A tutto colore!
“Il maestro dei fiori stampatissimi… aristocraticizza anche i fiori di campo, adopera, pensa, si muove in un ideale di universo fiorito… nessuna via di mezzo. Il semplicissimo, il nulla-vestito-di-niente, o preziosismi alessandrini, squisitezze che si avvolgono su se stesse a spirale”. Così un sorprendente Dino Buzzati nell’inedito ruolo di giornalista di moda scriveva nel 1963 sul “Corriere della Sera” a proposito del mondo a colori di Ken Scott, lo stilista americano di nascita e milanese d’adozione che negli anni ‘60 e ‘70 seppe rivoluzionare gli standard dell’epoca, concependo un uso innovativo delle tinte vivaci e degli accostamenti cromatici. Il suo gusto divenne così un’espressione di fantasia assoluta, modernità, originalità, declinate in peonie, rose, papaveri, girasoli, petunie, intrecci vegetali, animal print e frutti esotici, stampati su camicie, foulard, beach-jama, bikini, chemisier, così come su borse, valigie, tessuti, scarpe, cappelli, ornamenti, occhiali, biancheria per la casa, ceramiche, porcellane, arredi e complementi, piastrelle, tappeti, profumi.
A questo gioioso, straordinario “giardiniere della moda” dalla personalità poliedrica, amatissimo dal jet set internazionale e dagli intellettuali, il Museo del Bijou di Casalmaggiore (CR) dedica la mostra “A Tutto Colore! L’Universo fiorito di Ken Scott tra Moda e Gioiello” (dal 21 Aprile al 10 Giugno), realizzata in collaborazione con la Fondazione Ken Scott di Milano, che attraverso i gioielli e non solo narra l’affascinante microcosmo creativo e coloristico di George Kenneth Scott, in arte Ken Scott.
Per i suoi abiti frizzanti, gioiosi e giocosi, indossati dalle donne più eleganti del mondo, a cominciare da Audrey Hepburn, lo stilista pensava a gioielli grandi e variopinti (che potessero corredare in modo coerente le sue stampe simpatiche e irriverenti), per cui scelse di collaborare con i più grandi nomi della bigiotteria italiana degli anni ’60 e ’70, tra i quali l’azienda milanese Coppola & Toppo, la designer romana Luciana De Reutern, la maestra fiorentina dei bijoux in acrilico e resina Angela Caputi. Artista-artigiano in vari campi (fu anche pittore e attento grafico, che amava curare personalmente la comunicazione dei suoi eventi progettando brochure, inviti, locandine, manifesti, ecc.), Scott fu anche il primo nel mondo della moda a fondare a Milano, nel 1969, il ristorante “Eats and Drinks”, arredandolo secondo la sua verve.
Con oltre 300 oggetti esposti la mostra di Casalmaggiore (curata da Bianca Cappello, storica e critica del Gioiello, e Samuele Magri, storico dell’Arte e della Moda) racconta per la prima volta nel mondo l’arte di Ken Scott attraverso un’importante selezione degli splendidi ed inediti gioielli sartoriali realizzati per le sue spettacolari e stupefacenti sfilate che lasciavano il pubblico senza fiato. A fare da cornice al bagliore e al colore dei bijoux in esposizione ci sono i tessuti stampati, i foulard e gli abiti abbinati agli ornamenti, che trascinano idealmente i visitatori nell’Universo Fiorito di Ken Scott e nella sua Primavera dell’Anima.
Scoperto nel 1944 da Peggy Guggenheim, spirito irrequieto e bohémien come lui, lo stilista iniziò a disegnare pattern floreali su tessuti in Francia per poi trasferirsi nel 1955 a Milano, dove con Vittorio Fiorazzo fondò l’azienda Falconetto, produttrice di parati per l’arredamento dalle tinte accese. Fu solo nel 1962 che, usando il suo nome, egli decise di creare linee di moda caratterizzate da un rigoglio di fiori e colori stampati. La sua eredità artistica, fatta di quell’idea del colore e dello stampato, continuano a vivere grazie alla Ken Scott Foundation, da lui ideata nel 1989, che custodisce e utilizza il materiale dell’archivio storico.