Anni “trenta”: la magia della sobrietà
Gli anni “trenta” furono anni complicati, faticosi e amari; anni di raccoglimento e riflessione, di resistenza e ricostituzione. L’America dovette affrontare le conseguenze del disastroso giovedì nero, giorno in cui la borsa di Wall Street crollò impietosamente, trascinando con se mezzo mondo economico nel giro di una notte.
In Europa, il contraccolpo statunitense si aggiunse alle furiose dittature di estrema destra. Lo sfarzo che aveva imperato sino ad allora lasciò il posto ad uno stile di vita più sobrio e modesto; un ritorno alla morigeratezza radicò nelle menti. Ostentare agi divenne arrogante, superbo e ferocemente démodé. Si predilesse una moda semplice, distinta, priva dei fasti di qualche anno addietro. Le riviste patinate dell’epoca, generosamente, pubblicavano cartamodelli ideati per consentire la confezione casalinga di abiti alle donne che non avevano possibilità di acceso alla couture.
In questo contesto storico-politico, la vita all’aria aperta, lo sport, e i lunghi periodi trascorsi in località di vacanza, rappresentarono per la classe ricca (imperturbata dagli stravolgimenti in atto nel mondo), lo stile di vita ordinario. Le località balneari più rinomate si trovavano in California e sulle coste francesi dove Gabrielle Chanel aprì, a Biarritz, una delle sue boutique. Per la pratica dello sci la località più in voga fu la “francese” Chamonix –Mont-Blanc.
La moda iniziò a rispondere alla domanda di linee idonee allo sport; enormi furono le produzioni di costumi da bagno, le cui dimensioni andarono riducendosi man mano che la loro domanda aumentò; si confezionarono i primi prendisole, i pigiama da spiaggia e le prime t-shirt. Per gli sport in montagna, vennero ideate le prime mise con pantalone da sci in sostituzione della gonna; modelli in jersey, seta, lana e velluto a coste debuttarono su candide piste innevate, scolpendo i corpi di provette sciatrici.
La tennista francese Suzanne Lenglen, lanciò i primi modelli per il tennis: gonne a pieghe lunghe al polpaccio abbinate a bluse, oppure abiti interi, modelli per lo più disegnati da Jean Patou, suo stilista preferito.
Fu proprio disegnando abbigliamento sportivo, che, la stilista Elsa Schiapparelli, donna ricca, colta, e avanguardista, iniziò la sua carriera. La Schiapparelli ebbe un approccio artistico, fondamentalmente surrealista, e sperimentale alla moda, tanto che virò la sua attenzione su tessuti e materiali sintetici, saggiò rayon e cellophane, lanciò l’utilizzo della chiusura lampo anche per gli abiti di haute couture; disegnò cassetti per tailleur al posto delle tasche, e posò una gallina accovacciata sull’apice di un cappellino per signora. Con lei, nacque il famoso “rosa Schiapparelli”, un rosa di tonalità molto accesa.
Ma come cambia la moda , rispetto al decennio precedente?
Come in tutti i periodi di crisi l’attenzione volge alla verità, all’essenziale, i pensieri si edulcorano e la mente diviene più indulgente…. così anche il corpo della donna torna ad avere linee più soavi, morbide e femminili. Il punto vita slitta al suo posto naturale: sopra al primo fianco, le spalle delle giacche si strutturano , gli orli delle gonne si allungano fin sotto al ginocchio, arrivando “a caviglia”; nelle mise di mezza sera. i capi spalla seguono tre tendenze: hanno maniche a kimono, tonde, oppure maniche a pagoda. Per la mattina una moda intelligente prende il sopravento: gli abiti, o i tailleur – gonna o pantalone-, sono volti a sottolineare una predilezione alla signorilità, invece che ad una sfrontata femminilità; i tessuti , morbidi e duttili, sono il jersey di lana e seta, e il tweed.
Il pomeriggio e la mezza sera, un trionfo di linee asimmetriche e stampe floreali ruba la scena alle più sobrie silhouette antimeridiane: abiti pieghettati solo da un lato; drappeggiati da un lato si e uno no; con una manica si e una no. Le spalle sono avvolte in corpose stole, giacche, o cappe in pelliccia, la “ volpe” è la prediletta di signore e signorine.
Per la sera, gli abiti, di nuovo lunghi, hanno linee fluttuanti, sofisticate e semplici: fiumi di satin in seta, georgette e chiffon accompagnano morbidi corpi di donna.
Un ‘attenzione meticolosa è data all’equilibrio delle vesti: se il corpetto è ricamato, la gonna è priva di ornamenti; se la parte inferiore è ricca, la parte superiore, di contro, è semplice. L’ampiezza della gonna può essere raccolta sul davanti, sul retro, o da un lato; la forma, oltre che scivolata, può essere a guaina e poi svasata sul fondo, oppure, attillata, e guarnita da elementi quali drappeggi e avvolgimenti.
La schiena, sovente nuda, è valorizzata con cascate di perle luminescenti.
Attrici come Greta Garbo e Marlene Dietrich, con il loro fascino sobrio, sofisticato, e lievemente mascolino, suggeriscono uno stile di rara raffinatezza, che ancor oggi, incanta e conquista.
La stilista francese Madame Madaleine Vionnet, inventerà in questo periodo un’ innovativa tecnica di lavorazione del tessuto: il taglio sbieco (realizzato in diagonale, a 45° rispetto al verso della trama e dell’ordito), che avrà il pregio di valorizzare al massimo la bellezza della silhouette femminile. L’eccellenza della couturier si espresse anche in altre importanti innovazioni: il drappeggio (ch’ella costruiva su manichini di misure ridotte, e , solo successivamente riproduceva in scale reale), il taglio circolare, lo spacco, e la scollatura all’americana.
Accanto ai grandi stilisti dell’epoca, spiccò un personaggio del tutto speciale: un entusiasta ciabattino che amava lavorare con le mani, e amava la magia che scaturisce da un lavoro eseguito a regola d’arte. A otto anni appena compiuti decise di diventare il più bravo calzolaio mai esistito, a 13, nell’androne di casa sua, aprì il primo laboratorio, si trasferì poi in America, rifiutò un lavoro in fabbrica e decise, assieme ai suoi fratelli, di fare da se. Diverrà, dapprima il “ciabattino di Hollywood” poi, il più grande maestro calzaturiero del secolo scorso: Salvatore Ferragamo, l’uomo che fece del dono che le sue mani ricevettero in dote, un servizio all’umanità. Proprio quest’anno, peraltro, è stata inaugurata al 357 di North Rodeo Drive (Beverly Hills, in California), una sua nuova boutique: uno spazio interamente ispirato al’Art Déco in quell’America che, dal 1923, decretò il suo successo planetario.
Gli anni trenta furono testimoni delle prime fotografie a colori; fotografi del calibro di Hoynegen-Heune, Man Ray , Horst P. Horst e Toni Frissel ( pioniere della foto in esterni con luce naturale) emergeranno e introdurranno nuove soluzioni per la pubblicità su carta patinata, spostando in avanti la lancetta verso la modernità. Modernità, che riconosce a questo periodo storico, ancor che austero, ancor che complicato, ancor che impegnativo, un fascino, una allure, una magia, una intrinseca armoniosità di rara e irripetibile bellezza.