Alla Scala va in scena Maria Callas
Maria la Divina, l’ineguagliabile, l’incommensurabile.
La Scala celebra Maria Callas a quarant’anni dalla scomparsa con una mostra che ricorda il suo periodo milanese dal 1950 al 1961 “Maria Callas in scena, gli anni alla Scala”. Un’esposizione di costumi, immagini e cimeli che racconta la vita artistica della cantante nel tempio della musica meneghino dove si trasformò in Divina. Un percorso narrativo che attraverso il costume illustra gli strumenti culturali, le collaborazioni e gli incontri artistici che contribuirono a farla diventare l’emblema della lirica di quegli anni, da LuchinoVisconti a Franco Zeffirelli.
Il racconto che accompagnerà l’esposizione vede in primo piano i costumi autentici di tutte le opere (tranne quelli di Traviata del 1959 che furono venduti allo Staatsoper di Vienna e poi di lì scomparsi in circostanze mai chiarite) che accompagnarono e incoronarono il Mito Callas, la dea dell’Olimpo che stravolse il modo della lirica.
Sete, broccati, velluti, passamanerie e ricami preziosi adagiati superbamente sui costumi che hanno contribuito a rivelare e proclamare l’icona del ‘bel canto’.
A Milano cominciò la parte più sfolgorante della carriera di Maria Callas.
Inaugurò la stagione lirica alla Scala nel dicembre del 1951 dove trionfò nel ruolo de La Duchessa Elena ne I vespri siciliani e da lì continuò a mietere grandi successi interpretando le più grandi eroine femminili della lirica anche in senso coreografico, imponendo un modello di recitazione fortemente intenso, dalla gestualità inquieta e suscettibile. Con lei canto e recitazione erano qualcosa di assolutamente integrato e perfettamente naturale. La sua voce dall’estensione e agilità straordinaria che coniugava un timbro unico a volume notevole, era capace di adeguarsi in pieno ai più disparati tipi di repertorio, tanto da indurre Bernstein a definirla “La Bibbia dell’opera lirica”. Mai Norma, Lady Macbeth, Leonora, Anna Bolena, Lucia di Lammermoor, Medea, Armida,Tosca o Violetta hanno avuto una interprete così espressiva e talentuosa, generosa e intensa, appassionata e vera.
La metamorfosi di Maria a Divina si concentra proprio a Milano. La ‘formazione milanese’ contribuì ad affinare il suo immenso talento aiutandola a modificare il canto in interpretazione intesa come vero gesto drammatico. La sua capacità di fraseggio unica, si perfezionò e si valorizzò con colore, sfumature e morbidezza raggiungendo livelli straordinari. Mutò anche il suo aspetto fisico. In due anni riuscì a perdere 36 chili regalandosi una silohuette da mannequin. Grazie ai consigli della sua sarta di fiducia, Biki, con la quale iniziò una collaborazione che andò poi al di là della semplice fornitura di abiti e che contribuì alla creazione del mito Callas, la trasformò in una donna sofisticata, raffinata e glamour.
I salotti milanesi e i ristoranti diventarono tutt’uno con il teatro spalancandole anche le porte dello star-system. Tuttavia Milano fu anche l’arena di contrasti e dissapori. Nulla le fu perdonato. Pagò i suoi trionfi e i suoi successi, il suo ruolo di essere la prima, l’unica, l’innovatrice. Donna piena di fascino, caparbia, amata, idolatrata, invidiata e odiata. La sua vita da rotocalco e la sua leggendaria storia di amore e gelosia che la legò indissolubilmente all’armatore greco Aristotele Onassis la illuminò e la spense per sempre. Di nessun’altra artista è rimasta nel tempo memoria così tenace.
Maria ancora oggi seduce, incanta e conquista attraverso la lirica. Personalità imponente e forte sulla scena quanto fragile e sensibile nella vita privata. Fama, onori e consensi, grandi amori – in realtà uno e uno soltanto –, e delusioni che la accompagnarono in solitudine fino alla fine. La mostra offre l’opportunità di conoscere attraverso i costumi di scena un personaggio straordinario e talentuoso ma soprattutto una donna intensa, appassionata e solitaria.
L’esposizione al Museo Teatrale alla Scala è aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2018.