Alta Moda a Teatro
“Il Teatro alla Moda. Costume di scena. Grandi Stilisti” rappresenta un eccezionale evento espositivo che riunisce per la prima volta, presso gli spazi del Museo della Fondazione Roma, le creazioni di alcuni dei più grandi stilisti italiani, realizzate per il Teatro, la Danza e l’Opera. Cento costumi originali, assieme a bozzetti, figurini e rari documentari video, sintetizzano il livello più alto raggiunto dall’interazione tra la Moda e l’Arte. La Moda trova la sua consacrazione come componente centrale della cultura contemporanea.
Dal 5 novembre al 5 dicembre 2010 “va in scena” a Roma l’haute couture, che diventa costume e chiave di lettura per la rappresentazione scenica. “”¦Non costringiamo personaggi e miti nella gabbia della tradizione” ha sintetizzato Gianni Versace, rendendo palese il senso di una collaborazione che crea un varco contemporaneo nella mise-en-scène: l’alta moda reinventa le vicende narrate oltre la ricostruzione filologica del costumista, imprimendo all’evento teatrale il marchio unico, il segno inconfondibile e il linguaggio preciso della griffe.
Dalla seconda metà dell’Ottocento creazioni di Charles Frederick Worth, Paul Poiret, Mariano Fortuny e Lucile irrompono sul palcoscenico. In principio fu soprattutto Gabrielle Chanel che nel 1924 disegnò i costumi de “Le Train Bleu”, rappresentazione ideata da Jean Cocteau e portata in scena dalla compagnia dei Balletti Russi. La mostra racconta il dialogo che si instaura fra la grande moda italiana e il teatro, soprattutto a partire dagli anni ’80. Illustra la passione delle sorelle Fendi e del direttore creativo della maison Karl Lagerfeld per l’opera lirica. È possibile ammirare il prezioso manto in pelliccia color rosa cipria indossato da Raina Kabaivanska, protagonista de “La Traviata” diretta da Mauro Bolognini nel 1984. Una cappa e una serie di giacconi in mongolia, un prezioso cappotto in marmotta, realizzati dalla prestigiosa maison romana per “La Fanciulla del West” di Giacomo Puccini, rappresentano vere e proprie “opere d’arte in pelliccia” . La mostra accoglie i costumi creati per la “Carmen”, portata in scena da Pier Luigi Pizzi nel 1986 all’Arena di Verona. Il mondo della gitana di Bizet è descritto da Fendi con stupefacente modernità, utilizzando una ricca palette cromatica: la danza, la passione, il movimento sono resi con costumi avvenieristici in tessuto jeans, impreziositi da inserti (fiori e pon pon) in pelliccia multicolore.
Lane e intrecci policromatici, pattern e stampe, che evocano territori e scenari lontani, divenendo segni artistici, contraddistinguono gli abiti realizzati da casa Missoni. Tessuti tartan caratterizzano in modo inconfondibile i costumi creati per la “Lucia di Lammermoor” di Donizetti, in scena al Teatro alla Scala nel 1983. Il percorso espositivo comprende il celebre costume scozzese, indossato da Luciano Pavarotti nel ruolo di Edgardo di Ravenswood. Righe, zig-zag e geometrie primitive, con riferimenti espliciti alla cultura Masai o Bantu, incontrano citazioni ispirate ai quadri di Klee, tracce della cultura metafisica, negli abiti realizzati per l’happening “Africa di Missoni”, portato in scena in occasione di Italia ’90.
Roberto Capucci veste le divine del bel canto. In esposizione gli abiti creati per Raina Kabaivanska, Katia Ricciarelli, Stefania Bonfadelli e Anna Caterina Antonacci. Nel 1986 nello scenario suggestivo dell’Arena di Verona andava in scena “Omaggio alla Callas”. 12 vestali sfilavano sulle note di “Casta Diva” dalla “Norma” di Bellini, accompagnando una splendida coreografia danzata da Carla Fracci e Gheorghe Iancu. Uno dei costumi realizzati da Capucci per le vestali, in totale 500 metri di taffetas bianco, argento e ghiaccio, spicca nel percorso della mostra, rappresentante di uno stile inconfondibile. Roberto Capucci è maestro indiscusso nell’arte della rappresentazione, conosce la valenza comunicativa dell’abito che raggiunge risultati esemplari attraverso le sue creazioni. Nel 2002 venivano presentati al Teatro San Carlo di Napoli due costumi realizzati per un nuovo “Capriccio” di Strauss; gli abiti del Maestro intessevano un potente dialogo estetico con le scenografie ideate da Arnaldo Pomodoro.
