L’eleganza maschile a AltaRoma
Per la prima volta Altaroma guarda all’eleganza maschile e ha invitato importanti nomi italiani di altamoda maschile, da Napoli a Biella, Roma: Litrico, Rubinacci, Piattelli, Osvaldo Testa, Barbera. Una mostra degli abiti primavera estate 2007 disegnati dagli stilisti che hanno scritto la storia dell’eleganza maschile, vestendo attori statisti e finanzieri.
Eleganza, ma con discrezione. Così inizia Altaroma, al Museo Andersen: una mostra di abiti maschili che dialogano con statue bianche giganti.
“Proponiamo un’eleganza discreta – dice il giovanissimo Luca Litrico, erede della maison romana insieme al fratello Fabio – e intanto mostra un completo nero in seta misto lana. Molto chic e dedicata ai giovani questa collezione dai tagli perfetti. Giacche a un petto uno o due bottoni e revers con punte di lancia, doppi revers, tessuti ricercati misto lurex, raso smoking, velluto e raso e colori scuri, black grey, black blue e black black. Gli uomini chic hanno l’obbligo di essere perfetti nello stile. Lo dicono i giovani fratelli Litrico che per l’occasione hanno portato al Museo Andersen il loro abito “clou”, giapponese, con tessuto pregiato, lungo e rosso, decorato a mano. Tra classicissime giacche versione contemporanea, e cravatte un abito lungo con ori, colorato omaggio all’Oriente, a cui guarda l’altamoda romana.
Mariano Rubinacci, napoletano, che veste gli uomini della Finanza dalla Russia, dall’Australia, dal Libano e dall’India(vestì anche il più grande banchiere Lord Rothshild), si porta dentro la storia di Napoli, città abituata a corti e aristocrazia europea. Tra i suoi clienti Giorgio Napolitano. Faceva il look a Edoardo De Filippo e Vittorio De Sica. “La sartoria maschile – dice Rubinacci – non è soggetta alla moda”.
E lui consiglia a chi si rivolge a lui, anche quelli della boutique di Londra, di indossare quello che sta meglio. Attenzione alla persona, all’eleganza che per lui è naturalezza. “A De Filippo piaceva il marrone e io seguivo i suoi gusti”.
Tra i suoi segreti? Gli piace vedere l’abito appoggiato al corpo. Per questo acquista le stoffe inglesi “La stoffa non deve essere manipolata con la pressa, ma solo con il ferro per essere più morbida”.
Altro grande è Osvaldo Testa, che vestì Luchino Visconti. Il suo atelier era frequentato dagli uomini più eleganti: Romolo Valli, Vittorio Gassman, Tennessee William, Franco Zeffirelli, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi. Di Visconti dice: “Si lasciava consigliare. Al massimo ci diceva ho bisogno di un abito blu, grigio, non amava provare. Si fidava”.
Per la prossima stagione calda Osvlado Testa propone una giacca di lino bianco doppio petto. Il chiaro predomina nella sua collezione. Vuole recuperare l’eleganza maschile e lo fa partendo dal bianco “In questi anni la moda uomo è stata trascurata, forse perché i giovani vestono in modo meno formale”. Colpa dei punti di riferimento: gli sportivi e non gli uomini di finanza.
Anche se ribadisce: “Chi veste giubbotto e maglietta ha un’identità meno potente di chi veste formale”.
Testa punta sugli aggiornamenti dello stile classico. Negli anni 60 inventò la giacca destrutturata, negli anni 70 inventò giacche morbide sul corpo, e continua ad aggiornare lo stile con piccole variazioni. Revers delle giacche più stretti, giacche quasi pullover.
Bruno Piattelli ha già esposto i suoi lavori ai Musei, Al Victoria e Albert Museum e al Metropolitan di New York., vestì John Huston e Marcello Mastroianni che definisce “L’uomo più elegante nel vestire, nel portamento, nell’anima”.
Il suo motto è “La moda può essere elegante, ma l’eleganza è sempre di moda”.
E’ lo può ben dire lo stilista che ha lavorato per Orson Welles, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Jean Paul Belmondo, Zeffirelli, Visconti.
Per la collezione nuova, attenzione al passato e innovazione: “Cerco di modernizzare i modelli senza giungere al casual. Convinto che almeno due giorni la settimana ci si veste in modo diverso”.
Luciano Barbera,maestro di stile, che eredita il lanificio paterno, piemontese, di Biella, si avvicinò alla moda inglese nel dopoguerra e arrivò a vestire John John Kennedy. Il suo è uno stile internazionale. “Un bell’abito – dice – trasmette gioia, buon gusto e serenità”.
E lo paragona a un’armonia di un’opera musicale. “I miei abiti – continua – vivono con la persona che li indossa”.
Per il prossimo autunno inverno propone tessuti pettinati, ultraleggeri e flanella cardata in cashmere, grigio e marron glacé.
L’uomo elegante secondo lui non è vistoso, ma sobrio e armonico.