A/I 2016-17: evviva i talenti emergenti!
Due giovani stilisti, con la freschezza tipica di chi ha tanto da dire e da mostrare, hanno chiuso le sfilate della settimana della moda per il prossimo autunno/inverno 2016/17.
Nella grande passerella di Piazza Lina Bo Bardi, all’ombra del Fashion Hub Market -dove molti brand nuovi si sono resi visibili con le loro originali proposte-, Lucio Vanotti e -subito dopo- Piccione.Piccione hanno potuto farci vedere la forza dirompente delle loro collezioni.
Una sferzata di emozione e di elettricità, una ventata di ottimismo e di fiducia. “Chiudere” con le “promesse” è già una promessa, è “aprire” al “nuovo che verrà”. Proprio quel che serve al cuore e all’anima -e non solo della moda-.
Il simbolico ha sempre il suo “perché” e sempre trova modo di svelare i suoi significati a chi abbia desiderio di farli propri.
LUCIO VANOTTI
Lucio Vanotti, diplomato all’Istituto Marangoni di Milano e scelto lo scorso Gennaio da Giorgio Armani per sfilare nel suo “regno” (l’Armani/Teatro) in occasione della MMU 2016-17, ci ha evocato “architettoniche presenze” già dalla prima efebica modella uscita dal nero tendone……
Una pulizia di forme e di colori di spiccata decodificazione e di chiara traccia. Una ricerca pedissequa di linearità trasversale ai generi fatta con abile e garbata delicatezza, non con voluta trasgressione o “modaiola” ideologia (dunque “ante litteram” e intelligente). Una serietà intellettuale e colta trasmessa alle sue “creature” di stoffa, ora con volto ironico, ora con volto da assoluto purista.
Indicato da molti come una delle figure più interessanti e “moderniste” del palcoscenico della Moda, ci ha fatto intravvedere soluzioni poetiche -una sorta di incanto senza tempo- sul modo di vestire domani.
“Divise che si sottraggono al rumore dell’apparire”, ci suggerisce la presentazione cartacea del suo show.
Compare già tutta la filosofia del suo pensiero, in questa affermazione…..
C’è l’idea di una “caccia del bello” portata avanti con intento ascetico, purificato, ripulito. Banditi gli orpelli e le sovrastrutture, rimane l’essenza e il nucleo di essa.
In ogni “uscita” si capta quel che la sottende: la cura, l’introspezione, la funzionalità.
Le sue “divise” -spesso accomunate a quelle del tema militare- sono mirate e incisive e le sue “uniformi” richiamano al senso del dovere e alla “presenza pensosa dell’essere se stessi”.
Righe, monocromi, sovrapposizioni, sfaccettature, verticalizzazioni stratificate, asimmetrie: su maglie, abiti, pantaloni, cappotti.
Le maniche lunghissime -spesso fino a nascondere le mani- ricordano le interminabili braccia delle sculture di Giacometti e i completi pseudo/pigiama fanno immaginare i panorami leggeri e liberatori di certi quadri di Magritte.
Rilassatezza nella palette dei colori che spazia dal bianco totale -quasi angeliche le giovani indossatrici, diafane e minimali, nel portarlo- al nero lavagna accostato al blu, ai toni coccio e ruggine con inserimenti di salvia e beige freddo. Una tavolozza austera ma decisamente sufficiente per piacere moltissimo.
La scelta dei tessuti -velluto centorighe, popeline di cotone, garze di lana, felpa- è in magnifica e coerente sintonia con quel che ci si aspetta da un “rivoluzionario gentile” come lui.
PICCIONE.PICCIONE
Meraviglioso e quasi commovente il messaggio che Piccione.Piccione vuole trasmettere con la sua collezione per l’A/I 2016-17.
Questo giovanissimo ragazzo siciliano -molto bella quella incisiva reiterazione del suo cognome!-, vincitore, dopo il diploma allo IED di Roma, del concorso “Who is on Next?” nel 2014 e per la prima volta approdato alla MFW, è pieno di sogni. Sogni che però non tiene nascosti nei cassetti, ma che fa uscire da essi con una determinazione e una delicatezza tutte sue…….
Quel che si intuisce immediatamente è la sua passione per la parola “amore”. In attesa dell’inizio della sfilata, già la si trova scritta sul foglio appoggiato alle sedute: “Amor vincit omnia”. E il petto si solleva.
Grazie a questo preambolo, nell’attesa che tutto cominci, si ripensa alle Bucoliche di Virgilio, al Cupido del Caravaggio. E il petto respira ancor di più.
Ecco dunque arrivare le “fatate” indossatrici. Lievi, aeree, soffici. Un’ode al romanticismo e al sentimento che lo percorre.
L’immagine vagamente onirica di un uomo che vola appeso a un cuore di palloncini rossi -affiorano alla memoria anche certi dettagli dei quadri di Chagall!!-, il libro “Brida” di Paolo Coelho -a cui si ispira principalmente-, la tensione nel ricercare un luogo dove “….è l’amore che regna”. Tutto questo sta alla base della sua davvero seducente collezione.
L’idea dell’innalzarsi con leggerezza; l’idea di prendere spunto da un romanzo la cui protagonista racconta la propria intima esperienza di ricerca spirituale; l’idea di riferirsi a una città immaginaria e fantastica -forse c’è anche lo “zampino” di Italo Calvino nel suo bagaglio culturale!- dove poter vivere nel migliore dei modi e in perfetta relazione con gli altri……..
E trasferire -a trent’anni!- queste sue suggestioni sugli abiti…….
Che dire?
Che è ebbro di sana positività e di soave pragmatismo.
Cuori e fiori allora ovunque, nell’ultima “passeggiata” in calendario. Ricami e applicazioni “ad abundantiam”, in gioiosa e rutilante successione. Quasi a omaggiare gli affannati astanti con un pensiero adeguato, con un classico “finale in bellezza” dove il dare e il ricevere si fanno “unica cosa”.
Così le giacche si impreziosiscono e stimolano la fantasia, gli abitini si ornano e fluttuano, i pantaloni dal taglio vagamente maschile si ingentiliscono e acquistano grazia.
I contrasti sfumano come in una dissolvenza e giocano a creare un effetto ludico. I ruvidi panni corteggiano le impalpabili sete, i secchi tweed abbracciano i preziosi pizzi. Le piume alleggeriscono e divertono.
Su tutti i colori, è il rosa a trionfare: dal bubble all’aurora, dal fucsia allo shocking, dal peonia al geranio. Il rosso si accende, il bianco si mostra timidamente, il nero si fa largo appena appena. Le stampe vivaci dialogano con il resto e stupiscono per il loro inesauribile vocabolario.
Ed è di poche ore fa la notizia che Piccione.Piccione ha dato vita per il brand Silvian Heach a una capsule (venti pezzi circa) variegata composta da abiti, gonne e bluse dal sapore romantico realizzata in collaborazione con Verdiana Patacchini, pittrice contemporanea, lungimirante e visionaria.
Avanti così…..
Che questa gioventù, questa -per dirla con F. Scott Fitzgerald- “forma di pazzia chimica” ci illumini e ci faccia vedere chiaro con rinnovata convinzione.