Addio ANGEL
Non si limitò a creare moda con i suoi abiti glamour, ma la moda la analizzò anche da un punto di vista estetico e concettuale, pubblicando alcuni libri. E come se non bastasse, volle anche dirigere alcuni spettacoli musicali e collaborare con il Cirque du Soleil per lo show Zumanity. Ma Thierry Mugler, lo stilista-artista francese scomparso pochi giorni fa a 73 anni, fu soprattutto un sensibile fotografo e un grande profumiere (almeno venti sono le sue fragranze più note, tra cui il successo olfattivo planetario di Angel, uno dei 5 più venduti al mondo).
Le sue sfilate furono sempre eventi spettacolari, veri trionfi di luci, suoni, colori – non a caso era solito ripetere con spirito da performer: “Ho sempre pensato che la moda non bastasse da sola e che dovesse essere mostrata nel suo ambiente musicale e teatrale” – all’insegna di un’onirica visionarietà, spesso eccessiva, ma sempre con un rigore che definirei liturgico e wagneriano, al fine di fare teatro, stupire, incantare, narrare una femminilità diversa, un po’ muscolare e futuristica.
I capi geometrici di Mugler, con i loro volumi possenti trionfanti negli anni ’80, ci appaiono oggi all’insegna di una fisicità idealizzata e mitizzata in sommo grado, che glorifica corpi in cui ogni curva è un ornamento naturale in un contesto bionico: il tutto esaltato da ampie spalle, vita da vespa, tacchi da vertigine, makeup pesante per far emergere i tratti del viso e con essi la personalità forte delle modelle, di cui cercò sempre di valorizzare la bellezza e il fascino interiore oltre alla sensualità della silhouette.
Mugler, salutista e bodybuilder, ad un certo punto abbandonò la carriera di fashion designer – l’azienda era fallita nel 2002 – per dedicarsi ai costumi teatrali (celebri quelli sontuosi disegnati per una storica edizione del Macbeth al festival di Avignone nel 1985), l’editoria, la fotografia e la palestra estrema, arrivando a sottoporsi ad alcuni interventi massicci di chirurgia plastica. Nel 1992 fu inoltre chiamato a dirigere il video musicale di George Michael Too Funky, in cui scorreva un suo défilé.
Nel 2010 Nicola Formichetti diventò direttore creativo del marchio Mugler, rilanciato poi nel settore dell’abbigliamento. Attualmente la linea Thierry Mugler Couture così come i profumi, i capi di pelletteria, gli occhiali da sole e la gioielleria vengono prodotti su licenza.
Tante le star che hanno amato la potenza creativa del creatore francese, tra cui Beyoncé, Nicole Kidman, Katy Perry, Bella Hadid, David Bowie, Cindy Crawford, Rihanna, Sharon Stone, Diana Ross (a cui chiese di sfilare per lui e fu la prima volta che una cantante diva si esibì in passerella per il couturier), Kim Kardashan e tanti altri.
La vita di Thierry Mugler era iniziata a Strasburgo con il sogno di arrivare a Parigi e sfondare nel mondo della moda. In effetti nella capitale francese cominciò lavorare nel 1970 come vetrinista e tre anni dopo poté già lanciare la prima linea di abbigliamento Café de Paris, per poi fondare il suo brand nel 1975. Il suo stile sin dagli esordi risentiva della passione per la cultura pop, il cinema, la natura, l’America, spaziando dalle auto degli anni Settanta ai film noir e addirittura al mondo degli insetti.
Lo stilista pubblicò due libri sulla moda e sulla fotografia, ispirati all’estetica della propaganda stalinista: Thierry Mugler (1988) e Fashion Fetish Fantasy (1998). Le fotografie, scattate da lui stesso, sono ambientate nel parco dell’Esposizione delle conquiste dell’economia popolare di Mosca (oggi Centro Panrusso delle Esposizioni); quella più famosa riprende una modella e un modello sotto il monumento che riproduce la celebre scultura con falce e martello de “L’operaio e la kolchoziana” (kolchoziana intesa come contadina del kolchoz) della scultrice Vera Mukhina.
Una curiosità onnivora la sua, un interesse ossessivo per tutto ciò che è creazione al servizio della forma. Da tramutare in concreta sostanza.
Addio Angel, addio alla tua capacità visionaria di immaginare un altro mondo!