Anversa, dove nasce il talento creativo
Se la città belga di Anversa è diventata in pochi anni una delle capitali europee del fashion, il merito è anche della sua prestigiosa Accademia della Moda, che ha formato alcuni dei più acclamati talenti creativi degli ultimi tempi, continuando a sfornare giovani leve di stilisti quanto mai preparati e brillanti. La scuola ha sede nel cuore della città fiamminga, all’interno del complesso ModeNatie, che ospita anche l’avveniristico Museo della Moda (MoMu), il dipartimento di moda della Royal Academy of Fine Arts e il Flanders Fashion Institute, fondato nel 1997 da Linda Lippa con l’obiettivo di creare una piattaforma ideale di incontro e confronto ad uso di studenti, designer, giornalisti, insider della moda tout court, con l’obiettivo ultimo di promuovere una vera cultura di moda che si nutre di sinergie tra arti e persone.
Solo per dare un’idea del potenziale creativo innescato da questo centro di Anversa, basti pensare che lì hanno mosso i primi passi i più geniali stilisti contemporanei, da Martin Margiela a Dries Van Noten, da Dirk Bikkembergs ad Ann Demeulemeester, da Walter Van Beirendonck a Wim Neels.
Non a caso in quel contesto sono fioriti i talenti dei celebri “Antwerp Six” (Marina Yee e Dirk Van Saene, oltre ai già citati Dries Van Noten, Dirk Bikkembergs, Ann Demeulemeester, Walter Van Beirendonck), divenuti un brand internazionale della nuova creatività. Diplomatisi all’Accademia della Moda di Anversa, i sei nel 1988 fecero il loro ingresso sulla scena internazionale in modo clamoroso portando in blocco le loro collezioni a Londra al British Bridal Show, subito accolti con toni entusiastici dalla stampa di settore. Le loro strade poi si separarono, conducendo ciascuno a carriere di successo (da sottolineare che il “New York Time” ha definito Dries Van Noten lo stilista più influente del mondo; Van Beirendonck è stato voluto dalla band degli U2 a disegnare i costumi del loro PopMart Tour e Bikkembergs è ormai considerato il punto di riferimento della “sport couture”).
Pur molto diversi per sensibilità e gusto estetico, questi stilisti sono accomunati da una solida formazione e da una fede assoluta nel valore della libertà, da applicarsi anche al corpo: di qui il rifiuto di realizzare look completi e la proposta di singoli pezzi da abbinare tra loro. Un certo minimalismo, una tendenza all’unisex, una voglia di recuperare l’antico per contaminarlo con le influenze etniche e gli input più innovativi delle arti visive, una ricerca su nuovi colori e forme, sono altri elementi che legano questi stilisti belgi emersi ed emergenti.
In effetti, all’alba del Terzo Millennio un’altra generazione di creativi è già decollata in grande stile dalle Fiandre per planare sulle passerelle di tutto il mondo: nomi come Véronique Branquinho, Christophe Broich, Stephan Schneider, Bruno Pieters, Bernard Wilhelm, Diane Von Furstenberg, Alexandra Verschureren, Lea Dickely, Josephus Thimister (già attivo presso le maison Chanel e Balenciaga), animati dal desiderio di imporre le loro fresche idee – che siano classiciste o distruttiviste in fatto di stile – ad un sistema fashion sempre più esigente in termini di cultura e novità.
Segnaliamo a chi intenda recarsi a Anversa nei prossimi giorni che al MoMu è in corso una mostra tutta dedicata alla maglia (fino al 14 Agosto): “Unravel: Knitwear in Fashion”, che mira a rappresentare i diversi ruoli che il tricot ha giocato nelle (r)evoluzioni della moda nel tempo. La rassegna presenta modelli di haute couture firmati, tra l’altro, da prestigiose griffe come Vivienne Westwood, Missoni, Sonia Rykiel, Ann Salens, accanto a nomi storici come Schiaparelli, Patou, Chanel, e pezzi d’avanguardia come Sandra Backlund, Martin Margiela, Mark Fast.