Addio a Carla Fendi, la felicità del bello
Si definiva “mecenate del bello”, convinta che la cultura a fin di bene potesse costituire la più alta ragione d’essere. Si è spenta il 19 Giugno scorso a Roma la stilista Carla Fendi, 80 anni, che insieme alle quattro sorelle Paola, Franca, Anna e Alda aveva reso la maison di famiglia (fondata dai genitori nel 1925, oggi nell’orbita societaria del colosso francese LVMH) un fenomeno mondiale del fashion system, fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana.
Così, dopo Laura Biagiotti, Krizia, Micol Fontana, la nostra moda perde un’altra grande protagonista, da annoverare tra quanti contribuirono maggiormente a costruire il mito del made in Italy.
Presidente Onorario del gruppo Fendi, Carla con le sorelle seppe portare al successo internazionale il marchio, con la conquista un mercato dopo l’altro, avvalendosi della collaborazione dei più validi designer, a cominciare dal geniale Karl Lagerfeld, che da una vita è direttore creativo del brand romano. Entrata nell’azienda alla fine degli anni Cinquanta, la Signora spaziò per competenza dall’amministrazione alla produzione, dalle vendite alla progettazione, ma amò particolarmente occuparsi di comunicazione, facendone una delle leve vincenti per penetrare nel difficile mercato americano già negli anni ’60. Prestò sempre un’attenzione speciale all’organizzazione di eventi sotto l’egida dell’etichetta Fendi, ispirando performance entrate nella storia della moda e del costume.
E a proposito di eventi, è doveroso citare subito il Festival di Spoleto del maestro Giancarlo Menotti, con cui Carla stabilì un connubio inossidabile sino alla fine. Basta menzionare i diversi interventi di restauro e messa a norma del Teatro Caio Melisso, di cui lei fece letteralmente omaggio al centro umbro, per i valori etici ed estetici che esso incarnava con la sua manifestazione di respiro universale, dedicata ai “due mondi” e oltre.
Qui vogliamo appunto ricordarla, oltre che come stilista e imprenditrice di talento, anche e soprattutto come intelligente e generosa patrona delle arti, grazie alla sua Fondazione nata giusto dieci anni fa per offrire contributo e assistenza a iniziative, istituzioni e persone ai fini della conservazione dei beni e valori culturali di un tempo, in ottica di garantirne la continuità e l’ulteriore sviluppo nel futuro. Tale organismo (destinato a sopravviverle, se Dio vuole) si muove principalmente nei campi dell’arte, della musica, della letteratura, del cinema, della moda, dell’ambiente e del sociale, e comunque in tutti i settori in cui maturano gli stessi interessi culturali.
“Con questo spirito – si legge nella missione dell’ente – la Fondazione promuove eventi allo scopo di preservare eccellenze artistiche del passato e di promuovere personalità emergenti. Supporta progetti nell’ambito della difesa ambientale finalizzati allo sviluppo e alla difesa dell’Ambiente. Sostiene inoltre la pubblicazione di opere letterarie, opere d’arte e libri finalizzati a far conoscere e divulgare la cultura”. La Fondazione Carla Fendi agisce mediante sponsorizzazioni, borse di studio, donazioni; partecipa ed eroga supporto economico e non alle attività di quanti si fanno portatori e interpreti dei medesimi ideali volti al bene comune. Va altresì sottolineato che essa opera senza fini di lucro e senza obiettivi di pubblicità a vantaggio di alcun prodotto. Sono “operazioni di puro mecenatismo – puntualizzava la stilista filantropa – non sponsorizzazioni”.
La Fondazione ha anche istituito un premio che ha immediatamente guadagnato notevole prestigio internazionale (nel 2016 è stato assegnato al direttore d’orchestra Antonio Pappano). Ci piace inoltre ricordare che dal 2010 essa sostiene attivamente l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. E poi ha reso possibile, in occasione del Natale 2015, la creazione del presepe ideato da Giosetta Fioroni nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, la chiesa romana dove continua la tradizione, inaugurata negli anni Cinquanta, di coinvolgere gli artisti nella realizzazione di opere sacre.
“Credo molto all’importanza e al valore della bellezza come cultura e formazione – aveva dichiarato Carla Fendi in un’intervista di qualche anno fa, confessando la genesi della sua vocazione liberale e della sua passione “illuministica” – Nella mia esperienza di vita e di lavoro mi sono nutrita di bellezze estetiche, come costume ed evoluzione del sociale. Poi, questo rispetto per il bello l’ho dedicato alle bellezze artistiche che ci circondano: il bello come cultura e la cultura come linfa vitale. E come felicità, perché solleva lo spirito, è ossigeno in un mondo che ci travolge quotidianamente. Questo è il mio credo, e in questo metto tutte le mie energie”.
Grazie, Signora Carla!