Emporio Armani: un uomo per tutte le stagioni
Che dedizione allo sport e interesse per la moda fossero ormai caratteri genetici dell’uomo contemporaneo si sapeva, ma Armani ha voluto ricordarcelo. La sfilata si apre con un disinvolto volteggiar di biker in pedana, e si conclude nello stesso modo. Velato (?) messaggio: be fit (voi però non lo fate, a meno di non essere campioni del mondo).
Nel mezzo, una lunga successione di pezzi basici in una palette cromatica equilibratissima nel bilanciare i porpora con i grigi antracite, gli arancione e i rossi ipervitaminici con i blu e i neri. C’è un dichiarato interesse per tutte le sfumature del ghiaccio, a tentare almeno con la scelta dei colori di evocare correnti gelide in queste estati sempre più torride. La divisione è netta: di qua il lavoro, di là il weekend.
Ad ognuno il suo guardaroba. Composto il primo da una nutrita presenza di gilet, completi gessati e asciutte giacche monopetto in lana light e cotone, il secondo da t-shirt di jersey, giubbotti e bermuda stretch. Facile, no? I primi dal taglio perfetto e definito, accompagnati da pantaloni con piccole pinces e risvolti, i secondi innovativi nella ricerca: dal parka in lana termosaldata (perfetti anche all’interno) alla giacca di rete tecnica a punta spillo contrastante (come una cravatta) fino ai pullover in fettucce di pelle lavorate a maglia.
I confini non ci sono più. Né quelli generazionali (vedi l’orologio a cipolla di nonnesca memoria ritornato ad essere oggetto cool) né quelli spaziali: siamo interconnessi con tutto il mondo, ed è proprio questo che ci porta a volere un’identità forte e riconoscibile.