Addio alla mamma delle Top Model
La sua vita fu una lunga passerella di moda percorsa a passi agili ed eleganti. Ma, lungi dall’esserla, fu lei a creare il mito della modella, o meglio della top-model. Pochi giorni fa se n’è andata a 92 anni, nella New York in cui era nata, Eileen Ford, che insieme al marito Jerry aveva fondato nell’immediato dopoguerra l’omonima agenzia di moda, divenuta una delle più importanti al mondo, se non la numero uno, con filiali anche in Europa.
A lei sono debitrici di fama e successo top di epoche diverse come Christy Turlington, Naomi Campbell, Rachel Hunter, Brooke Shields, Candice Bergen, Ali MacGraw, Jean Shrimpton, Lauren Hutton, Twiggy, Elle MacPherson, Jerry Hall, Christie Brinkley, Rene Russo, Kim Basinger, Janice Dickinson, Karen Graham, Susan Blakely, Cindy Crawford, Renée Simonsen, Carol Alt, Linda Evangelista, alcune delle quali avviatesi poi ad una carriera cinematografica brillante.
Eileen Ford fu molto di più di una talent scout di buon occhio, essendo dotata di un “sesto senso” capace di farle scoprire e valorizzare le ragazze dotate di quel “quid” che ne avrebbe fatto delle icone di femminilità. In effetti, le voleva belle sì e con le misure giuste, ma soprattutto con “il fuoco negli occhi”, con la forza di attrazione e il carisma delle star.
E’ a lei che si deve la trasformazione dell’attività del “posare&sfilare” in vero e proprio mestiere riconosciuto professionalmente, mediaticamente, economicamente. Così seppe creare un mercato per “supermodelle” in grado di esigere compensi da decine di migliaia di dollari per un paio di uscite in passerella.
Il talento della Ford consisteva anche (e specialmente) nell’educare le “sue” ragazze con lezioni di etichetta e di stile, gestendo l’agenzia come se fosse un convento o un collegio per signorine. Non a caso Eileen divenne famosa ovunque per il piglio manageriale con il quale proteggeva le giovani indossatrici in un mondo di “squali”, facendo sì che non finissero vittima di potenziali sfruttatori sia dal punto di vista personale e sessuale sia nel lavoro, insistendo sull’importanza di osservare un codice deontologico tanto per le modelle quanto per i clienti.
Alcune ragazze si erano persino trasferite a vivere con lei in una residenza nell’ Upper East Side, per poi passare tutte insieme nella sua casa di vacanza a Quogue, nel Long Island, dove nei fine settimana Eileen si faceva aiutare da loro nel giardinaggio: “Devono rendermi conto del loro tempo”, confidò a “Forbes” nel 1984: “Mangiare con me, a tavola, tutte le sere. Non voglio certo dover dire a una mamma che non so dov’è sua figlia alle due di notte”.
Ricevette sempre migliaia di lettere e di visite ogni anno da parte di aspiranti top, ma – come lei stessa raccontò con piglio choosy – “forse solo 4 o 5 sono veramente in gamba”.
Protagonista delle riviste fashion più prestigiose con i suoi modelli e modelle, autrice di alcuni libri tra cui una biografia, fondatrice del beauty contest “Ford Models Supermodel of the World”, amica di grandi fotografi e stilisti, insignita di diversi premi, la poliedrica Eileen rimase attiva sino ad età avanzata, finchè nel 2007 non decise di vendere la sua storica Ford Modeling Agency a Stone Tower Equity Partners.
In Usa la storia di Eileen Ford è stata narrata su vari giornali, libri e anche sul piccolo e grande schermo. Lei stessa è apparsa nel film “Scratch the Surface” del 1997, in diversi documentari e servizi, nonché in alcuni profili di modelle da lei lanciate come la Shields e la Brinkley.
Roberta Bernstein su “Time” l’ha descritta così: “Eileen Ford, part pit bull, part den mother, and all business, helped shape what women looked like and how they dressed for nearly a half a century”.