A proposito di MIKE: un ricordo e un suggerimento di stile
Vorremmo dire anche noi una parola sulla morte di Mike Bongiorno, avvenimento che ha creato non poche polemiche sulla spettacolarità del tutto.
Coloro che hanno voluto vedere un’esagerazione nella divulgazione di tutto ciò che concerneva la sua vita, la sua carriera, la sua famiglia – tenuta peraltro sempre discretamente fuori dalle quinte -, crediamo non si siano chiesti, semplicemente, banalmente, il perché ciò sia avvenuto. Io ho cercato di farlo.
Sono figlia di quegli anni in cui le famiglie si riunivano, si cercavano, condividevano momenti di vita con naturalezza e senza troppi snobismi e sono proprio nata all’alba di un venerdì, dopo una serata trascorsa dai miei davanti a Lascia o raddoppia ?, con quei dolcetti e liquorini fatti in casa che, offerti agli amici, corroboravano gli animi oltre che soddisfare la gola.
Più avanti, adolescente, con mio padre gareggiavo davanti a Rischiatutto per indovinare le risposte prima che i concorrenti potessero dare le loro. Tante ragazzine, ora, chiuse nei loro solipsistici passatempi, ne riderebbero. Povere! Peggio per loro!
Ricordi legati a momenti come questi, piccole memorie personali quasi rimosse, simili ad alberi abbattuti improvvisamente davanti a casa che mai prima avevi considerato, ma che facevano parte della vita quotidiana e che dunque, d’improvviso, chissà come, rimpiangi, credo siano tra i tanti motivi che hanno fatto scattare in molte, moltissime persone una reazione così plateale, così corale.
Meccanismi della mente!!!
E’ così raro, in un mondo così povero di stile come il nostro, trovare un filo conduttore di coerenza, di rettitudine, di amorevolezza nei rapporti che susciti interesse o per lo meno curiosità in più generazioni, trasversalmente.
Perché??
Forse che ne abbiamo davvero bisogno, visto il dilagare della spersonalizzazione delle relazioni sociali?
Forse che il rimpianto di un sano e normale svago scacciapensieri sia il segreto per tirarsi fuori da qualcosa che non ci piace più e che ci isola?
Forse.
Oppure ha colpito quel sentire, nelle parole ripetute durante tutti questi giorni, l’onestà di pensiero e quel garbo vagamente “old fashion” che decisamente emergevano e catturavano l’attenzione.
Ci si è voluti stupire di tutto quell’affetto dimostrato che invece non è altro che la restituzione di ciò che lui ha sempre, inconsapevolmente o meno, dato.
Molte volte, come un tradizionalissimo boomerang, torna ciò che si è lanciato; spesso è automatico, quasi irrazionale, ma, se ciò accade, significa che qualcosa di autentico esiste, al di là delle interpretazioni e delle letture in chiave esageratamente psico-analitica o intellettuale.
Puntare il dito gratuitamente pare sia uno sport sempre più di moda.
Ma, arriviamo al nocciolo.
La nostra rubrica di stile ha tratto umilmente un altro insegnamento e ho dunque un desiderio di testimoniare ciò.
Casualmente ho sentito un’intervista fatta ad una nota cantante a cui veniva chiesto un ricordo legato a Mike. Ebbene, è emerso che, visto che il suo primo incontro con il presentatore era legato ad un provino per una trasmissione radiofonica, lei si fosse stupita alla domanda su cosa avrebbe indossato quella sera per la prima puntata.
“Che importanza ha ? Siamo alla radio !”. “No – questa la contro-risposta di Mike – tu ora vai a casa, ti metti un abito elegante, ti trucchi, ti pettini, indossi un sorriso e poi registriamo, perché noi dobbiamo rispettare il nostro pubblico, anche se non ci vede”.
Eleganza come dignità, dunque, come modus vivendi, come educazione interiore, non solamente per abbellire, per migliorare, o per mostrare e mostrarsi.
Se questo non è stile !!!!!!