Tanga
Nel 1972, durante una festa sulla spiaggia Ipanema di Rio de Janeiro, Rose di Primo, una ragazza brasiliana di origini italiane, tagliuzzò il suo costume per farsi notare. La leggenda fa corrispondere quest’aneddoto proprio con la nascita del tanga, che era, quindi, originariamente un costume da bagno costituito da due minuscoli coriandoli sui capezzoli e da una striscia che permette di sgambare la mutandina.
L’esibizione di questa giovane ebbe molto successo e iniziò così la fortunata diffusione di quest’indumento, soprattutto sulle sabbie carioca. Si dice che, tuttavia, qualche anno dopo, Rose si sia pentita ed entrata in un convento.
Questo particolare termine “tanga”, cui le nostre orecchie sono ormai abituate, deriva da un ornamento in ceramica tipico della cultura Marajò del Brasile Settentrionale, ancora usato da alcune tribù: la sua parte anteriore è costituita da una placca triangolare, tenuta sospesa da una corda passante per due fori praticati lungo la base, mentre il fianco è formato da una cordicella. Oggi, con tale nome s’indica soltanto la mutandina che, però, è spesso confusa con il perizoma, altro tipo d’intimo sgambato o no e così stretto dietro da avere solo una sottile striscia di stoffa. Il tanga è, inoltre, utilizzato dalle donne sotto gli indumenti a vita bassa, poiché è più difficile vederne i bordi, o come parte inferiore di un costume, perché facilita un’abbronzatura più estesa.
Nel 1995, Tom Ford in qualità direttore creativo di Gucci propose, anche, una versione del tanga per uomini.