Dopo la creazione dell’abito-tunica bianco, indossato da Janis Martin nell'”Erwartung” di Schönberg al Teatro alla Scala nel 1980, Armani realizza adattamenti cromatici, per il teatro e per l’opera, di abiti creati per sfilare sulla passerella. La mostra accoglie l’eleganza firmata Giorgio Armani, in scena alla Royal Opera House di Londra nel gennaio del 1995, per “Così fan tutte” di Mozart. Lo spettacolo è stato presentato al Teatro dell’Opera di Roma il mese successivo. In un impianto scenico essenziale e astratto, basato sulla predominanza assoluta del bianco, si inserivano capi tratti dalla collezione primavera-estate ’95 di Emporio Armani: completi maschili tre pezzi, giacche con vita attillata senza collo o con collo alla coreana, camicie ampie e copricapi-berretto in maglia. Le donne indossavano pantaloni in raso o chiffon, giacche attillate, tuniche in georgette e in organza. Il grande stilista ha disegnato costumi per il musical e la danza: per “Bernstein Dances” di Neumeier, per “Tosca Amore Disperato” di Lucio Dalla. E’ esposta la spettacolare “Bata de cola” a balze, indossata in “Joaquin Cortes Show” del 2002, dal celebre ballerino di flamenco.
Va in scena sul palcoscenico eccezionale, costituito dalla mostra, l’universo lunare di Antonio Marras. Una foresta incantata popolata di personaggi caratterizzati da un look in stile vittoriano-dark: elfi eleganti come dandy, fate in abiti di tulle nero, creazioni fiabesche in garza bianca goffrata. I costumi sono stati creati per “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, diretto da Luca Ronconi e allestito al Piccolo Teatro di Milano nel 2008.
“Il Teatro alla Moda” non può esimersi dalla celebrazione degli abiti creati da Valentino per l’opera contemporanea in due atti “The Dream of Valentino”, presentata nel ’94 in prima mondiale al Kennedy Center di Washington DC. I modelli, basati sul costume settecentesco, sono realizzati in raso di seta o con broccati preziosi . Camice in crêpe de chine color crema, abbinate ad ampi pantaloni in velluto di seta nera, citano il film “Sangue e Arena”. Le raffinatissime Mise femminili in satin di seta, crêpe marocain, chiffon e lurex di chiffon traggono spunti estetici, linee e decorazioni dalla moda degli anni ’20.
Coveri è rappresentato dai colori sgargianti, che caratterizzano i costumi dei protagonisti de “Il Grande Gatsby”, in scena al Teatro alla Scala nel 2000. Ungaro è citato per il rapporto creativo che lo lega al Teatro San Carlo di Napoli, per il dialogo privilegiato instaurato con le maestranze, al fine di riportare nell’alta moda una dimensione più artigianale e creativa. Alberta Ferretti nel 2003 ha disegnato i 490 costumi per la “Carmen” di Bizet in scena a Roma alle Terme di Caracalla. Lo stile spagnolo veniva reinterpretato in chiave moderna, gli abiti erano ispirati alle collezioni Philosophy portate in passerella nel corso del 2001. Romeo Gigli disegnava nel 1995 i costumi per “Il flauto magico” di Mozart, rappresentato al Teatro Regio di Parma, distinguendosi per il gioco di intrecci fra i colori, le fogge surreali degli abiti, la capacità di portare in scena il tema della metamorfosi.
Conclude il percorso espositivo Gianni Versace, per il quale lavorare per il tetro era come “volare lontano dalla tradizione e dagli schemi per reinterpretare senza costrizioni personaggi e miti”. La maison Versace espone costumi eccezionali, tratti da una vastissima produzione, che esprimono il trionfo del gusto barocco in una accezione di pura teatralità seicentesca.
La mostra riunisce abiti realizzati per il balletto “Josephlegende” di Richard Strauss, in scena al Teatro alla Scala nel 1982, costumi ideati per il “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti e per il balletto “Dionysos” del coreografo Maurice Béjart, portati in scena nel 1984. Nel 1987 viene rappresentata alla Scala una stupefacente “Salomé” diretta da Bob Wilson. Il palcoscenico è invaso e conquistato da splendidi modelli, in un tripudio di velluto e taffetas, crêpe de chine di seta e organza, raso e cordoni di fili di seta. Le fogge anni ’40 rappresentano un tributo allo stile di Elsa Schiaparelli, maniche ispirate alla “˜Linea a Scatola’ rendono omaggio alla maestria sartoriale di Roberto Capucci. La regia operò uno sdoppiamento dei personaggi giocato su due piani: i cantanti indossavano modelli altamente scenografici, mimi e ballerini vestivano strutture che sintetizzavano lo spirito dei costumi principali. Nel 1989 la collaborazione con Bob Wilson si rinnova, il palco del Teatro alla Scala accoglie il “Doktor Faustus” e straordinarie combinazioni cromatiche, linee libere associate a segni grafici netti e arditi, abiti e copricapi scultura si ispirano all’universo artistico di Mirò.
“Il Teatro alla Moda. Costume di scena. Grandi Stilisti”, a cura di Massimiliano Cappella, è una mostra unica, un evento imperdibile per tutti gli amanti della Moda e dell’Arte, promosso da Altaroma, dalla Fondazione Roma e dai Musei Mazzucchelli di Brescia.