Agnona. Da Stefano Pilati una collezione “senza stagione”
Tradizione e innovazione.
Attendibilità e creatività.
Un grande marchio e un grande stilista.
Possono nascere scintille, quando queste “coppie” si incontrano.
E possono scaturire “creature” meravigliose.
Agnona, collezione ZERO, per esempio. “Seasonless”, perché trasversale al massimo.
Subito fruibile. Subito indossabile.
Subito da giudicare. Subito da acquistare.
Tessuti pregevoli, come giustamente era da aspettarsi. Modellature imprevedibili, come giustamente era da sperarsi.
Tutto è armonioso. Le fantasie, i colori, le forme.
Nella nuova boutique di via Sant’Andrea, a Milano, Stefano Pilati, neo-direttore creativo della famosa e solida azienda del gruppo Zegna, dà il via a un’avventura davvero straordinaria. La stagionalità viene stravolta e resa universale, nel segno di svariate possibilità.
Entrare in questo spazio -il cui allestimento temporaneo è stato voluto, studiato e pensato da Pilati stesso- è una vera e propria “esperienza”.
Ti giri da un lato e trovi una blusa di voile che richiama la stampa di un soprabito di cashmere double portabile nelle tiepide serate primaverili come in quelle fresche del primo autunno. Ti giri dall’altro e ritrovi il medesimo disegno in una scarpa in panno leggero o in un foulard di seta dall’intramontabile gusto rétro. Persino in una affascinante giacca/cappa giorno/sera di prezioso coccodrillo.
Ogni angolo è una scoperta che è insieme sorpresa e meraviglia.
La scelta delle tinte. L”incisività delle linee. L’alternanza delle vestibilità. La ricercatezza dei dettagli.
Evoluzione sempre in atto, in un eterno divenire. E rigorosamente “timeless”, quasi ad esprimere fiducia nel concetto del “per sempre”.
Costumi a dolcevita estremamente chic -da sfoggiare in ambienti termali particolarmente glamour-; occhiali creati con materiali in deciso contrasto -ma dall’effetto eccentrico e ironico-; motivi a quadri denominati “PALAKA” -che si ispirano al primo tessuto giapponese importato nelle Hawaii per realizzare indumenti per i surfisti- declinati in kid mohair mescolato con il cotone, in cashmere impalpabile, in cotone/seta raffinatissimo; colori delicati come il beige e il crema accostati a vivaci giallo/senape, a brillanti verde/malachite, a neutri terra/fango, a inconsueti blu/lapis, a romantici rosa/petunia……..
Il tutto prestato e dedicato a tutto. Abiti, gonne, giacche, maglie, pantaloni, accessori….
Funzione sempre a braccetto con originalità. E bellezza a vista.
Voglia di uscire dagli schemi -proprio come quel movimento artistico denominato “Gruppo Zero”, nato in Germania negli anni ’60 e così insofferente alle regole prestabilite e al “piattume” culturale dell’epoca (parte da qui l’ispirazione e la “partenza”)- e desiderio di rimanere comunque ancorati a una solidità rassicurante e necessaria.
Le premesse di un sicuro e meritato successo sono sicuramente già percepibili.
Basta osservare -tra gli astanti- l’espressione degli occhi che si posano sui capi, i gesti delle mani che si avvicinano alle stoffe, le movenze delle labbra che pronunciano parole di consenso…..