Armani, Valentino. Siamo più sullo stile di Dolce e Gabbana. C’è un’impronta diversa per la globalità. Non esiste più la donna simbolo, ma tante donne e la moda è l’espressione di tante etnie, tanti modi di essere, tante personalità”.
Preferisce la donna sobria o barocca?
“La giusta miscela. La donna che sa cosa deve essere a seconda delle occasioni. E che capisce quando mettere qualche barocchismo in più. Amo la donna ironica”.
La vera eleganza cos’è per lei? Quando si è di moda si è eleganti o lo si è di più quando non si segue la moda?
“L’eleganza oggi è non essere di moda. Questo è un processo involutivo e ce ne dispiace. Il trend è la riscoperta del vintage, l’assemblamento di pezzi di stilisti diversi portati con non chalance. Le donne poi non vogliono essere troppo evidenti. Dipende comunque anche molto dai contesti sociali”.
Gattinoni ama lo stile francese. In scena in quest’edizione abbiamo visto Charlotte Corday, secondo Guillermo Mariotto, e altre donne protagoniste della storia d’Europa (Teresa d’Avila, Isabella d’Este, Caterina de’ Medici, Elisabetta I) La moda veste donne importanti o fa spettacolo?
“Escludo lo spettacolo puro e semplice. Sì allo spettacolo,ma solo se legato a una sana creatività. Per AltaRoma diamo un tema conduttore, per dare un’immagine unitaria che la caratterizza, evitando dispersioni (quest’anno la danza, a gennaio il denim). Che Gattinoni ami lo stile francese è vero: gli abiti sono icone e ci vuole l’occasione per indossarli. Non si indossano certo per fare shopping, anche perché essendo alta sartoria i costi sono altissimi, il target di conseguenza è elevato: principesse, registe, produttrici, star, mogli di politici e di diplomatici”.
Alcune clienti vip della maison Gattinoni?
“Gabriella di Savoia, Edvige Fenech”
Cosa consiglia a uno stilista giovane?
“Conoscere bene la personalità delle donne. Non affibbiare abiti da collezione a una donna che non c’entra nulla con quello stile. Quindi avere un colloquio con la donna che veste. Perché portare un abito con disinvoltura è sinonimo di eleganza”.
L’Italia ce la può fare a diventare simbolo dell’eleganza e dell’Alta Moda?
“Abbiamo una tradizione fatta di grandi donne. In Italia ad un certo punto della storia esistevano 22 corti. Vestirsi con gusto, ricercando le preziosità nei tessuti è una costante del nostro paese”