ALTAROMA 2.0: uno per tutti, tutti per uno
Calato il sipario sulla 27esima edizione di Altaroma, possiamo tentare un rapido bilancio, il quale non può che essere prudente, vista la lunga crisi alle spalle, ma che tende all’ottimismo. Ci induce a ben sperare soprattutto il fatto che per la prima volta, alla conferenza stampa di chiusura, insieme alla Presidente di Altaroma Silvia Venturini Fendi, fossero presenti “in perfetta letizia” anche il Presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa, l’amministratore delegato di Pitti Immagine Raffaello Napoleone e il Viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. Quest’ultimo ha assicurato che il Governo stanzierà 1,5 milioni di euro per Altaroma nel 2016 a fronte di un piano industriale basato “su progetti convincenti, nel segno del fare sistema tra le città della moda, Firenze, Roma e Milano”. “La sfida si vince solo facendo sistema”, ha chiosato Calenda.
Il Viceministro ha poi aggiunto: “Noi abbiamo il problema di avere una competitività naturale e quindi pensiamo che i problemi si risolvono per caduta. Ma non è così. O si lavora su un progetto perfetto o si chiude… Noi distribuiamo i vostri soldi, non i miei, solo per standard elevatissimi, se c’è coordinamento nazionale e se non c’è competizione tra le singole città”. Il politico comunque non ha risparmiato una critica al decoro urbano della Capitale, accennando all’argomento della contraffazione: “Se non si comincia a mandar via da Fontana di Trevi chi vende oggetti falsi, non si andrà mai da nessuna parte”.
“Un bell’inizio, vuol dire che si può cooperare perché il mercato globale non ci giudica come città singole, ma come sistema complessivo” ha commentato Capasa riguardo alla ritrovata coesione e unità d’intenti. Quindi la nuova password per la haute couture dell’Urbe, e per la moda italiana in generale, sembra essere divenuta: collaborare in modo continuativo e deciso. Era ora!
Venturini Fendi ha sottolineato d’altra parte che “la città, nonostante vicende istituzionali assai difficili e drammatici fatti di cronaca, ha vissuto 4 giorni da protagonista grazie alla moda, restituendo al mondo un’immagine sana, produttiva, creativa, colta e innovativa”.
Adesso per Roma in particolare la sfida futura è diventare baricentro dello scouting, di cui si è avuto un buon saggio nel concorso Who’s on Next? e nelle proposte delle scuole di moda, dei ragazzi dell’Accademia dei Sartori, dell’Altieri Moda e Arte e dell’Accademia delle Belle Arti, che hanno interpretato degnamente il loro ruolo nel calendario 2015 della kermesse.
Calendario che ha visto scendere in campo big assoluti come Valentino, il cui defilè in apertura della manifestazione ha suscitato molti “oh” di ammirazione, così come la mostra “Couture/Sculpture” di Azzedine Alaïa, gli abiti del quale sono stati accostati ad opere di Canova, Caravaggio e Bernini all’interno della Galleria Borghese.
Tessuti pregiati, creazioni sofisticate e applicazioni inaspettate all’insegna dell’alto di gamma: tutto questo si è visto sia da parte dei designer emergenti che delle maison storiche nelle sfilate romane, contornate da una serie di eventi esclusivi, la cui eco è risuonata su scala mondiale. E’ stato così certamente per Mirabilia Romae del succitato Valentino, un autentico fashion show delle meraviglie, omaggiato da star internazionali come Gwyneth Paltrow e Tilda Swinton e fatto di abiti raffinati e glamour, sobri e fluidi, nell’ambiente di Piazza Mignanelli dove si trova l’atelier dello stilista (e dei suoi epigoni Chiuri e Piccioni): qui si è materializzata un’epifania di capi evocativi della Roma classica, colorati di rosso intenso, oro e nero, incarnati in drappi di tessuti ricchi come il velluto, e poi mantelle, abiti-toga e sandali bassi da gladiatore.
Sempre coerente con la sua filosofia sartoriale sofisticata è apparso anche Renato Balestra, che ha presentato capi eleganti in una gamma cromatica spaziante tra i toni del grigio e del nero. Tra gli altri, hanno attirato i riflettori pure Raffaella Curiel, ispirata dai costumi di epoca elisabettiana, ed Ettore Bilotta, che con i suoi tessuti preziosi dalle trame floreali sui toni del rosso e del rosa ha voluto ossequiare un ideale di donna un po’ enigmatica, à la Klimt.
Un applauso collettivo, ma la vera partita comincia adesso e sarà vinta (o persa) da tutti insieme.