La moda etica di Paolo Errico
Paolo Errico è un giovane fashion designer, ma già affermato nel panorama della moda italiana. Nato a Genova nel 1975, vive e lavora a Milano. Ha iniziato la sua carriera collaborando per Calvin Klein e per Versace. Nel 2000 si unisce al Gruppo Ermenegildo Zegna dove crea parte delle collezioni Agnona; successivamente entra a far parte del Gruppo Roberto Cavalli per disegnare le collezioni femminili. Oggi è consulente per brand di lusso della moda.
Nel 2003 si laurea in Fashion Design presso L’Università di Urbino. Nello stesso anno lancia il suo marchio che prende il suo nome e presenta la prima collezione a Milano nel febbraio 2005.
Consigli ai giovani di passare un periodo in azienda?
“Certamente. E’ un’esperienza non teorica, ma pratica; si è in contatto con i macchinari, si seguono tutte le fasi del prodotto e ciò crea esperienza su come gestire in seguito una propria attività”
Ma torniamo alla tua personale esperienza.
“Solo dopo alcuni anni in azienda ho deciso di lanciare e sviluppare la mia linea ispirata alle forme geometriche primordiali: il cerchio, il triangolo e il quadro. Le mie collezioni sono create attraverso lo studio delle forme geometriche primordiali e la loro combinazione con il corpo umano. Il risultato è una moda multifunzionale.”
Noto che preferisci definirti designer piuttosto che stilista: spiegami il perché.
“Ho sempre avuto predilezione per il design e l’architettura. Vedo gli abiti come oggetti con anima propria, con vita propria. Credo che la persona abbia capacità di interagire con l’oggetto; nel caso dei miei abiti di poterli anche interpretare secondo il proprio gusto personale. Se l’abito è un oggetto di design deve essere polifunzionale. Passando dal piatto al tridimensionale, quindi dal quadrato al cubo, dal cerchio alla sfera e così via, un oggetto come una maglia può essere in grado di trasformarsi in una gonna o in un pantalone.”
L’identità del tuo marchio?
“Definirei l’identità del mio marchio come una moda che non passa nel tempo; non una moda di moda. Il capo è concepito come un oggetto di design atemporale: i miei abiti infatti non sono legati a tutti i costi alle stagionalità, all’età o alla forma del corpo delle donne che gli indosseranno. Li definirei dei classici moderni; la dimensione è quella del timeless e dell’under statement.
Lo interrompiamo per fargli notare che ciò che dice contravviene al fatto che la moda deve essere passeggera e il discorso si sposta sul tema dell’eleganza
“Eleganza…! L’oggetto elegante è per me quello che ha in sè bellezza, colore o non colore, armonia. La moda di moda è un modo di abbinare le cose, un modo di viverla. La moda a priori vive di tempi e di effimero, di cose veloci che passano. Per me non deve essere così, forse è una pretesa alta… ….
L’eleganza è data dall’armonia tra tante cose. Ciò che viene considerato oggi elegante ha certamente una connotazione classica. Per me elegante è saper essere sempre a proprio agio con naturalezza, dovunque e con chiunque ci si trovi.. Perché l’eleganza non sta solo nell’abbigliamento, ma anche nei gesti e nel pensiero, perché l’eleganza del pensiero influenza quello che indossi.
Un’icona di eleganza? Di oggi come del passato.
“Sono state sicuramente icone di eleganza estreme nel loro tempo la Callas e Jacqueline Kennedy. Non riesco a dare nomi di icone di eleganza oggi nel cinema e nella televisione ; preferisco pensare ad una donna fuori del circuito che passa inosservata.”
Hai però bisogno di definire un tuo target: quale tipo di donna vuoi vestire?
“E’ una donna che sa mettere in discussione se stessa, interpretare e reinterpretare anno dopo anno quello che ha nell’armadio. E’ una donna senza età e senza volto e quindi senza razza. La moda e’un modo per esprime se stessa e quindi distinguersi.”
Nel futuro ci vestiremo come vorremo o il mondo del fashion marcherà ancora il look?
“L’auspicabile è che ci vestiremo come vorremo, mescolando oggetti, culture e mondi; passando dal fashion allo street e viceversa. A mio parere si dovrebbe dare un valore vero agli oggetti e alle persone ; dovremmo insomma tutti avere più senso etico. E specialmente , non solo per l’alta moda, si dovrebbe lavorare per un prê-a-porter di qualità. “.
Oggi -in tempo di crisi- si parla molto del consumatore, si dice che bisogna essere attenti alle sue necessità. Secondo te come inciderà sulla creatività del designer?
“Il consumatore ha sempre inciso sulla creatività; il designer e’colui che coglie gli stimoli dalla natura, dalla citta’, dalle persone, e da cio’che lo circonda e lo reinterpreta attraverso il suo punto di vista. Posso dire che i più forti input provengono da chi non segue la moda, da chi sta fuori dalla massa, da chi si differenzia e da chi e’sempre e comunque se stesso,”
Parliamo di valori, quelli che vorrebbe trasmettere con il suo lavoro. Non può mancare il riferimento al tema etico. L’ Ethical Fashion, ci conferma il nostro interlocutore, è il nuovo e giusto senso della moda; dar lavoro ai paesi più poveri con utilizzo di materiali, fibre e coloranti biologici prodotti in paesi in via di sviluppo. ” E’ questo un valore difficile -dice-, perché lavorare in questi termini ha costi più alti e questo può non essere percepito dal consumatore finale. Etica significa però anche ridare valore culturale al mondo della moda, dare il vero valore alle cose. Etica significa usare la moda non solo per abbellirsi e per apparire, ma per essere realmente se stessi.”
Guardiamo al futuro. Quale è il sogno nel cassetto?
“Sono sicuramente due che corrono in binari paralleli, il primo è far crescere ancor di più il mio marchio commercialmente ed il secondo è prendere in mano a livello di direzione artistica un marchio storico potendolo reinventare mentre ne vengono mantenuti i valori base. A livello umano mi piacerebbe che la globalizzazione di cui si parla in questo nostro mondo fosse una globalizzazione non solo commerciale, ma umana, di valori”.
Ci siamo dati come prossimo appuntamento le sfilate di settembre, per parlare della sua collezione primavera estate 2010.