Il mondo antico di Antonio Marras
Doppio registro per la collezione di Antonio Marras, che mette in gioco la sua creatività per costruire una collezione in alcune parti simbolica e che merita, per non essere fraintesa, i chiarimenti che lo stilista ha enunciato nel backstage. Allo stesso tempo, presenta riferimenti più quotidiani con outfit più portabili, dal mood comunque romantico o con reminiscenze alla Coco Chanel.
L’impressione generale, alla fine della sfilata, è di aver visto uno spettacolo dove tutto sa di “antico” e polveroso come il salotto o meglio il boudoir che compone la scena finale della sfilata (Marras riesce sempre a sorprendere i presenti con il quadro finale). Appaiono divani su cui sono languidamente sdraiate le modelle e cuscini e cuori rigonfi orlati di pizzo di carta, che si muovono verso il pubblico. Ma non possiamo dire il boudoir delle nostre nonne perchè l’atmosfera è un’altra. “Mi sono ispirato a due personaggi cinematografici contrastanti, Violet, la tenera protagonista di Pretty baby, e la seducente Salomè del film Storia d’amore e d’anarchia, ma con uno sguardo alle foto di Bellocq, ritrattista di prostitute negli anni ’20” .
Ecco le fonti di ispirazione da cui emerge una donna giovane, ancora fanciulla, ma dalla figura ambigua, romantica ma sensuale, fragile ma determinata, languida e sbarazzina allo stesso tempo, rétrò ma tanto contemporanea da portare scarpe altissime che rendono l’incedere insicuro. Ecco spiegata la scelta azzardata di portare in passerella – sono parole dello stilista – “trasparenze innocenti che svelano l’ intimo color carne, indossato da una donna fortemente determinata. Ovviamente nessuna allusione alle escort delle cronache”.
Ecco il doppio registro: trasparenze, veli nei colori pastello -verde, grigio, rosa, bianchi- dai toni leggerissimi che coprono la lingerie a vista -guaine e reggiseni- possono a loro volta essere coperti da spolverini e giacche bon ton in raso dagli stessi toni. Ma anche abiti più costruiti dove prevale il motivo delle righe marinare, in rosso o in blu, ma anche stampate con macropeonie.
I tessuti sono stratificati, sovrapposti; garze, crepe, pizzi doppiati, mischiati come lo shantung dell’abito e il pizzo della balza, incastrati tra di loro per costruire l’abito, arricchiti da ricami e da applicazioni; millerighe, chiffon lurex, jacquard e lini completano la gamma dei materiali.
I colori sono pastello: rosa, verdi, celesti, acqua marina, bianchi, tutti – come abbiamo detto – dall’aria antica, un po’ polverosi, ma anche rosso per le peonie e carta da zucchero.
Tra gli accessori, i cappelli: di foggia antica, dalle grandi falde con cascate di fiori applicati, oppure più piccoli in paglia con decoro in bianco nero, o una semplice acconciatura a fascia, ma arricchita da pietre o nastri. Collane costruite con fiori di stoffa, nastri, fili metallici o con perle e pietre che arricchiscono la leggerezza degli abiti più eterei, ma sottolineano l’aria rétrò della collezione.