Addio labbrosaure, benvenute donne!
All’inizio il must era avere un seno da pin-up (ha fatto scuola la burrosa Pamela Anderson nei rutilanti anni ‘80… per la quale sorgeva il sospetto di problemi di equilibrio, tanta fuit), che ha indotto stuoli di ragazzine a farsi regalare dai genitori, per il diciottesimo compleanno, un petto maggiorato. Poi la parte anatomica clou è diventata la bocca, con labbra formato magnum, efficacemente soprannominate “a canotto”, protagoniste della scena anatomica anni ‘90 (chi non ricorda – con orrore, aggiungo – il pre e il post gonfiaggio di Meg Ryan o di Melanie Griffith, per non dire di un ex sex symbol virile come Mickey Rourke?). Il Terzo Millennio si è aperto con la moda del “nasino” (alla Demi Moore) e delle iniezioni di botulino (Nicole Kidman docet, quasi sfigurata dalle “punturine” del gommista, pardon del chirurgo), magistralmente rappresentate nel film premio Oscar “La grande bellezza” (impressionanti le scene dei botox-party alla romana).
Oggi tutte in coro a recitare il mea culpa spargendosi di cenere il capo (e le dolenti protesi), ovvero a farsi togliere qualche taglia di qua e farsi sgonfiare di là (Cameron Diaz docet). D’altro canto, l’ineffabile pop-star Madonna ha sempre dichiarato sibillina dall’alto del suo trono mass-mediatico: «Non sono contraria alla chirurgia estetica, sono contraria a parlarne».
Il fatto è che adesso sono le celebrities per prime a “ribellarsi” agli imperativi estetici dominanti, invitando tutte le donne ad accettarsi al naturale. Tant’è che la “titanica” (di suo) Kate Winslet ha fondato l’Anti-Cosmetic Surgery League, in bella compagnia di Emma Thompson e Rachel Weisz. Parrebbe di assistere ad una sorta di mutamento antropologico, che prima si è fatto strada silente sull’onda di un avvertito bisogno di ritorno alla natura e in seguito, complice anche la crisi economica, è esploso… come una protesi di silicone in aereo.
E così ovunque sui media impazzano luminari della dermatologia ed esperti vari che spiegano come si possa essere belle senza bisturi, grazie a cosmetici e trattamenti mini-invasivi che rispettano l’identità personale. Si moltiplicano libri (“La chirurgia non serve più” della dottoressa Dvora Ancona ha fatto da apripista in Italia), corsi e laboratori di medicina estetica, pubblicità di strumenti all’avanguardia in grado di togliere macchie, riempire vuoti, cancellare le rughe del collo, restituire tono alle braccia cadenti. Quindi largo a laser, radiofrequenze, acido ialuronico, acido polilattico, acido ferulico per il peeling e filler vari. Il nuovo vocabolario della bellezza comprende nomi come Cryolab, Blue-Mixer, W-Oxygen, New Golden, Environ, Skin Power, Skin Tonify therapy… Tutto per stare meglio e non ritrovarsi con un’altra faccia!
Oggi la parola d’ordine sembra essere diventata “rigenerazione”, per cui la stessa chirurgia non punta più a mutilare e asportare, ma a stimolare, integrare, restituire i volumi giusti (e sottolineo giusti). Come ha commentato il sociologo Enrico Finzi: «Siamo passati dalla seduzione all’auto-seduzione». In sostanza, è profondamente cambiato l’approccio all’estetica: mentre prima le donne volevano “quella” bocca o “quel” naso, ora vogliono che il medico le aiuti a scoprire il meglio di se stesse.
Finalmente!